Tratto da: ANAC  

Con la delibera n. 133 del 2 aprile 2025, l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha concluso un procedimento di vigilanza su tre affidamenti disposti da  un Comune, relativi a interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico. L’istruttoria, avviata a seguito di una segnalazione, ha riguardato gli incarichi per la progettazione delle opere di consolidamento in tre aree comunali. In due casi si è fatto ricorso all’affidamento diretto e nel terzo a una procedura negoziata.

Dall’analisi condotta è emersa l’assenza degli atti propedeutici previsti dalla normativa – in particolare il Documento di indirizzo alla progettazione (DIP) – compromettendo così la possibilità di stimare correttamente i corrispettivi e di fornire agli operatori economici elementi completi per la formulazione dell’offerta. “Non a caso – si legge nella delibera – per ogni incarico conferito con l’affidamento diretto è stato assunto lo stesso valore dell’opera da progettare, stimata in euro 1.750.000 ovvero in euro 3.400.000,00 nel caso della procedura negoziata, senza desumersi da tali documenti alcun elemento di calcolo”.

Ulteriori criticità hanno riguardato la mancata completa verifica documentata dei requisiti generali e speciali in capo ai soggetti affidatari, in violazione dell’art. 17 del Codice dei contratti pubblici, nonché la scelta di suddividere la progettazione in tre incarichi distinti, senza che siano state riscontrate reali esigenze tecniche a giustificazione. 

L’Autorità ha pertanto ritenuto configurabile un frazionamento artificioso degli incarichi, effettuato al fine di rientrare nelle soglie che consentono l’affidamento diretto o procedure meno competitive, in contrasto con il principio di corretta determinazione del valore dell’appalto e con il divieto di elusione delle soglie europee. Inoltre, secondo l’Autorità, nel caso di specie “una visione unitaria del dissesto idrogeologico sarebbe stata consigliabile per una progettazione coordinata”.

 
 

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