tratto da luigioliveri.blogspot.it

Norcia, Italia: cronache di un (dis)ordinamento giuridico inestricabile

 
Non entriamo nel merito del sequestro del centro polivalente di Norcia disposto dal PM per presunto abuso edilizio. Sarà il corso del procedimento a stabilire i fatti.

La questione che emerge dal fatto di cronaca è, tuttavia, proprio da riassumere nella considerazione che sarà un procedimento penale a dirimere la legittimità edilizia della realizzazione di un centro in zona terremotata, in situazione di emergenza e mediante impiego, per altro, di capitali privati.

In estrema sintesi, Norcia è al centro di un cratere di un terremoto devastante ed ha utilizzato risorse raccolte dal Corriere della Sera e La7 per realizzare a tempo di record un centro polifunzionale utilizzato come struttura di servizio per la protezione civile e sede del consiglio, ma forse realizzando un abuso edilizio, perchè la struttura ricade in una zona protetta da un vincolo ambientale nella quale non si possono realizzare strutture “fisse”.

Non c’è da mettere in dubbio che le regole vigenti siano quelle. Ma “il corso del procedimento” che dovrà stabilire i fatti sgorga proprio da queste regole.

La tragedia di un terremoto è un accadimento straordinario ed eccezionale, che giustifica l’adozione di provvedimenti in vario modo derogatori alle norme vigenti, per avviare con emergenza tutte le complesse opere ed attività necessarie per ridare alle popolazioni servizi, oltre che un tetto.

Ed è qui che Norcia diviene emblema dell’Italia. Come confermano i sindaci del “cratere” quelle norme, tra leggi, decreti, regolamenti, ordinanze della protezione civile e di altri commissari vari, sono diventati un diluvio, una massa informe e inestricabile, nella quale è difficile orientarsi. E, tuttavia, questa deflagrazione normativa non è stata in grado di sospendere, attenuare, derogare ai vincoli su una frazione di un territorio devastato da un terremoto.

Un vincolo ambientale è sacrosanto e da rispettare; la limitazione alla tipologia e destinazione delle costruzioni, anche. Ma, questo, in momenti normali ed ordinari. Desta perplessità la circostanza che quel vincolo, con quelle regole limitatrici, siano continuati ad operare in un territorio sfigurato e devastato, nel quale regole edilizie “ordinarie” poca utilità hanno rispetto alla situazione “straordinaria”.

La questione, allora, non sta tanto nella polemica contro l’azione del PM, che ha agito anche nell’esercizio di un dovere. Il problema, come sempre, è nelle regole, nelle norme.

Molte volte, nella stampa si accusa la “burocrazia”, ma molto raramente si è capaci di dare volto e concretezza a questa parola. Non di rado, i sindaci sono visti come incarnazione della “burocrazia”, perchè a capo di enti, i comuni, a loro volta, con le Usl e con le agenzie fiscali, per tutti archetipo della burocrazia, intesa come corpaccione molle che impedisce alle aziende ed alle famiglie di ottenere licenze, permessi, contributi, sovvenzioni e provvedimenti vari in tempi accettabili e con passaggi procedurali razionali e semplici.

Il caso di specie dimostra, invece, che anche i sindaci sono vittime della “burocrazia”. La stampa confonde, ormai da anni, le disfunzioni che possono esservi – e spesso vi sono anche – dietro il potere operativo degli uffici amministrativi (esplicazione letterale del termine “burocrazia”), con i danni creati non dalla burocrazia ma dall’ipernormazione che affligge quello che dovrebbe essere un “ordinamento” giuridico: “ordinamento” perchè le regole dovrebbero creare un ordine certo alle norme. Invece, ci troviamo di fronte ad un “disordinamento” nel quale le norme, anche a causa dell’eccessiva fretta con cui si legifera mediante decreti legge con maxiemendamento e fiducia, nonchè il dilagare delle deleghe legislative, si inseguono e sovrappongono senza coordinamento e senza tregua. A questo si aggiungono, poi, regolamenti e decreti attuativi (spesso in grave ritardo) ed una congerie ormai incontrollata di fonti: dalle circolari, alle risoluzioni, dalle FAQ agli atti di regolazione delle autohirties, dalle Linee Guida agli atti del Presidente dell’Anac; soprattutto, si assiste ad un oceano di pareri o risposte a interpelli, che intervengono senza alcun coordinamento tra enti rendendo il puzzle dell’ordinamento simile a un quadro di Pollock.

In questa condizione può verificarsi che le norme, evidentemente condizionate da un’emergenza e un riformismo continui ed incontrollati, dimentichino proprio di approntare quegli accorgimenti speciali necessari per fatti straordinari come un terremoto.

L’azione, dunque, dei sindaci, degli organi di governo e dei funzionari pubblici, ciò che viene fatto passare per “burocrazia” è, in realtà schiacciata e resa complicatissima dalla “burocrazia delle norme”, fonte vera e prima delle complicazioni, che poi portano all’emergere di un mare sterminato di contenziosi giuridici, penali, civili, amministrativi ed erariali, che complicano ulteriormente l’ordinamento con pronunce non di rado contraddittorie.

Partire da Norcia per ripensare l’Italia e la “burocrazia delle norme” sarebbe il primo o uno dei principali punti di una vera riforma “epocale”. Quella che non si è mai vista non solo nei fatti, ma nemmeno nei programmi di nessuna formazione politica.

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