tratto da leautonomie.asmel.eu - a cura di Luigi Oliveri

Le norme insensate hanno, talvolta, vita breve. E’ il caso della fissazione di un tetto agli idonei. L’idea fu perseguita già con la “riforma Madia” nel 2017: si introdusse la facoltà (non l’obbligo) per le PA di limitare gli idonei al 20% del numero dei posti messi a concorso. Non risulta che nessuno si sia avvalso di tale facoltà e con la legge 145/2018 comunque la norma venne abrogata.

A distanza di alcuni anni, a dimostrazione che i problemi connessi alla PA discendono evidentemente da persone che frequentano i “palazzi” e continuano a proporre – purtroppo ascoltati – sempre le stesse ricette fallimentari, l’idea è stata riproposta col d.l. 44/2023. La forma è un’altra: non facoltà, ma obbligo di contenere gli idonei entro il 20%, però non del numero dei posti messi a concorso, bensì degli idonei che in graduatoria seguono i vincitori.

Ovviamente, simile idea non ha molto senso. Il titolare di Palazzo Vidoni ha provato a giustificarla evidenziando che i collocati più in alto in graduatoria dimostrano maggiori competenze e che la norma assolverebbe anche allo scopo di non far crogiolare gli idonei nella speranza di possibili future chiamate.

Sono motivazioni oggettivamente molto discutibili e che si prestano ad osservazioni diametralmente opposte.

Sta di fatto, che il tetto agli idonei è disfunzionale, in particolare per gli enti locali e in particolare in una fase come questa, nella quale si sta tentando di ringiovanire e rimpinguare i ranghi dei dipendenti pubblici.

Pare, comunque, che il Governo si sia rassegnato e che nei prossimi giorni passi un  emendamento nel disegno di legge di conversione del decreto legge 75/2023 “disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l’anno 2025” (AC 1239) (che ovviamente con la PA e le graduatorie non ha niente a che vedere), per neutralizzare (ma perchè non cancellare del tutto? Mah) gli effetti del tetto nei confronti degli enti locali.

L’idea è di far scattare il tetto solo per concorsi per assumere almeno 20 posti.

Staremo a vedere.

Il problema è che sempre più spesso si adottano norme per “vedere l’effetto che fa”, si creano danni e poi li si ripara con toppe.

Non sarebbe questo il modo efficiente e corretto di legiferare.

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