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Riflessione: Segretario Generale e Direttore Generale negli enti locali ovvero l’arte sottile dell’unicità nella complessità amministrativa
Nelle pubbliche amministrazioni locali, la distinzione tra ruoli è un esercizio teorico; la loro integrazione, invece, è un’arte. Tra questi, la figura del Segretario Generale e quella del Direttore Generale rappresentano due poli di un equilibrio delicato: legalità e direzione, garanzia e impulso, norma e visione. Quando queste due funzioni si incarnano in un’unica persona — come consentito dall’art. 108 del Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000) — si realizza un modello di governance tanto efficace quanto raro: quello dell’unicità funzionale.
L’unicità come valore strategico
La norma, nella sua sobria essenzialità, prevede che il Segretario possa svolgere le funzioni di Direttore Generale, specie nei Comuni privi di quest’ultimo. Ma dietro questa previsione apparentemente organizzativa si cela una visione profonda della governance pubblica contemporanea: l’idea che la complessità amministrativa non si governi moltiplicando le funzioni, bensì integrandole in una leadership unitaria, capace di tenere insieme legalità e strategia.
In un contesto in cui la PA è chiamata a rispondere a sfide di performance, trasparenza e innovazione, la separazione tra chi garantisce la conformità e chi guida il cambiamento rischia di creare attriti, rallentamenti, ambiguità. L’unicità, invece, restituisce chiarezza di visione e coerenza d’azione.
Un solo vertice tecnico-amministrativo può garantire che la legalità non sia un vincolo, ma una leva del buon governo.
Le qualità del “Segretario-Direttore”
Non basta essere un buon giurista. Né un manager brillante. Servono entrambe le competenze, fuse in una sintesi rara: il rigore della norma e l’intuito della leadership. Il Segretario-Direttore deve saper coniugare la logica della conformità con la cultura del risultato, il linguaggio della burocrazia con quello della strategia.
Ecco alcune doti che ne delineano il profilo ideale:
- Visione sistemica: comprendere l’ente non come somma di uffici, ma come organismo complesso dove ogni funzione influisce sull’altra.
- Capacità di mediazione istituzionale: saper dialogare con gli organi politici senza subire né invadere, garantendo equilibrio tra indirizzo e gestione.
- Leadership etica e carismatica: guidare con l’esempio, promuovere senso di appartenenza e responsabilità diffusa.
- Competenza gestionale: governare processi, budget, risorse umane e progetti di innovazione con un approccio manageriale.
- Cultura della performance: tradurre i valori pubblici in risultati tangibili, misurabili e percepibili dai cittadini.
La complessità come palestra di leadership
Gli enti locali di medie e grandi dimensioni sono oggi microcosmi di complessità: politiche integrate, fondi europei, partenariati pubblico-privati, digitalizzazione dei processi, pressioni normative e mediatiche. In questi contesti, la doppia funzione di Segretario e Direttore Generale assume un significato quasi “olistico”: l’amministrazione viene letta come un sistema vivente, da comprendere e orientare più che da controllare e correggere.
Il bravo Segretario-Direttore non impone, ma armonizza; non accentra, ma connette; non “applica la legge” come un dogma, ma come una bussola che permette all’ente di restare sulla rotta giusta anche quando la navigazione si fa incerta.
Unione di Segretario e Direttore generale: l’eleganza dell’equilibrio
Nell’epoca delle specializzazioni esasperate e delle funzioni frammentate, l’unicità del Segretario Generale che è anche Direttore Generale rappresenta un modello di leadership integrata, dove la regola e la visione convivono in equilibrio dinamico. È un ruolo che richiede intelligenza istituzionale, coraggio decisionale e, soprattutto, quella sottile ironia di chi sa che governare un ente locale non significa solo “gestire la complessità”, ma danzarci insieme.
Nella esperienza professionale di chi scrive, è possibile affermare di avere incontrato diverse persone che hanno integrato trama e ordito di questa dualità in un tessuto in grado di poter mettere in risalto le migliori qualità professionali. Da queste persone occorre prendere spunto.
E’ auspicabile che sul tema della direzione generale unificata il legislatore riveda l’impostazione traendo ispirazione anche dalle virtuose esperienze di direzione generale unificata al ruolo di segretario generale.
Come direbbe Machiavelli, “le leggi senza l’arte del governare sono vane”: e in questa arte, il Segretario-Direttore è tanto regista quanto garante, tanto stratega quanto custode. Una figura unica, perché capace di fare dell’unicità stessa la chiave del buon governo.

