05/08/2020 – Foia, accolta un’istanza su due

La Funzione pubblica ha diffuso il primo report dall’introduzione dell’istituto
Foia, accolta un’istanza su due
A segno il 57% delle richieste di accesso civico ai ministeri
di Francesco Cerisano
 
Oltre la metà delle richieste di accesso civico generalizzato è stato interamente accolto nel 2019. Percentuale che sale al 65% se si considerano anche le richieste accolte solo in parte.
Dopo le 1180 istanze del 2017 e le 1774 del 2018, le richieste di accesso hanno subito una contrazione nel 2019 attestandosi a quota 1356.Ma migliora la capacità di gestione delle pratiche da parte della p.a. visto che l’anno scorso l’84% delle richieste è stato gestito nei tempi previsti dalla legge.
Tra i ministeri quelli che hanno accolto più richieste di accesso sono i Beni culturali, il Miur e le Politiche agricole. Il dicastero che invece ne ha respinte di più è quello della giustizia. E’ quanto emerge dal primo report del dipartimento della Funzione pubblica sul Foia (Freedom of information act). Un monitoraggio a 15 mesi dall’introduzione nell’ordinamento italiano ad opera del dlgs 97/2016 dell’istituto di derivazione anglosassone.
Il report è stato avviato nei primi mesi del 2017 e si è concluso a luglio di quest’anno con i dati 2019. L’indagine è stata svolta somministrando questionari online ai Responsabili per la prevenzione della corruzione e la trasparenza delle amministrazioni.In particolare sono state condotte sette rilevazioni: quattro relative a ciascun trimestre del 2017, due relative al 2018, una relativa all’intera annualità 2019.
Il Freedom of Information Act (Foia), diffuso in oltre 100 paesi al mondo, garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni, salvi i limiti a tutela degli interessi pubblici e privati stabiliti dalla legge.
A differenza del diritto di accesso procedimentale (o documentale), che, in base agli artt. 22 e seguenti della legge n. 241/1990, tutela solo il richiedente con un interesse diretto, concreto e attuale, l’accesso civico generalizzato garantisce al cittadino la possibilità di richiedere dati e documenti alle pubbliche amministrazioni senza dover motivare la domanda o dimostrare uno specifico interesse qualificato.
L’accesso civico generalizzato può essere rifiutato, fornendo adeguata motivazione, per evitare che la diffusione dei dati o dei documenti richiesti provochi un pregiudizio concreto ad alcuni interessi pubblici e privati, espressamente individuati (sicurezza pubblica e ordine pubblico, difesa e questioni militari, relazioni internazionali, protezione dei dati personali, interessi economici e commerciali).
Le amministrazioni, inoltre, non possono accogliere richieste di accesso laddove queste ultime vertano su dati e documenti coperti da segreto di Stato e negli altri casi di divieti di divulgazione previsti dalla legge.
Infine, per salvaguardare il principio costituzionale del buon andamento dell’azione amministrativa, l’accesso può incontrare un limite in caso di richieste eccessivamente onerose o vessatorie.
Il report del dicastero guidato da Fabiana Dadone evidenzia come nel 2019 le ragioni principali che hanno portato al rigetto delle domande sono state le «relazioni internazionali» e la «protezione dei dati personali».
Le richieste di riesame continuano a riguardare essenzialmente il ministero dell’interno che peraltro resta l’unico a non aver ancora istituito un registro degli accessi, contenente l’elenco delle richieste ricevute e il relativo esito.
Si tratta di uno strumento, da pubblicare nella sezione «amministrazione trasparente» del sito web istituzionale di ciascun ente, che, oltre a semplificare la trattazione delle istanze e consentire il loro monitoraggio, favorisce l’armonizzazione delle decisioni su domande analoghe e agevola i cittadini nella consultazione delle richieste già presentate.

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto