28/02/2020 – Dpcm assunzioni boomerang – Il 64% dei piccoli comuni risulterebbe penalizzato

Lo rivela un’indagine dell’Anpci che chiede di essere coinvolta nel tavolo tecnico
Dpcm assunzioni boomerang – Il 64% dei piccoli comuni risulterebbe penalizzato
 
Il dpcm sblocca assunzioni rischia di rivelarsi un boomerang per i piccoli comuni. Lo rivela un’indagine dell’Anpci svolta su un campione di 200 mini-enti che evidenzia come nel 64% dei casi il dpcm, che consente ai municipi virtuosi di assumere anche oltre i limiti del turnover, finisca per peggiorare la capacità assunzionale. Solo nel 31,5% dei casi, infatti, gli enti hanno segnalato un miglioramento dei margini di assunzione, mentre il 4,5% delle amministrazioni ha evidenziato un’invarianza di spesa rispetto al sistema attuale. E in alcuni casi l’applicazione del dpcm porterebbe ad effetti paradossali come nel caso di un comune di 400 abitanti che per rispettare i parametri del decreto dovrebbe licenziare entro il 2025 uno dei tre dipendenti in servizio, rinunciando così all’unico impiegato amministrativo che svolge tutte le funzioni di segreteria, affari generali, servizi finanziari, demografici e sociali, oppure all’unico tecnico comunale che svolge anche le funzioni di vigile urbano o all’unico cantoniere. Di qui la richiesta dell’Anpci al ministro della funzione pubblica Fabiana Dadone (che ha sempre dimostrato una particolare attenzione per le politiche a favore dei piccoli comuni) di ritirare la bozza di dpcm licenziato dalla Conferenza stato-città lo scorso 11 dicembre e non ancora pubblicato in G.U., «onde evitare blocchi nell’attività amministrativa dei comuni». «Va dato atto al ministro di aver sempre preso in grande considerazione le criticità da noi evidenziate, al punto che l’entrata in vigore del decreto è stata fatta slittare al 20 aprile», sottolinea il consulente Anpci Vito Mario Burgio, autore dell’indagine. «Ora è stato avviato un tavolo tecnico per individuare soluzioni interpretative alle problematiche sollevate. Noi come Anpci offriamo fin d’ora la nostra disponibilità a prendervi parte». «Già il 20 dicembre 2019, all’indomani dell’approvazione del decreto, chiedemmo al ministro di avviare un riscontro preventivo sull’impatto che tale norma avrebbe avuto sui piccoli comuni, in particolare su quelli piccolissimi e virtuosi», osserva Burgio, «ben sapendo che la distribuzione del fondo di solidarietà, ripartito ancora sulla base della spesa storica fino al 2029, assegna maggiori entrate ai comuni che hanno più servizi, anche se non necessari e assegna meno entrate ai comuni virtuosi». Abbiamo anche fatto notare, prosegue Burgio, «che la definizione della spesa del personale, così come riportata dal dpcm è così vasta e vaga che di certo aprirà la strada a interventi della Corte conti». La proposta Anpci è di riconoscere ai piccoli comuni un numero minimo di unità di personale in servizio in deroga a qualsiasi rapporto di spesa.

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