riceviamo dal collega Alberto Cane e pubblichiamo
L’ottagono regolare, ovvero la geometria applicata ad una professione – gli otto principi da seguire, tra il serio ed il faceto, per diventare un buon segretario comunale.
 
PREMESSA
La geometria applicata alla nostra professione, questa è l’idea di partenza.
Ma perché proprio l’ottagono regolare?
Intanto perché è una figura geometrica poco nota, poco frequentata da ciascuno di noi sin dai tempi delle scuole elementari, ove di rado ci si imbatte in un ottagono.
Durante la vita scolastica si frequentano cerchi, triangoli, quadrati e rettangoli in quantità; talvolta ci si imbatte anche in figure un po’ meno conosciute ma ugualmente degne di nota come il trapezio, per dire, o il rombo, o persino il pentagono, ma molto di rado in un ottagono.
E’, insomma, una figura un po’ nascosta, dimenticata, negletta.
E però è anche una figura geometrica che dà una sensazione di solidità, ma allo stesso tempo di armonia, rispetto alla monotonia un po’ rozza del quadrato o alla banalità dell’esagono.
Si pensi ad esempio alla fortezza ottagonale di Castel Del Monte, simbolo utilizzato anche nelle monete da un centesimo: splendido esempio di armonia e solidità.  
E proprio queste caratteristiche mi sono sembrate quelle giusta per creare un parallelo con la figura del Segretario Comunale.
Intanto perché questa nostra è una professione poco conosciuta, svolta da persone in cui di rado ci si imbatte, visti i numeri ridottissimi di chi la esercita.
E poi perché la solidità ed armonia richiamata dall’ottagono si addicono particolarmente ai Segretari Comunali: devono essere essi stessi solidi, per reggere agli urti quotidiani cui sono sottoposti nell’esercizio della loro professione, ed allo stesso tempo devono, per quanto possibile, agire quotidianamente in modo complesso ed armonico, per consentire al proprio Ente di incedere, seppure nella complessità, con armonia verso le sorti magnifiche e progressive che il destino riserva loro (ad entrambi, intendo, ovvero sia al destino che è riservato agli Enti, ma anche al Segretario stesso).
C’è però un altro nesso, non trascurabile, tra l’ottagono regolare ed il Segretario comunale, ed è il grado degli angoli interni che lo compongono.
Gli angoli interni dell’ottagono regolare misurano 135 gradi, che sono anche esattamente i giusti gradi di inclinazione che deve assumere un buon segretario comunale quando è in servizio ed è posto in posizione eretta, considerando come angolo quello che si crea tra le sue gambe e l’inclinazione del suo busto, perché corrisponde ad una inclinazione del busto di 45 gradi in avanti.
Esattamente l’inclinazione che, nella tradizione giapponese, il popolo della terra esperto mondiale di inchini, corrisponde all’inchino più formale, quello che sta ad indicare una gratitudine profonda, un saluto rispettoso in chi lo esegue rispetto alla persona di fronte alla quale si pone.
Nel contempo è la posizione più diginitosa che si possa assumere senza scadere nel volgare se ci si inclinasse, per dire, a novanta gradi, e senza risultare troppo spavaldi ed arroganti se si assumesse per regola la posizione completamente eretta, tipica posizione di chi è troppo sicuro di sè.
Quella di 45 gradi, o se si preferisce quella, complementare, di 135 gradi, è quindi senz’altro l’inclinazione più corretta che dovrebbe assumere un Segretario Comunale per un congruo numero di volte in ogni giornata lavorativa per porsi nel modo più rispettoso e corretto di fronte al prossimo che ci si porrà di volta in volta innanzi durante la nostra carriera, sia esso un Sindaco, un Prefetto, un Giudice, o un semplice cittadino.
In modo democratico, senza distinzioni di sesso, razza, convinzione politica o religiosa, o ruolo da questi esercitato nella società, il modo più rispettoso, corretto e conforme alle regole giuridiche ed amministrative, civilistiche e di educazione in cui converrà porsi di fronte a questi per essere considerati un buon Segretario Comunale sarà uno ed uno solo: con una flessione del busto inclinato a 45 gradi in avanti (e le braccia, contemporaneamente parallele al corpo che si inclina, non risultando invece richiesto né tutto sommato opportuno esercitare un contemporaneo piegamento delle braccia in avanti con congiungimento dei palmi delle mani, in quanto in tal caso tale postura sarebbe erroneamente interpretata come finalizzata a  rendere un saluto orientale, del tutto fuori luogo in una democrazia occidentale come la nostra) per la durata di un congruo numero di secondi, non inferiore di norma a otto, affinchè tale inclinazione non possa essere scambiata dall’interlocutore né, come si diceva, in una bizzarra forma di saluto, ma piuttosto venga intesa nel suo esatto pregnante significato, ovvero come plastica rappresentazione di un profondo sentimento di rispetto e deferenza nei confronti della persona che ci si pone dinnanzi e di attenzione e concentrazione verso le sue necessità ed i suoi bisogni che hanno portato questa persona, qualunque essa sia, a porsi di fronte a noi.       
La posizione inclinata di 45 gradi è però anche qualcosa di più: essa è infatti anche la posizione più corretta per soddisfare l’esigenza di aerodinamicità necessaria per svolgere al meglio questa bizzarra professione.
Consente infatti a chi la assume di affrettarsi lentamente, di porre in essere cioè al meglio quello che gli antichi romani chiamavano festina lentae, ed è quindi la posizione che meglio si addice alla professione del Segretario.
Occorre infatti che noi si faccia il nostro lavoro in fretta e bene, non possiamo permetterci errori, incertezze e lentezze, a noi si richiedono risposte semplici, rapide ed efficaci, non abbiamo tempo da perdere in fronzoli estetici, perché altrimenti il lavoro si accumulerà inesorabilmente ed in breve tempo ci travolgerà.
Allo stesso tempo però, è bene che questo nostro agire in fretta non lo si dia troppo a vedere, potrebbe essere scambiato per superficialità, affanno, incapacità di assolvere al meglio i propri compiti; è quindi è bene che  non si dia l’impressione che stiamo correndo, perché la corsa potrebbe presto rivelare affanno, e l’affanno potrebbe rivelare debolezza, e la debolezza è ciò che più ci può nuocere nella nostra professione, perché dobbiamo essere forti per resistere tra l’incudine dell’apparato burocratico che  tentiamo di sovrintendere, di regola senza riuscirci, ed il martello degli amministratori pubblici che quotidianamente, ritmicamente, ci pongono i più disparati quesiti e si aspettano da noi le più veloci, esaurienti e rassicuranti risposte, che di norma non riusciamo a dare.  
Ci sono però altre ragioni per associare l’ottagono, e quindi il numero otto, al Segretario Comunale.
Innanzi tutto perché l’otto è un gran bel voto.
Un voto che, se preso a scuola, quando si davano ancora i voti in decimi, dimostrava che avevi fatto bene, molto bene, ben più della sufficienza, eppure senza strafare.
Ed è il voto che meritiamo per il solo fatto di esistere, di esserci ancora, nonostante tutto, ed a dispetto di tutti.
A dispetto dei politici di destra, che ci volevano morti a già venticinque anni fa, e di quelli di sinistra, che ci volevano morti non più tardi di un lustro fa.
 
