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Non è solo una questione di sanità lombarda
 
La questione della improvvisa inefficienza della sanità in qualche regione non è una vicenda “politica”, ma “sociale”. Quel modello funzionava perché alimentato da severe logiche di profitto e manifestava la sua efficienza perchè sostenuto da indicatori che misurano solo quello.
Ma l’emergenza ha dimostrato che per sconfiggere un’epidemia serve “solidarietà” e “passione”. È solo con quelle qualità “non misurabili” che si è riusciti a fermare ciò che sembrava imbattibile. Grazie al sacrificio di chi non ha badato al business o al profitto. E perfino nell’indifferenza e nella irresponsabilità di chi, immerso in quel modello sociale di “profitti e sballo”, a pochi metri di distanza, pensava di ignorare la questione e si stordiva riversandosi nei locali della movida, perchè così ci hanno insegnato: si lavora fino a sfinire per fare profitto, poi si va a sballarsi dove si può … e tutto il resto non ci interessa.
Nel frattempo si costruivano ospedali rimasti vuoti alimentando altri circuiti di profitto su cui già le procure indagano. Perchè ogni occasione è buona per badare a se stessi, anche in quelle circostanze.
Se vogliamo accorgerci di ciò che non è andato non basta criticare la Lombardia o pensare che il problema sia soltanto lì. È il nuovo modo di vedere ogni questione nell’ottica della finanza. Basti pensare che mentre la gente continua a morire, le pagine dei giornali parlano solo di miliardi e di scontri politici.
Se vogliamo cambiare davvero dobbiamo rimettere a tema la centralità della “persona”, delle relazioni sociali, dei diritti alla salute, indipendentemente dal grado di ricchezza.
E per favore, invito gli amici “posseduti dal sacro fuoco dell’economia” a non somministrarci le solite banalità sul costo di ogni cosa o sull’importanza del PIL e del debito.
Da quando stiamo più attenti all’economia… siamo tutti più poveri. E qualcuno è molto più ricco.

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