Una delle disposizioni tratta della pulizia straordinaria degli ambienti scolastici in relazione all’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19, al cui fine autorizza la spesa di 43,5 milioni di euro nel 2020. Risorse destinate all’acquisto di materiali per la pulizia straordinaria dei locali e dei dispositivi di protezione e igiene personali, sia per il personale che per gli studenti. La norma è indirizzata «alle istituzioni scolastiche ed educative pubbliche del sistema nazionale di istruzione», sistema che secondo la legge 62/2000 «è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». A questo giro restano fuori le paritarie private, in quanto la norma include le sole istituzioni scolastiche “pubbliche”, non quelle degli enti locali, pubbliche per definizione. Anche a queste, dunque, dovrebbero essere destinate la risorse messe a disposizione dal “Cura Italia”, ma la norma ne rinvia la ripartizione al decreto previsto dall’articolo 1, comma 601, della legge 296/2006, cui sono demandati i criteri e i parametri per l’assegnazione diretta alle istituzioni scolastiche del Fondo per le competenze dovute al personale e del Fondo per il funzionamento. Enti locali a bocca asciutta, dunque.
Inequivocabilmente indirizzato a Province, Città metropolitane e Comuni è invece la norma che istituisce presso il ministero dell’Interno un fondo con una dotazione di 80 milioni di euro per il 2020, finalizzato a concorrere al finanziamento delle spese di sanificazione e disinfezione degli uffici, degli ambienti e dei mezzi. Il fondo è destinato per 75 milioni ai Comuni e per 5 milioni alle Province e Città metropolitane.
Il fondo è ripartito con decreto del ministero dell’Interno, di concerto con il Mef e il ministero della Salute, da adottarsi, sentita la Conferenza Stato città ed autonomie locali, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto, tenendo conto della popolazione residente e del numero dei casi di contagio da Covid-19 accertati.
Questa sembra essere la cifra del Dl Cura Italia nei confronti degli enti locali, coinvolti senza dubbio in maniera più defilata rispetto alla sanità, ma comunque in prima linea nel gestire l’emergenza, solo se si pensa alla protezione civile, alla vigilanza sul territorio, ai servizi sociali essenziali, al pronto intervento e alle numerose funzioni indispensabili da garantire alla popolazione, molte delle quali non possono essere gestite col lavoro agile e impongono la presenza fisica del personale.
Questo impegno continua ad essere assicurato a invarianza di spesa e senza risorse ulteriori, anzi col personale a ranghi ridotti a causa della parola d’ordine di svuotare anche gli uffici pubblici, come da ultimo raccomandato dalla Ministra per la pubblica amminsitrazione con la direttiva 2/2020.
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