27/08/2016 – Dirigenti Pa, primo sì alla riforma. Ecco che cosa cambia

Dirigenti Pa, primo sì alla riforma. Ecco che cosa cambia

  • –di Gianni Trovati 
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  • 26 agosto 2016

 

Incarichi a tempo, deroghe parziali in avvio per i dirigenti di prima fascia e valutazione più puntuale e più pesante sullo stipendio finale. Dopo una gestazione complicata è arrivato ieri al primo via libera, al fotofinish rispetto alla scadenza di questa parte della delega sulla pubblica amministrazione, il decreto con la riforma della dirigenza pubblica, insieme ai provvedimenti su camere di commercio ed enti di ricerca.

Nella nuova architettura disegnata dal decreto i dirigenti pubblici, e gli aspiranti tali dopo aver superato un corso o un corso concorso annuale, saranno inquadrati nei ruoli unici, dedicati a Stato, regioni, enti locali e autorità indipendenti. Le amministrazioni sceglieranno i loro dirigenti da questi ruoli, con selezioni pubbliche, per incarichi quadriennali, rinnovabili una volta sola se il dirigente in questione ha ottenuto una valutazione positiva nello svolgimento del proprio compito. Per chi non ottiene incarichi è invece prospettato un parcheggio, che darà diritto alla sola retribuzione di base (senza quindi il trattamento accessorio, che vale dal 40 al 70% dello stipendio a seconda dei casi) e che può portare addirittura all’uscita dal ruolo se il dirigente in stand by non partecipa a un numero minimo di selezioni oppure rimane senza incarico per sei anni. Per evitare di uscire dalla Pubblica amministrazione, il dirigente potrà però rinunciare alle proprie stelline e farsi inquadrare nel ruolo di funzionario.

Oltre a cancellare le quote variabili della busta paga, il parcheggio di chi è privo di incarichi limerà nel tempo anche lo stipendio base, che sarà tagliato del 10% per ogni anno nel quale il dirigente resta privo di incarico.

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A frenare il decollo del decreto è stata la levata di scudi dei dirigenti di prima fascia, e in particolare dei direttori generali di alcuni ministeri, ostili all’idea di partecipare, a partire dai prossimi incarichi, a un “mercato” che li metterebbe alla pari di tutti gli altri aspiranti, perché nei ruoli unici non sono più presenti le due fasce in cui oggi è articolata la dirigenza statale (non quella di regioni ed enti locali). Per loro, dopo un complicato lavorio tecnico che però non sembra aver più di tanto migliorato l’accoglienza della riforma, il testo esaminato ieri dal Consiglio dei ministri prevede una corsia preferenziale parziale (come anticipato nei giorni scorsi su questo giornale). La versione definitiva di questo meccanismo prevede che le amministrazioni, quando metteranno a bando gli incarichi secondo il nuovo regime, dovranno riservare almeno il 30% dei posti a chi ha già ricoperto nell’amministrazione un ruolo di prima fascia. L’altro 70% dovrà invece partecipare ai bandi senza riserva del posto, ma potrà comunque contare sul proprio curriculum per spuntarla nella selezione.

 

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