18/02/2016 – Sanremo: il segretario generale bacchetta la politica

PIANO ANTI CORRUZIONE, IL SEGRETARIO GENERALE “BACCHETTA” LA POLITICA. Luci e ombre, e non solo di oggi, nella gestione del Comune e del personale

 
 
 

Nella relazione allegata al Piano Triennale anticorruzione, approvato dalla Giunta comunale ed esteso anche alle attività ispettive dei controllori comunali del casinò e alle società partecipate, il segretario Generale Concetta Orlando, responsabile della prevenzione della corruzione, non è stata tenera con l’attuale amministrazione comunale ed ha mosso critiche, neppur troppo velate, anche alle “classi politiche che hanno amministrato Sanremo negli ultimi 20 anni ed oltre”. Ecco uno stralcio del documento portato in giunta fuori sacco perchè in scadenza e approvato in extremis per evitare una sanzione amministrativa all’organo inadempiente variabile da mille a dieci mila euro.

“Nell’organizzazione del Comune di Sanremo, caratterizzata da rilevanza mediatica e sovraesposizione  politica – scrive la Orlando –  il ruolo del Segretario Generale come Responsabile della Prevenzione della Corruzione è stato vissuto con resistenze al cambiamento molto rilevanti, in quanto le misure proposte anche ulteriori rispetto al precedente Piano ed emerse nella gestione, sono state avvertite come inaccettabili in quanto “si è sempre fatto così”. Le carenze organizzative evidenziate e consistenti in un eccesso di posizioni organizzative poco responsabilizzate, nella mancata individuazione di una pluralità di responsabili di procedimento, non sono state avvertite come tali e le misure di riorganizzazione proposte non sono state valutate con la necessaria attenzione. La dimostrazione è che l’ipotesi di macrostruttura proposta nel mese di novembre 2014 dopo vari aggiustamenti di compromesso, pur sottoposta all’esame della giunta non è stata approvata ed è rimasta giacente per un anno, per essere ripresa solo dopo gli arresti di circa 40 dipendenti per assenteismo e circa 75 dipendenti avvisati della conclusione delle indagini per le stesse imputazioni. Il principale nodo critico, già evidenziato nella nota introduttiva al Piano del 2015 è costituito dall’essere i dipendenti comunali anche elettori del comune ed esercitanti un ruolo di “condizionamento” finalizzato a propri piccoli vantaggi nella gestione del rapporto di lavoro, accompagnato dalla scarsa percezione del disvalore di questo tipo di approccio. Spesso il responsabile della prevenzione della corruzione è stato visto come corpo estraneo, soggetto a lamentele da parte del personale nei confronti della politica, sia per l’intervento riformatore sul sistema dei controlli sul casinò, sia sull’eliminazione di un fondo finanziato dal bilancio comunale che rimborsava le spese mediche di dipendenti, ex dipendenti e loro familiari. In questo ultimo caso un gruppo di dipendenti comunali ha presidiato il consiglio comunale di approvazione del bilancio e molti interventi dei consiglieri sono stati diretti a preservare detto fondo, pur accettando obtorto collo il parere del segretario. Altre anomalie riguardano alcune distorsioni del salario accessorio, su cui spesso la politica è chiamata ad intervenire su sollecitazione sindacale. Va anche segnalato che i sindacati non riescono a svolgere il loro ruolo, sia per inadeguatezza della preparazione giuridica, sia per cattive abitudini consolidate di utilizzi distorti del salario accessorio. Tutti questi elementi, nonostante le criticità rappresentate, sono stati alla fine affrontati nel modo corretto”.

Parole dure che sono già sotto la lente di ingrandimento dell’opposizione pronta a dare battaglia nella prossima riunione del Consiglio comunale. Ma non sono le sole. Il segretario generale, nella sua relazione di oltre 60 pagine, ha trattato anche il settore edilizio, con particolare riferimento allo strumento urbanistico generale e alle sue varianti, oltre al contenuto altamente discrezionale, che hanno la peculiarità di determinare effetti economici indiretti molto rilevanti per i privati. “Una realtà concreta  in una regione come la Liguria in cui la rendita immobiliare costituisce ancora l’ossatura portante dell’economia”  scrive la Orlando. E ancora “ Nell’iter di adozione degli strumenti urbanistici generali e delle varianti, gli attori coinvolti sono sia di natura politica, a cui spetta il potere decisionale, sia di natura tecnica, che per le competenze professionali possedute sono in grado di interagire con l’organo politico nell’assunzione delle decisioni finali. Va qui rilevato che sebbene il piano anticorruzione debba contenere misure organizzative applicabili ai dipendenti e ai dirigenti, ciò non toglie che nella presente proposta, si possano avanzare misure organizzative dirette anche agli organi politici, che questi ultimi possono decidere o meno di adottare”.

La relazione-Orlando quindi affronta il tema dei “salari accessori” come dire i vari “premi” che ogni anno vengono assegnati ai dipendenti che si sono distinti per il loro lavoro. Qui il segretario generale sta sul generico, ma il messaggio è chiaro: “In molti comuni, la doppia qualità dei dipendenti comunali, da una parte dipendenti e dall’altra cittadini elettori, può determinare dinamiche distorte di gestione del rapporto di lavoro e del salario accessorio, soprattutto se non si riesce ad attuare sostanzialmente il principio di separazione tra politica e gestione. Del resto le ispezioni della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti in materia, dimostrano come nella maggioranza dei comuni italiani la gestione del salario accessorio si presta a forzature “clientelari” che però vanno a detrimento non solo della finanza pubblica, ma anche della parità di trattamento tra i dipendenti, della meritocrazia e inquinano, nei casi più gravi, anche la dinamica democratica. Tale inclusione consente anche l’adozione di specifiche misure volte alla prevenzione di un rischio specifico di illegalità molto diffuso nelle pubbliche amministrazioni e costituito dall’assenteismo”.

Infine le responsabilità. “La mancata predisposizione del piano e la mancata adozione delle procedure per la selezione e la formazione dei dipendenti costituiscono elementi di valutazione della responsabilità dirigenziale”. Il comma 12 prevede che, nel caso in cui venga commesso all’interno dell’amministrazione un reato di corruzione accertato con sentenza passata in giudicato, il responsabile della prevenzione della corruzione risponde per responsabilità dirigenziale, sul piano disciplinare, oltre che per danno erariale e all’immagine della pubblica amministrazione, salvo che provi di aver predisposto, prima della commissione del fatto, il piano triennale di prevenzione e di aver vigilato sull’osservanza delle misure in esso contenute, nonché di aver osservato tutte le prescrizioni previste dalla norma. Una ulteriore ipotesi di responsabilità dirigenziale viene individuata  nel caso in cui si verifichino ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal piano nonché situazioni di illecito disciplinare per omesso controllo”.

 

Gian Piero Moretti

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