28/02/2020 – Ma ci voleva il coronavirus per modalità organizzative ovvie?

Ma ci voleva il coronavirus per modalità organizzative ovvie?
La direttiva 1/2020 della Funzione Pubblica fornisce indicazioni organizzative alle amministrazioni pubbliche per la gestione dell’emergenza coronavirus.

Analizziamo alcuni spunti:

  1. le amministrazioni in indirizzo, nell’esercizio dei poteri datoriali, privilegiano modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa;
  2. potenziare il ricorso al lavoro agile, individuando modalità semplificate e temporanee di accesso alla misura con riferimento al personale complessivamente inteso, senza distinzione di categoria di inquadramento e di tipologia di rapporto di lavoro;
  3. Con riferimento alle amministrazioni che forniscono servizi di mensa o che mettono a disposizione dei lavoratori spazi comuni, si evidenzia l’opportunità di adottare apposite misure di turnazione;
  4. Nello svolgimento delle procedure concorsuali le amministrazioni adottano le opportune misure organizzative volte a ridurre i contatti ravvicinati tra i candidati, garantendo comunque la necessaria distanza di sicurezza, durante la fase dell’accesso e dell’uscita dalla sede, dell’identificazione e dello svolgimento delle prove;
  5. Negli uffici adibiti al ricevimento del pubblico o in generale nei locali frequentati da personale esterno, si raccomanda di evitare il sovraffollamento anche attraverso lo scaglionamento degli accessi e di assicurare la frequente aerazione degli stessi;
  6. Le amministrazioni pubbliche provvedono a rendere disponibili nei propri locali, anche non aperti al pubblico, strumenti di facile utilizzo per l’igiene e la pulizia della cute, quali ad esempio dispensatori di disinfettante o antisettico per le mani, salviette asciugamano monouso.
Ma:
  1. quanti anni sono che vari interventi normativi e direttive di ogni genere invitano a privilegiare modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa? E perchè la normativa varia tratta questa questione sempre come fosse una scoperta rivoluzionaria, attivando sempre e solo sperimentazioni per altro sorrette da sistemi di rendicontazione complicatissimi? Perchè le aziende private sono state capaci di attivare forme flessibili dall’oggi al domani e la PA, invece di trainare, va sempre a rimorchio?;
  2. il potenziamento del lavoro agile è uno degli strumenti di flessibilizzazione del lavoro visti prima. Anche il lavoro agile è visto dalla PA come si trattasse di un trattato di fisica quantistica letto da un laureato in teologia. Invece di parlare del tema, non è il caso di abbandonare la ricerca, la sperimentazione, la progettazione ed individuare subito mansioni perfettamente adeguate al lavoro agile, come attività ispettive, accessi degli addetti ai servizi sociali, attività di ricerca e studio, attività di coordinamento manageriale, attività di protocollazione e gestione documentale, registrazioni di fatture e contabili. Il problema vero è che il lavoro agile è visto come il fumo negli occhi per la semplice ragione che occorrerebbe affidare ai lavoratori obiettivi lavorativi chiari. Ma, una PA che valuta solo sulla base di criteri astratti e assurdi, come “l’orientamento al cliente” non sa quale sia il prodotto della propria attività, non conosce metriche del lavoro e quindi non riesce a flessibilizzaerne sedi e orario;
  3. occorre una direttiva per capire che la mensa è opportuno sia effettuata per turni? Nessuno ha mai fatto il militare negli uffici pubblici?;
  4. è necessaria una direttiva per scoprire che i candidati nelle prove concorsuali è bene non siano accalcati tra loro al momento dell’entrata e dell’uscita?;
  5. occorrono davvero suggerimenti alla Catalano o come quelli dei media in estate (se c’è caldo stare all’ombra, bere molto e vestirsi leggeri)? Qualcuno si è mai preoccupato di valutare le amministrazioni in base all’impianto e funzionamento di sistemi di eliminacode avanzati? E quanti sono gli uffici fatiscenti con finestre che nemmeno si possono aprire, sì da rendere impossibile persino il più ovvio e banale dei suggerimenti, come quello di “areare i locali”?;
  6. nessun servizio di prevenzione della sicurezza ha mai pensato di rendere disponibili gli elementari presidi igienici di base in uffici frequentati dal pubblico?
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