tratto da luigioliveri.blogspot.com
Trasporti, lavoro, scuola. Ci voleva il Covid-19 per capire quel che era chiaro da sempre
Si apprende dall’articolo pubblicato si Norme e Tributi plus del 27/8/2020 dal titolo “Aumento della spesa per il trasporto scolastico, i Comuni battono cassa” che “Il presidente dell’Associazione dei comuni, Antonio Decaro, ha preso carta e penna e ha scritto alla Ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, segnalando la preoccupazione dei sindaci in ordine all’ormai sicuro aumento del numero dei mezzi, delle corse da effettuare e del personale conducente e accompagnatore“.
I comuni “battono cassa”. Evidentemente:
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ci voleva il Covid-19 per far capire che il servizio dei trasporti locali è insufficiente. Prima del Covid-19 non si batteva cassa per fare in modo di evitare l’inaccettabile sovraffollamento dei mezzi pubblici; non si batteva cassa per aumentare le corse e renderle più puntuali; non si batteva cassa. Andava bene così;
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ci voleva il Covid-19 per far capire che gli arredi scolastici (il cui acquisto è di competenza degli enti locali) vanno rinnovati periodicamente vista la loro elevatissima usura e che se, nonostante un bando a due posti costi un po’ meno di quello monoposto, esigenze di logistica e comodità, avrebbero sempre dovuto consigliare il mono posto;
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ci voleva il Covid-19 per far capire che i plessi scolastici sono spesso piccoli, “arrangiati”, con inefficienti ed insufficienti differenziazioni dei vani di ingresso e scale, con aule piccole, poco luminose e poco areate;
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ci voleva il Covid-19 per far capire il contributo enorme che può dare lo sviluppo del lavoro agile alla razionalizzazione del traffico e della vita delle città, checchè ne possa pensare il sindaco di Milano e chi come lui pensa che sia corretto sacrificare la vita delle persone, costringendole a quel trasporto pubblico inefficiente, sporco, ritardatario, sovraffollato proprio delle ore di punta, in omaggio al Camogli marcio e bruciato da mangiare al costo del buono pasto nelle sedi “in presenza” degli orrendi mega contenitori di uffici;
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non è ancora bastato il Covid-19 per far capire ai sindaci del potere enorme per importanza e strategia loro concesso da moltissimi anni dall’articolo 50, comma 7, del Tuel: “Il sindaco, altresì, coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale e nell’ambito dei criteri eventualmente indicati dalla regione, gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonché, d’intesa con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici localizzati nel territorio, al fine di armonizzare l’espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti“. Un potere mai esercitato, che avrebbe da sempre potuto organizzare la vita delle città in modo più razionale. I sindaci si baloccano molto con ordinanze le più improbabili, come sperimentato clamorosamente durante questi mesi, ma non hanno ancora mai messo mano a questo tipo di atti di organizzazione degli orari, tanto misconosciuti quanto fondamentali.
E c’è voluto il Covid-19 per prendere atto che tutte le misure che da sempre si sarebbero dovute adottare per non far viaggiare pendolari e studenti in orari proibitivi con mezzi cadenti e bisunti tutti nella stessa fascia oraria, possono essere bypassate da una semplice dichiarazione: pendolari e studenti sono congiunti. Quindi, nessun problema agli assembramenti in treni, pullman, autobus, classi-pollaio. Basta, allora, munire le discoteche di ruote e farle andare in giro per trasformare i clienti in congiunti, e anche così si potrebbe risolvere il problema del rischio contagio per chi vuole ballare.
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