LE OTTO REGOLE
Otto, infine, perché sono otto gli ambiti su cui ci si deve concentrare per diventare un buon Segretario Comunale, che qui si seguito brevemente sintetizzo:
1) La principale qualità necessaria per diventare un buon Segretario Comunale: la resilienza.
Termine ormai piuttosto abusato, ma che riassume in sé la principale qualità di un Segretario comunale.
Dall’enciclopedia di google:
Resilienza:
re·si·lièn·za/
sostantivo femminile
·  Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
·  In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
·  In ecologia, la velocità con cui una comunità biotica è in grado di ripristinare la sua stabilità se sottoposta a perturbazioni.
2) Il modo più efficiente ed efficace per relazionarsi con il Sindaco, gli Assessori ed i Consiglieri di maggioranza: non rispondere mai di no alle loro richieste, anche a quelle più imprevedibili e bizzarre esse possano essere. E se poi proprio occorre rispondere di no, perchè quello che chiedono non si può fare, adottare la regola dei popoli orientali, che quando devono dire di no, dicono invece: si, però.   
3) Come sia preferibile approcciare e relazionarsi con le minoranze consiliari: ricordarsi che chi oggi è in minoranza domani potrebbe essere in maggioranza, e diventare il tuo prossimo datore di lavoro.
4) Il modo migliore per interagire con il personale comunale: quasi amici nei Comuni fino a cinque dipendenti, cordiale indifferenza in tutti gli altri.
5) Come atteggiarsi con gli altri soggetti esterni con i quali ci si imbatte durante il nostro lavoro: vedi in premessa la parte relativa all’inclinazione più opportuna da assumere quando si è in servizio.
6) Quale genere di relazione sia più opportuno coltivare i nostri colleghi di lavoro: cordiale frequentazione ad inizio carriera con tutti i colleghi, soprattutto i più anziani, quando si è gli ultimi arrivati e si ha tutto da imparare; dopo, applicare lo stesso atteggiamento da usare con il personale dei Comuni con più di cinque dipendenti di cui al punto 4).  
7) Cosa fare e cosa non fare al lavoro: mediare la propria attività quotidiana tenendo presente, da un lato, il buon vecchio proverbio “Non eseguire l’ordine sino a chè non arriva il contrordine”, e, dall’altro, mantenendosi il più possibile aggiornati sulla giurisprudenza contabile, soprattutto quella che approfondisce il concetto di danno erariale, e sulla giurisprudenza penale, soprattutto quella che tratta dei reati contro la pubblica amministrazione.    
8) La carriera: non affannarsi troppo per fare carriera, sono troppe le variabili che la determinano, la maggior parte delle quali imponderabili e al di fuori del nostro diretto controllo, tanto più chè siamo destinati tutti a seguire la parabola che lo scrittore Alberto Arbasino così mirabilmente riassumeva: “In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro.   

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