tratto da biblus.acca.it

L’indice di edificabilità indica il rapporto tra il volume costruibile e la superficie del terreno. Definizione, calcolo, normative: ecco cosa sapere per costruire su terreni agricoli e urbani

Nel contesto della pianificazione urbanistica e dell’attività edilizia, l’indice di edificabilità rappresenta uno degli strumenti normativi più rilevanti per i tecnici del settore. Definito anche come indice di fabbricabilità, indice edificatorio o indice di fabbricazione, questo parametro consente di quantificare in termini volumetrici o superficiali la capacità edificatoria di un lotto di terreno, fungendo da base per ogni valutazione di fattibilità progettuale, stima immobiliare o proposta urbanistica.

Comprendere la natura e la funzione degli indici di edificabilità è fondamentale non solo per determinare se e quanto è possibile edificare su una determinata area, ma anche per garantire che l’intervento sia conforme alla disciplina urbanistica vigente, ai vincoli locali e agli obiettivi di sostenibilità del territorio.

Ecco nel dettaglio definizioni, formule di calcolo, riferimenti normativi, strumenti di verifica e implicazioni progettuali, offrendo un quadro completo e aggiornato per una gestione tecnica e consapevole dell’edificabilità fondiaria e territoriale.

Definizione dell’indice di edificabilità

L’indice di edificabilità, anche detto indice di fabbricabilità o indice edificatorio, è un parametro urbanistico espresso generalmente in m³/m² o m²/m², che definisce il volume massimo edificabile o la superficie utile realizzabile per ogni metro quadrato di superficie fondiaria o territoriale.

Per i tecnici, si tratta di un valore indispensabile per determinare la potenzialità edificatoria di un terreno in fase di progettazione preliminare, studio di fattibilità o valutazione immobiliare. Esso si distingue dai concetti di densità edilizia o intensità di utilizzo, in quanto rappresenta un diritto edificatorio normativamente concesso, e non solo una misura dello stato di fatto.

Quali sono le tipologie di indici edificatori?

Gli indici di edificabilità sono strumenti fondamentali nella progettazione urbanistica ed edilizia, perché stabiliscono con precisione quanto è possibile costruire su un terreno in relazione alla sua superficie. In sostanza, permettono di definire il potenziale edificatorio di un’area, in modo conforme alle normative e coerente con la pianificazione del territorio.

Nel contesto normativo italiano, possiamo distinguere due principali tipologie di indici:

  • indice di edificabilità territoriale;
  • indice di edificabilità fondiaria.

Cosa si intende per indice di edificabilità territoriale?

L’indice territoriale, denominato anche indice di fabbricabilità territoriale, rappresenta la densità volumetrica ammissibile su una porzione omogenea di territorio, comprensiva di infrastrutture pubbliche e aree comuni.

Questo indice si utilizza per valutare la densità edilizia massima ammissibile su un’intera zona omogenea, comprendendo non solo le aree private, ma anche quelle destinate a infrastrutture pubbliche e servizi collettivi.

È spesso impiegato nella pianificazione urbanistica generale (PRG, PGT), ed è uno strumento per garantire l’equilibrio tra aree edificate e dotazioni territoriali.

È espresso come rapporto tra la superficie lorda edificabile e la superficie complessiva della zona considerata (es. 0,5 m²/m²), e trova particolare applicazione in aree ancora da urbanizzare, dove non è ancora possibile distinguere con precisione tra spazi pubblici e privati.

Cosa si intende per indice di edificabilità fondiaria?

L’indice fondiario, chiamato anche indice di fabbricabilità fondiaria, invece si riferisce al singolo lotto e considera esclusivamente la superficie fondiaria privata, escludendo gli spazi pubblici. Dunque, si applica alla singola unità fondiaria e rappresenta il valore operativo più rilevante per il professionista in fase progettuale.

È su questo indice che si basano i calcoli di volumetria e successivamente gli standard urbanistici.

Quali norme regolamentano gli indici di edificabilità?

