“La proposta di direttiva europea sulla lotta alla corruzione è fondamentale e di estrema importanza. E’ interesse nazionale dell’Italia rafforzare tali strumenti, in particolare la prevenzione, anche perché il nostro Paese su questo è all’avanguardia disponendo di un’Autorità anticorruzione indipendente come Anac, di fatto il modello che l’Unione europea ha preso a riferimento”. Così martedì 18 luglio è intervenuto in audizione in commissione Politiche Ue alla Camera il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Giuseppe Busìa nell’ambito dell’esame della direttiva europea anticorruzione.
“La corruzione apporta un danno ingentissimo all’economia del Paese. Combatterla adeguatamente vale più di una manovra economica. Inoltre, mina la coesione sociale e la fiducia verso le istituzioni. Conviene, quindi, all’Italia e all’Europa l’adozione della direttiva, uno strumento che rafforza la prevenzione, ampliando l’ambito di azione rispetto al singolo Stato ed estendendolo a tutta Europa. La corruzione, infatti, non ha confini nazionali”.
“Tale direttiva – ha aggiunto il Presidente di Anac – rafforza la leadership regolatoria dell’Europa a livello internazionale, garantendo maggiore attrazione agli investimenti esteri e più competitività. “L’Italia, in questo caso, può essere orgogliosa che i contenuti della direttiva li ha già adottati, e ne può chiedere l’ulteriore rafforzamento, per esempio richiedendo l’istituzione in ogni Paese di una piattaforma unica europea della trasparenza sul modello di quella che sta predisponendo l’Anac in Italia”.
Le dichiarazioni sull’abuso d’ufficio
Il Presidente Busìa è intervenuto, poi, sull’abuso d’ufficio, evidenziando come “già l’intervento legislativo del 2020 ha cercato di circoscrivere e precisare meglio l’ambito di applicazione dell’abuso d’ufficio. Purtroppo parte della giurisprudenza ha allargato nuovamente le maglie del reato. E’ sempre necessaria la chiarezza normativa nel diritto amministrativo, ma quando si passa alla legge penale la tassatività diventa costituzionalmente doverosa. E’, quindi, essenziale ora intervenire per puntualizzare, senza abrogare. Altrimenti, fattispecie come il favoritismo (per esempio, il caso di un commissario che in un concorso pubblico favorisce la sua protetta) resterebbero scoperte”.
“L’abrogazione – ha sottolineato il Presidente di Anac – non è conforme al progetto di direttiva europea, e va in direzione diversa rispetto alle convenzioni del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite. Più che l’abolizione è necessaria la puntualizzazione del reato. Altrimenti si crea un vuoto, e un disallineamento dal resto d’Europa, in quanto il reato d’abuso d’ufficio è presente già nell’ordinamento degli altri Paesi membri”.
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