Le considerazioni degli aspiranti segretari comunali COA5

La riforma di Renzi: si ricorda degli amici ma si scorda dei concorsi

Proprio nelle settimane in cui si fa un gran parlare di riforma della P.A. e di valorizzazione del merito, delle competenze e della professionalità dei giovani, proprio mentre si parla di svecchiare la macchina pubblica e le sue lentissime dinamiche operative, 260 giovani laureati, vincitori di un concorso pubblico, bandito addirittura 5 anni fa, sono ancora in attesa di iniziare il loro percorso professionale nella pubblica amministrazione, “ostaggio” di pastoie burocratiche e di inaccettabili silenzi dei vertici ministeriali.

Si tratta del quinto corso-concorso COA V per segretario comunale bandito dall’ex AGES (ora Ministero dell’Interno), il cui bando fu pubblicato il 6 novembre 2009 con una procedura di selezione durata circa 5 anni e conclusasi solo il 10 gennaio 2014 con la pubblicazione della graduatoria definitiva dei 260 vincitori.

Nonostante i sacrifici e l’impegno profuso però, “l’odissea” dei vincitori non sembra ancora finita.

Infatti, il bando prevede che i 260 vincitori sostengano un ulteriore corso della durata di 12 mesi di cui 9 mesi di formazione in aula e 3 mesi di tirocinio presso un Comune. Al termine del corso vi sarà un’ulteriore selezione a seguito di esame orale per cui solo in 200 otterranno l’agognata iscrizione all’Albo.

L’iscrizione all’Albo, tra l’altro, non comporta un’automaticaassunzione a tempo indeterminato ma solo l’abilitazione necessaria per poter ottenere la nomina a segretario comunale da parte di un Sindaco. Per la prima nomina però si viene abilitati a svolgere le funzioni solo nei piccoli Comuni con popolazione inferiore a 3000 abitanti. Se entro 2 anni dall’iscrizione non si viene “prescelti” da un Sindaco, decade l’abilitazione e si viene cancellati dall’Albo, perdendo definitivamente ogni diritto.

Da gennaio i giovani concorsisti attendono di conoscere la data di inizio del corso di formazione necessario ad ottenere l’abilitazione congelando i propri progetti professionali rinunciando in alcuni casi ad intraprendere altri percorsi lavorativi o formativi ma soprattutto rinviando a data da destinarsi quelli familiari vivendo nella più totale incertezza, in primis economica.

Da gennaio 2014 però il Ministero si è chiuso nel più muto riserbo , circostanza inaccettabile per la P.A. di un Paese che voglia definirsi civile e rispettoso dei propri cittadini.

Questa situazione di stallo si è aggravata in seguito all’annunciata riforma della figura del segretario comunale che, dopo la paventata abolizione, sembra essere destinata a confluire nell’istituendo ruolo unico della dirigenza.

I contenuti della ipotesi di riforma del Governo ancora sono sconosciuti ma sia le organizzazioni sindacali di categoria sia numerosi amministratori locali si stanno battendo in queste settimane affinché non si mortifichi la professionalità del segretario comunale e si tuteli la specificità della figura, ad esempio istituendo all’interno del ruolo unico dirigenziale una sorta di sezione speciale che tenga conto della peculiarità della stessa e delle sue competenze.

Ciò che comunque dovrebbe restare un punto fermo delle trattative è che l’accesso al ruolo di segretario comunale debba avvenire tassativamente mediante un concorso pubblico escludendo qualsiasi ipotesi di accesso in carriera ai dirigenti esterni o comunque nominati “intuitu personae” privi di un percorso selettivo trasparente.

Nell’attesa, il Ministero dell’Interno ha ritenuto di non dare seguito ad un atto di gestione amministrativa ordinaria che nulla ha a che vedere con la riforma dello status di segretario.

E atto di gestione ordinaria è la calendarizzazione e lo svolgimento del corso di formazione, relativo ad una procedura concorsuale già conclusa, per il quale sono stati già stanziati diversi milioni di euro ( 6,2 mln !) e per il quale, si ripete, da ben 5 anni 260 giovani laureati fanno sacrifici di ogni sorta.

In questi mesi i vincitori del concorso, nel frattempo costituitisi in un gruppo spontaneo denominato “ComitatoCOAV”, hanno inviato numerose richieste formali agli enti competenti: Ministro dell’Interno, il Capo Dipartimento degli Affari Territoriali; i dirigenti responsabili dell’Albo

Anche il sindacato di categoria, l’UNSCP, ha inviato più solleciti al Ministero.

Finora purtroppo nessun riscontro è pervenuto, tutto tace in un irrispettoso quanto assordante silenzio !

Nell’indifferenza generale dei soggetti responsabili della gestione del corso, i vincitori hanno quindi lanciato numerosi appelli pubblici, inviando ulteriori note a tutta la deputazione nazionale (lettere inviate a tutti i membri di Camera e Senato) e scrivendo financo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

All’appello hanno risposto solo pochi onorevoli i quali hanno correttamente deciso di presentare delle interrogazioni a risposta scritta indirizzate al Ministro dell’Interno chiedendo chiarimenti sul mancato avvio del corso ma, ad oggi, nessuna risposta è stata ancora fornita dal vertice del dicastero!

Da 5 anni -che rischiano di diventare 6, 7 o molti di più – ai 260 giovani laureati e alle proprie famiglie, nonostante i sacrifici, le rinunce e gli studi interminabili cui si sono dovuti sottoporre, viene negato il diritto di pianificare la propria esistenza, di mettere in campo a disposizione della collettività le proprie competenze e le proprie energie che tanto farebbero bene alla tanto vituperata ed elefantiaca macchina amministrativa ma vengono svilite in una estenuante attesa, in barba all’obbligo di ricognizione delle procedure concorsuali previsto dalla legge 125/2013.

Nell’incalzarsi di dichiarazioni che vedono alternarsi ipotesi di abrogazione della figura del segretario-dirigente o di riforma dello stesso in termini non meglio definiti quello che è certo è il congelamento di fatto delle sorti e delle vite di 260 giovani ‘parcheggiate’ ormai da anni !

Senza un rapido avvio del corso di formazione e senza la conclusione dell’iter selettivo in parola, lo Stato italiano avrà buttato al vento milioni di euro, mentre 260 giovani laureati e le loro famiglie avranno buttato al vento 5 anni di studio e sacrifici.

Si vuol svecchiare la pubblica amministrazione ma si rischia nella pratica di far invecchiare i giovani professionisti che con il più trasparente e paritario metodo di selezione al momento esistente – il concorso pubblico – si sacrificano da anni per potervi accedere apportando il proprio contributo al miglioramento proprio Paese; si rischia di svilire proprio quelle giovani eccellenze che piuttosto che abbandonarlo hanno deciso di investirvi e di viverci con dignità.

Gli aspiranti segretari COA-V

 

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