17/09/2018 – Troppi sospetti nei rapporti tra pubblico e privato

Troppi sospetti nei rapporti tra pubblico e privato

Il rigore è indispensabile, ma nel nostro sistema domina la sfiducia e con questo spirito è stata affidata all’autorità la vigilanza sui contratti pubblici

di Luciano Violante

Lo Stato moderno ha bisogno di fiducia e flessibilità. Invece nel nostro sistema i rapporti tra pubblico e privato sono ancora caratterizzati dal sospetto e dalla sfiducia. Con questo spirito è stata affidata all’autorità anticorruzione la vigilanza sui contratti pubblici; con lo stesso spirito si prescinde dalla sentenza di condanna definitiva per far scattare alcune misure interdittive. La corruzione va certamente combattuta con rigore. Ma senza supporre che ogni pubblico dipendente sia un potenziale corrotto e ogni operatore economico sia un potenziale corruttore. In alcuni casi il legislatore ha saggiamente scelto una strada diversa. Nel codice dei contratti pubblici è potenziata la discrezionalità del pubblico funzionario e il libero accesso dell’imprenditore alla pubblica amministrazione. Le consultazioni preliminari di mercato, ad esempio, permettono alla pubblica amministrazione di consultare operatori economici per informarli degli appalti programmati. Il dialogo competitivo permette alla pubblica amministrazione di avviare con i partecipanti selezionati per una gara un dialogo finalizzato a individuare le procedure più idonee a soddisfare le proprie necessità. Il codice prevede inoltre che l’imprenditore possa presentare alle amministrazioni proposte concrete per la realizzazione di opere pubbliche. L’amministrazione pubblica se ne avvantaggerebbe perché l’operatore privato è, in genere, più aggiornato del pubblico funzionario su specifiche tecnologie: come costruire oggi un ospedale o una scuola, ad esempio. Ma tutte queste procedure trovano rarissima applicazione.

La principale ragione è costituita dalla mancanza di certezza sui presupposti della responsabilità penale dei pubblici funzionari e degli operatori economici. Ogni atto discrezionale può essere oggetto di indagini penali, per effetto di denunce di imprenditori concorrenti o di inchieste giornalistiche o per altre ragioni. Il pm è tenuto ad inviare un avviso di garanzia. Quell’avviso nella maggioranza dei casi non produce una condanna. Ma in ogni caso è fonte di danni gravi per il pubblico funzionario. Deve farsi assistere da un avvocato, con gli oneri conseguenti, è indicato come colpevole sui mezzi di comunicazione, la reputazione è rovinata. Di fronte a questo rischio, il pubblico funzionario è ragionevolmente indotto all’inerzia, che è l’unico modo per salvaguardarsi. Questa è la ragione principale della lentezza e della oppressività della burocrazia. Se ogni scelta discrezionale può apparire frutto di un abuso, chi può dar torto al funzionario che non firma o che chiede innumerevoli documenti?

Anche l’imprenditore che presenta un progetto al pubblico funzionario rischia di cadere nella trappola delle indagini penali, per tentativo di corruzione; oppure di essere escluso da una gara perché accusato di aver tentato di influenzare indebitamente la decisione della stazione appaltante. Definire con chiarezza i presupposti della responsabilità penale gioverebbe non solo ai singoli cittadini, ma all’intera economia.

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