tratto da biblus.acca.it

Con atto firmato dal Presidente e approvato il 30 luglio 2025 (fasc. n. 1701/2025), l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha richiamato l’attenzione sulla prassi, ritenuta irragionevole, di conferire l’incarico di Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) per periodi estremamente brevi e privi di adeguata motivazione.

Prima di entrare nel merito del parere, è opportuno ricordare che il RPCT, figura istituita dalla legge n. 190/2012, è incaricato di attuare il Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT). Questo documento analizza il livello di esposizione degli uffici al rischio corruttivo e individua gli interventi organizzativi necessari per ridurlo, rappresentando uno strumento fondamentale per la gestione della legalità amministrativa.

Secondo l’ANAC, la scelta di conferire l’incarico per periodi eccessivamente brevi e senza motivazioni oggettive “svuota di contenuto” la normativa sulla prevenzione della corruzione, che riconosce al RPCT una funzione strategica di presidio della legalità. Si tratta di un ruolo che richiede indipendenza, continuità e competenze consolidate, caratteristiche difficilmente conciliabili con incarichi semestrali o annuali privi di giustificazioni organizzative specifiche.

L’Autorità ha inoltre evidenziato che la nomina reiterata per brevi periodi ostacola il completamento del ciclo di programmazione triennale previsto dal PTPCT, determinando una frammentazione amministrativa che compromette la coerenza e l’efficacia delle strategie di prevenzione.
In sintesi, una rotazione frequente e non motivata del RPCT può configurarsi come un aggiramento dei principi di stabilità e autonomia che la normativa intende tutelare, riducendo la reale efficacia delle misure anticorruzione e la capacità dell’amministrazione di garantire continuità e trasparenza nella propria azione.

Le raccomandazioni dell’ANAC

Per ristabilire coerenza con la normativa vigente e rafforzare la governance interna, ANAC ha raccomandato di:

  • conferire l’incarico di RPCT al segretario comunale o a un dirigente interno, figure che assicurano maggiore imparzialità e conoscenza dell’organizzazione amministrativa;
  • garantire una durata minima pari a un intero ciclo di programmazione triennale, con la possibilità di una sola proroga, purché motivata;
  • evitare sostituzioni non giustificate o rotazioni eccessive, che potrebbero indebolire la funzione di presidio della legalità.

Il richiamo dell’ANAC non riguarda un singolo episodio, ma rappresenta un orientamento generale volto a rafforzare i principi di legalità, trasparenza e responsabilità nelle pubbliche amministrazioni. La stabilità del RPCT è infatti condizione indispensabile per garantire l’efficacia delle politiche anticorruzione e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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