Nel Dpcm il governo dispone il trasferimento di 4,3 miliardi di euro ai Comuni e a questa somma aggiunge altri 400 milioni vincolati, ossia destinati esclusivamente ad aiutare quei cittadini che in questi giorni di emergenza “non hanno soldi per fare la spesa”, come ha spiegato il premier. Il Dpcm verrà trasmesso alla Corte dei conti e poi pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il ministero dell’interno – si legge nel testo che nel pomeriggio era ancora oggetto di ulteriore valutazioni – tramite il fondo di solidarietà nazionale “procederà all’erogazione immediata dell’anticipo del 66% ai Comuni, pari a 4,3 mld in anticipo rispetto alla scadenza ultima prevista per maggio”.
Con una ordinanza della protezione civile “tale somma sarà incrementata con una anticipazione, a valere sulle risorse del secondo acconto del FSC”, pari a 400 milioni “da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare per consentire alle persone in stato di bisogno di soddisfare i bisogni più urgenti ed essenziali, reintegrando il Fondo in sede di emanando nuovo decreto legge”.
Il provvedimento mira a bloccare sul nascere una eventuale emergenza sociale che potrebbe derivare dalle difficoltà di una fascia della popolazione a reperire risorse e beni di prima necessita a seguito delle misure restrittive statuite per contrastare la diffusione del coronavirus. “Non lasciamo nessuno solo e abbandonato a se stesso – ha detto Giuseppe Conte – . Siamo vicini alle persone bisognose, dobbiamo aiutare chi è maggiormente in difficoltà. Confidiamo che già la prossima settimana i sindaci possano erogare i buoni spesa o consegnare direttamente le derrate alimentari”.
“Il riparto di tali risorse aggiuntive sarà basato su criteri nuovi, calibrati per l’esigenza eccezionale, quali i principi del minor reddito pro capite (50-66%) e del numero di abitanti (33-50%) – criteri concordati con l’ANCI (da valutare l’introduzione tra i criteri di riparto dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) calcolato dall’ISTAT – ultimo dato disponibile aggiornato però al censimento del 2011).
Inoltre viene stabilito che “le risorse ricevute da ciascun Comune per la solidarietà alimentare saranno destinate, con un vaglio preventivo molto semplificato e flessibile (evitando requisiti rigidi) da parte dei servizi sociali comunali, a tutti coloro che versano in situazione di necessità alimentare”. “Tali risorse dedicate potranno essere rafforzate da ciascun comune (o dall’ANCI, con un riparto pro quota in base alle esigenze) con donazioni defiscalizzate di generi alimentari o di buoni d’acquisto o buoni sconto da parte di privati, di produttori, dei distributori”.
“Si prevede altresì – si legge ancora nella bozza – la possibilità da parte dei Comuni di acquistare buoni spesa, buoni pasto o generi di prima necessità senza procedura di gara. Considerato che il FSC non interessa i comuni del Trentino AA, del Friuli VG e della Valle d’Aosta, in questi territori, con specifica previsione nell’ordinanza, le somme sono anticipate dalle Autonomie speciali per essere ristorate in sede di emanando decreto legge”.
“A tale progetto, si potrebbe dare una cornice istituzionale nazionale, per esempio – si legge sempre nella bozza – con la firma di un Protocollo tra Governo e ANCI, mantenendo però una declinazione locale con grande flessibilità operativa a livello dei singoli Comuni. La cornice nazionale” di un memorandum “consentirebbe di dare grande visibilità al progetto e di renderlo un catalizzatore per le catene di solidarietà che potrebbero irrobustirlo, sia a livello nazionale, in rapporto con l’Anci, sia a livello di ciascun Comune (ad esempio, tramite la filiera delle donazioni da parte dei produttori, delle associazioni di coltivatori diretti, di aziende e persone singole, o tramite l’attivazione coordinata a supporto del progetto delle grandi strutture associative e di volontariato: Scout, Croce Rossa, Caritas, etc.)”.
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