24/01/2020 – I consiglieri che non si esprimono vanno considerati nel quorum strutturale – Gli astenuti contano – Se c’è parità di voti la delibera non passa

I consiglieri che non si esprimono vanno considerati nel quorum strutturale – Gli astenuti contano – Se c’è parità di voti la delibera non passa
 
In assenza di specifiche disposizioni statutarie e regolamentari dell’ente, la deliberazione di consiglio che ha registrato parità di voti tra favorevoli e contrari e alcuni astenuti deve essere considerata approvata?
 
Si osserva preliminarmente che l’art. 38, comma 2, del decreto legislativo n. 267/00, demanda al regolamento comunale, «nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto», la determinazione del numero dei consiglieri necessario per la validità delle sedute.
Unico limite indicato dal legislatore è che detto numero non può, in ogni caso, scendere sotto la soglia del «terzo dei consiglieri assegnati per legge all’ente, senza computare a tale fine il sindaco e il presidente della provincia».
Il legislatore statale si è, quindi, limitato a stabilire una soglia minima, inderogabile, di presenze nel consiglio comunale, rimettendo all’autonomia normativa dell’ente la determinazione del numero legale per la validità delle sedute, implicante anche la possibilità di stabilire maggioranze qualificate per l’adozione di determinati atti deliberativi sui quali si reputi che debba convergere un più elevato numero di consensi
Ciò posto sembrerebbe che gli astenuti, anche in assenza di una specifica previsione regolamentare, concorrano alla formazione del c.d. «quorum strutturale», cioè alla formazione del numero minimo di consiglieri necessario per la validità della seduta, ma non a quello del quorum funzionale (cfr. sentenza del Consiglio di stato n. 01632/2007).
Del resto, anche il richiamato Tuel n. 267/00, all’articolo 78, comma 2, impone agli amministratori l’astensione dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti e affini fino al quarto grado
In presenza di una situazione diffusa di astensioni, se non si ammettesse la formazione del quorum strutturale, il funzionamento del consiglio comunale potrebbe risultare compromesso.
Proprio per l’esigenza di garantire la funzionalità dell’assemblea deliberante, in carenza di apposite disposizioni regolamentari, si ritiene, invece, che gli astenuti debbano essere esclusi dal calcolo del quorum funzionale e le deliberazioni vengono approvate in presenza di una maggioranza di voti favorevoli.
Per quel che concerne il quesito specifico, circa la validità della deliberazione che ha riportato un numero uguale di voti favorevoli e contrari, atteso che il regolamento sembra non disciplinare la fattispecie, in attuazione dei principi generali desumibili dall’ordinamento giuridico, dovrebbe ritenersi che, in caso di parità di voti, la proposta si intenda non approvata.

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