Ma io faccio 
il tifo per il gufo

Ma io faccio 
il tifo per il gufo.

 

’immagine del gufo più volte usata dal primo ministro Renzi come simbolo della sfortuna, dell’auspicare il fallimento sembra aver avuto successo mediatico. Il gufo è un animale che ho sempre amato. Nascosto nei tronchi, invisibile tra le rovine, uccello di bosco e foreste, solitario, è diventato solo recentemente portatore di iella. Da sempre è invece simbolo di chiaroveggenza, visione. Ho visto persino un’associazione animalista intervenire per ristabilire la rispettabilità del gufo. Ma al di la delle ironie, se si ascrive al gufo il malessere del Paese, si rischia di riconoscergli la dote della previsione.

Io sono cresciuto in terra di tradizione contadina. Quando uccisero Antonio Bardellino il fondatore del clan dei Casalesi (che per molti non è mai morto visto che il cadavere non è mai stato trovato) alcuni contadini presero dei gufi e li crocifissero alle porte delle loro masserie. I poveri animali morirono soffrendo di stenti e paura, lanciando grida paurose. Questo era l’obiettivo dei contadini: spaventare le ombre con le loro urla. Ombre che la morte di Bardellino avrebbe portato sul territorio. Crocifiggere i gufi non servì, le urla non speventarono nessuno. E la mattanza arrivò.

Un paese dove nulla sembra possibile è un Paese infelice. E un Paese infelice genera odio verso tutto ciò che si realizza. Il meccanismo è semplice: se tutto va male, se il mio vicino fallisce, se sua moglie lo tradisce, se la città è colma di debiti, questo non mi genera spavento, non comprendo che l’altrui infelicità è la mia infelicità ma, al contrario, mi sento meno “sbagliato”. Se tutto è uno schifo non sono io in errore, io che non riesco nella vita, ma sono tutti così. Augurarsi manette per tutti, inchieste su ogni singolo politico, è la vendetta di un Paese cha ha visto le istituzioni inabissarsi nella corruzione, nel trasformismo, perdendo ogni autorevolezza.

Tutto questo genera ora un moto conservatore che valuta chiunque riesca ad ottenere qualcosa come sospetto. Se hai successo sei corrotto, se sei un politico sei corrotto, se vai in tv sei un venduto. Un meccanismo che serve a tenere a bada l’ansia che nasce dall’impossibilità di realizzarsi nelle più semplici e basiche delle cose: una casa, un lavoro, un’aspirazione. Tutto deve andar male perché in questo modo è la dimostrazione che avevamo ragione. Conosco questo sentimento.

La risposta a questo è l’azione, l’impegno, il ragionamento. Renzi però non può liquidare un disagio come fosse solo tifo negativo, una sorta di collettiva iattura. È vero che esiste un giornalismo che si nutre della ricerca dello scandalo, del cercare l’ombra perenne, ma in fondo è parte necessaria della democrazia. Il meccanismo mediatico si nutre da sempre della costruzione del personaggio per per poi distruggerlo, da Bill Clinton a Usain Bolt, capito il trucco svelato l’inganno.

In Italia non c’è nessun gufo che porta iella, c’è piuttosto un gufo che prevede che ad oggi gli sforzi fatti per uscire dal nostro pantano sono pochi, gli uomini messi ai vertici non in vera discontinuità con il passato. È vero che i problemi sono complicati, ma a dispetto della sbandierata velocità del premier, tutto è ancora molto lento. La macchina statale non è ripartita, i litigi sulle riforme sono troppi. E poi davvero porteranno un cambiamento? Il lavoro? Il mercato del lavoro le tasse non possono essere affrontati in un giro di giorni ed ore, lo sappiamo bene, ma il Paese è stressato dalla vicenda Senato, percepisce che non sarà una riforma così cruciale. E qui trasento già l’accusa di “benaltrismo”, quella per cui non si risolverà mai niente pensando sempre che il problema è “ben altro”. Ma non credo che si possa cambiare un clima chiedendo semplicemente di tifare per la speranza. L’ottimismo migliore è nutrito dalla possibilità di fare, e anche dall’onesta di dire che certi risultati non sono ottenibili. Renzi ha promesso molto ma alle parole non stanno seguendo i fatti e questo sta innescando un cortocircuito tra aspettative e realtà, deve capirlo. Che riformare il Paese sia impresa titanica ne sono consapevoli tutti. I problemi son così tanti e il consenso così necessario da mantenere che Renzi corre un grave rischio: invece di mutare il corso delle cose, gestisce il corso delle cose. Facendo piccoli, piccolissimi passi, rilevanti solo se paragonati al passato berlusconiano ma che non lo sono affatto se messi in relazione ai cambiamenti da fare. E questo un gufo, animale osservatore e solitario, l’avrebbe intuito subito.

Roberto Saviano.

14 agosto 2014©

 

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