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Funzionari in crisi

di Vito Mario Burgio consulente Anpci

Da anni l’Anpci denuncia la folle corsa verso il punto di non ritorno di una legislazione sempre più impazzita. Ormai gestire qualsiasi funzione negli enti locali è uno sforzo di Sisifo, dato che non passa giorno senza che una nuova norma statale o regionale (siamo a circa 21 mila leggi statali e 25 mila leggi regionali) imponga nuovi oneri e competenze o che un nuovo parere di Anac, Corte dei conti, Mef e Mininterno o una nuova sentenza delle 100 commissioni tributarie, dei 20 Tar, delle n. 6 sezioni della Cassazione, della Consulta, ribaltino le deboli certezze acquisite con fatica il giorno precedente. In un piccolo comune di mille abitanti virtuoso e con i conti in regola ma con spesso solo tre dipendenti in servizio si rende obbligatorio nominare, oltre ai responsabili dei servizi che il comune gestisce, i seguenti funzionari: responsabile anticorruzione; responsabile trasparenza; responsabili della protezione dei dati personali; responsabile accesso civico generalizzato; responsabile antiriciclaggio; responsabile transazione digitale. Tutti questi responsabili, per il principio di rotazione imposto dall’Anac, devono cambiarsi di posto sovente anche non avendone le competenze. Se non è possibile spostare il dipendente, dato che il tecnico comunale non può fare il ragioniere e viceversa, il dipendente va posto in aspettativa o in disponibilità con conservazione del trattamento economico in godimento. Nel frattempo chi farà il suo lavoro e come pagheranno i comuni il sostituto, visto che è imposto agli enti di non superare il limite di spesa dell’anno precedente in materia di personale? Praticamente i pochi dipendenti dei piccoli comuni invece di lavorare per fornire servizi ai cittadini, dovranno concentrarsi a elaborare pagine e pagine di «aria fritta» per dimostrare, a una burocrazia centrale lontana anni luce, come lavorano. Siamo ai confini della realtà.

 

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