I principali riferimenti normativi in Italia per quanto riguarda l’indice di edificabilità sono:

  • D.M. 1444/1968: è il testo fondamentale che stabilisce i limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati e i rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali, produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi;
  • piani regolatori generali (PRG) comunali: i Comuni, nel rispetto dei limiti fissati dal D.M. 1444/1968 e delle eventuali leggi regionali, attribuiscono gli indici di edificabilità ai diversi lotti e aree attraverso i propri strumenti urbanistici;
  • leggi regionali: dopo la riforma costituzionale del 2001, le Regioni hanno competenza concorrente in materia urbanistica e spesso fissano criteri più restrittivi rispetto alla normativa nazionale, adattando i parametri alle specificità territoriali.

Le normative possono dunque variare sensibilmente tra Regioni e Comuni, soprattutto nei casi di strumenti urbanistici sovracomunali o piani di lottizzazione in essere, per cui è fondamentale verificare le norme locali.

Dove e come reperire i dati edificatori di un lotto?

Un tecnico può reperire l’indice di edificabilità attraverso diverse fonti:

  • consultazione degli strumenti urbanistici locali (PRG, PUC, PGT);
  • richiesta del CDU presso l’Ufficio Tecnico del Comune;
  • sistemi GIS comunali o portali cartografici, spesso corredati da schede di zona con specifici indici.

Perché sono importanti gli indici di edificabilità?

Gli indici di edificabilità costituiscono un parametro cardine nella pianificazione urbanistica e nella gestione sostenibile del territorio. La sua funzione è regolare in modo preciso la densità edilizia, ovvero quantificare quanto si può costruire su una determinata superficie fondiaria, in rapporto alla sua estensione. Questo consente di mantenere un equilibrio tra sviluppo edilizio, qualità della vita urbana e tutela dell’ambiente.

Nel dettaglio, l’indice di edificabilità svolge diversi ruoli fondamentali:

  • stabilisce i limiti costruttivi, prevenendo il sovraffollamento edilizio e garantendo la presenza di adeguati spazi per infrastrutture, verde pubblico e servizi collettivi;
  • riduce l’impatto ambientale delle trasformazioni urbanistiche, contrastando il consumo eccessivo di suolo e la compromissione di aree naturali e agricole;
  • incide direttamente sul valore economico dei terreni: un indice più alto consente una maggiore edificazione, aumentando di conseguenza la redditività e il potenziale immobiliare dell’area;
  • assicura il rispetto delle norme urbanistiche vigenti, contribuendo a evitare abusi edilizi o progetti non conformi ai piani regolatori comunali o alla normativa nazionale e regionale;
  • favorisce una crescita urbana ordinata e sostenibile, equilibrando le esigenze residenziali, produttive e di conservazione del territorio.

Come si calcola l’indice di edificabilità?

Per calcolare l’indice di edificabilità si utilizza una formula semplice che mette in rapporto il volume edificabile con la superficie del terreno su cui si intende costruire.

La formula base è:

Indice = Volume massimo edificabile (m³) / Superficie (m²)

Indice di edificabilità su terreni agricoli

terreni agricoli (zona E) sono per definizione non edificabili salvo casi specifici.

Di conseguenza, l’indice di edificabilità su terreni agricoli è molto contenuto per preservare la funzione agricola e limitare l’impatto edilizio sul territorio, consentendo solo costruzioni di modesta entità.

La realizzazione di volumetrie è subordinata a:

  • qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale (IAP);
  • dimostrazione della necessità funzionale dell’edificio rispetto all’attività agricola;
  • presenza di strumenti attuativi che prevedano una trasformazione d’uso o PUA;
  • è sempre necessaria la verifica della destinazione urbanistica tramite CDU aggiornato.

Quali variabili influiscono sull’indice edificatorio?

Anche con un indice teorico noto, la volumetria effettivamente realizzabile può subire limitazioni per via di:

  • vincoli paesaggistici, ambientali o idrogeologici;
  • fasce di rispetto (stradali, ferroviarie, cimiteriali, fluviali);
  • rapporto di copertura massimo (RC);
  • coefficiente di permeabilità e destinazioni compatibili;
  • standard urbanistici minimi (D.M. 1444/68 art. 3 e 4).

Il ruolo del tecnico nella valutazione della potenzialità edificatoria

Un tecnico abilitato (ingegnere, architetto, geometra) ha il compito di:

  • eseguire verifiche di conformità urbanistica e catastale;
  • redigere studi di fattibilità volumetrica ed economica;
  • valutare l’incidenza di eventuali vincoli sovraordinati;
  • gestire l’iter autorizzativo nel rispetto della normativa edilizia vigente.
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