25.03.2014 – L’intervento di Angelica Saggese oggi al Senato :
SAGGESE (PD).
Signor Presidente, onorevoli componenti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge all’esame dell’Aula del Senato è un provvedimento di grande rilievo politico e di forte impatto istituzionale.
Il provvedimento è di grande rilievo politico poiché l’articolazione degli enti locali ha ripercussioni dirette ed immediate sulla vita dei cittadini, sui servizi che la pubblica amministrazione assicura loro e sulla tutela dei diritti che toccano da vicino la quotidianità di ciascuno. Esso è inoltre di forte impatto istituzionale perché il disegno di legge si prefigge, non soltanto di disciplinare un ente territoriale – la città metropolitana – previsto prima per via legislativa e poi – anche – dalla Costituzione a partire dall’entrata in vigore della riforma del 2001 e mai concretamente istituito, ma – più in generale – pone un riassetto dell’organizzazione
degli enti territoriali minori, in attesa di una riforma complessiva di rango istituzionale.
In tale prospettiva, il disegno di legge istituisce le Città metropolitane; detta norme di principio funzionali alla disciplina di tali enti da parte delle Regioni a Statuto speciale; regolamenta le Province, disciplinandone le funzioni ed articolando in modo più funzionale l’apparato istituzionale; detta disposizioni in materia di Unioni e fusioni di Comuni, innovando il testo unico degli enti locali.
In questo intervento mi soffermerò brevemente soltanto su alcuni temi. Gli altri temi sono stati trattati abbondantemente dai miei colleghi, date, tra l’altro, la complessità della materia e la ricchezza di innovazioni prodotte dal disegno di legge. Di rilievo sono le disposizioni in materia di Comuni – di piccoli Comuni -, su cui vorrei soffermarmi. Anzitutto, il disegno di legge si premura di rimediare ad alcune innovazioni legislative del recente passato che avevano operato una drastica riduzione dei componenti dei Consigli comunali ed addirittura abolito la Giunta nei Comuni più piccoli.
La riduzione del numero di consiglieri comunali, tuttavia, ha creato indubbie ripercussioni sulla rappresentatività dei Consigli, che rischiano così di non poter adempiere a quella funzione rappresentativa che essi, in quanto tali, non possono non avere.
Sicuramente non rileva qui la riduzione della spesa, perché dall’esperienza che io ho vissuto nella mia attività professionale, molto spesso nei piccoli comuni, gli assessori, i consiglieri e i componenti, in genere, del Consiglio e della Giunta non percepiscono assolutamente nessuna indennità e nessun rimborso.
Il disegno di legge opportunamente prevede che nei comuni con popolazione sino a 3000 abitanti il Consiglio sia composto dal sindaco e da 10 consiglieri e, per i comuni da 3000 a 10.000 abitanti, sia composto da sindaco e da 12 consiglieri. Pertanto, attraverso queste norme, si concorre a ridare fiato alle amministrazioni più piccole, sia attraverso una composizione del Consiglio idonea a conferire maggiore rappresentatività all’organo, sia attraverso il ripristino della Giunta.
Sempre in materia comunale, vorrei evidenziare che il disegno di legge prevede anche una novità importante: che nei comuni con popolazione superiore a 3000 abitanti nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato nelle Giunte in misura inferiore al 40 per cento. Si tratta di una norma di estremo rilievo, che consente di attuare il principio della parità di genere negli organi esecutivi dei comuni, in attuazione dell’articolo 51 della Costituzione e della giurisprudenza costituzionale, e in ossequio alle istanze che finora erano state fatte valere principalmente in via giudiziaria.
Infine, vorrei soffermare la mia attenzione su un tema che mi sta particolarmente a cuore. Il disegno di legge contiene una felice innovazione in tema di unioni di comuni. Nel testo originario del provvedimento, a fronte dell’individuazione dell’Unione come nuovo ente locale di riferimento per l’esercizio di funzioni fondamentali, non si prevedeva una stabile figura professionale, necessaria a garantire il buon andamento e l’imparzialità dell’attività amministrativa. Si concedeva soltanto la facoltà, al Presidente dell’unione dei comuni, di avvalersi, per specifiche funzioni che lo richiedessero, del segretario di un comune facente parte dell’Unione. Si trattava, evidentemente, di una facoltà che poteva anche non essere esercitata, marginando la figura del segretario comunale.
Opportunamente, presso la Commissione affari costituzionali del Senato, è stato approvato un emendamento in base al quale il Presidente si avvale di un comune facente parte dell’Unione. Il tutto senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. L’innovazione va salutata con favore, dato il rilievo della figura del segretario e l’importanza delle funzioni, rafforzate poco più di un anno fa con l’attribuzione di nuovi compiti in materie di anticorruzione e trasparenza.
Il segretario comunale, infatti, svolge compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico amministrativa nei confronti degli organi del comune, in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, allo Statuto e ai regolamenti. Si tratta di un ruolo delicato, tecnico, di responsabilità. L’assenza di tale figura rappresentava un forte vulnus rispetto alla necessità di garantire il buon andamento dell’attività amministrativa, principio riconosciuto costituzionalmente, e il buon funzionamento degli organi, nell’ottica dell’attuazione del principio di separazione e di raccordo tra politica e amministrazione.
Giova perciò evidenziare la figura del segretario e l’esigenza sempre più avvertita di aprire un dibattito serio sulla figura e di conferire un preciso riconoscimento giuridico al ruolo svolto da tale organo.
Nell’attuale quadro normativo solo il buon senso e la professionalità dei segretari comunali riescono a garantire il ruolo di tutela e di garanzia delle legittimità dell’azione dell’ente locale.
Preoccupante, inoltre, è anche l’ordine del giorno presentato alla Camera da alcuni colleghi, volto a prevedere la facoltatività della figura del segretario, addirittura in tutti gli enti locali. Previsione che comporterebbe il danno enorme della perdita di un centro di responsabilità in grado di garantire l’unitarietà del sistema amministrativo locale.
Mi scuso se ho approfittato di questa occasione, ma vorrei invitare il Governo e il Parlamento, nel percorso che ci accingiamo a fare, di riforma dell’assetto istituzionale del Paese (e quindi anche delle autonomie locali e della pubblica amministrazione), ad affrontare finalmente una discussione razionale sul ruolo del segretario comunale e, più in generale, sulla necessità di una figura professionale stabile e autonoma, che garantisca, da una parte, esigenze di legalità e di trasparenza e, nello stesso tempo, di efficienza e di innovazione. (Applausi dal Gruppo PD).
Nessun tag inserito.