Tratto da: Lavori Pubblici 

Mentre  è partito l’iter per la riforma complessiva della normativa edilizia,  in quanto il Consiglio dei Ministri  con atto n.150 del 4 dicembre 2025,  ha approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge di delega al Governo per l’adozione del Codice dell’edilizia e delle costruzioni,  è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 281 del 3 dicembre 2025  la Legge 2 dicembre 2025, n. 182 recante “Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese”.

Un provvedimento dedicato alla semplificazione e alla digitalizzazione dei procedimenti amministrativi che, tra le tante misure previste, introduce anche una novità di rilievo proprio in materia edilizia.

 

Entrando nel dettaglio, l’art. 40 della Legge n. 182/2025 interviene su uno dei nodi più delicati della disciplina edilizia: l’operatività del silenzio-assenso nei procedimenti riguardanti immobili vincolati. Un tema che, negli anni, ha generato incertezze interpretative, prassi difformi e, soprattutto, rallentamenti procedimentali che hanno inciso pesantemente sull’attività tecnica e sulla programmazione degli interventi.

La disciplina del silenzio-assenso sui permessi di costruire, introdotta per semplificare e accelerare i procedimenti edilizi, ha trovato un limite rigido e costante: la presenza di vincoli. La versione originaria del comma 8 dell’art. 20 del D.P.R. 380/2001 stabiliva, senza sfumature, che in caso di vincoli idrogeologici, ambientali, paesaggistici o culturali la formazione del silenzio-assenso fosse esclusa.

Questo significava che, anche se il progetto era già stato valutato positivamente dalle autorità competenti, la sola esistenza del vincolo era sufficiente a impedire il silenzio. La procedura doveva comunque transitare dagli articoli 14 e seguenti della legge 241/1990, con i relativi tempi, coordinamenti e complessità della conferenza di servizi.

La Legge n. 182/2025 interviene proprio su questo meccanismo, superando una rigidità che negli anni aveva finito per penalizzare le amministrazioni. La presenza del vincolo, infatti, non viene più considerata un ostacolo assoluto: lo diventa solo quando mancano gli atti di assenso rilasciati dalle autorità competenti.

È un passaggio annunciato, che si inserisce nel percorso già tracciato con il “Salva Casa” e che ora punta a una revisione più ampia dell’intero impianto normativo del settore.

 La disciplina edilizia vive da anni dentro una cornice normativa stratificata, fatta di interventi successivi, norme speciali, deroghe, sovrapposizioni e continue reinterpretazioni, in cui urbanistica, tutela paesaggistica, sicurezza strutturale e procedimenti amministrativi si incrociano senza un vero disegno unitario. Non è un caso che il Testo Unico del 2001, nato con ambizioni sistematiche, abbia finito per diventare una sorta di grande contenitore in cui ogni riforma ha aggiunto un tassello, senza però sciogliere i nodi strutturali.

 

 

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