L’Europa è diventato il luogo più pericoloso dell’Occidente. Aspettiamoci di tutto
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- In mezzo all’orrore, al sangue, e all’ansia che stringono Parigi, una singola decisione lacera l’anima come fragile, patetica, emozionante confessione di impotenza: le frontiere della Francia vengono chiuse. Un piccolo gesto di polizia che vale la sospensione di secoli di conquista della più grande libertà di azione della modernità, irradiatasi nel mondo proprio dalla Francia dei diritti: il diritto a muoversi liberamente nel mondo. Un piccolo gesto di polizia, che ricordiamo applicato solo nell’Europa delle Grandi Guerre.
Ridotto molto alla sua essenza, al netto di violenza e paura, l’ennesimo atto di terrorismo che ha colpito Parigi in effetti è narrabile attraverso questa singola misura.
Noi tutti possiamo chiudere le nostre porte, nasconderci nelle nostre case, cercare di rimettere sotto controllo il nostro territorio per individuare e colpire chi ci attacca; ma chi ci attacca è dentro di noi, sono uomini e donne che hanno regolari passaporti dei nostri paesi perché vi sono cresciuti, o perché vi sono entrati mescolandosi con le migliaia di vittime, migranti che fuggono la violenza terrorista nei paesi d’origine. Questi uomini e donne sanno tutto di Schengen, sanno tutto dell’Europa, dei nostri costumi e delle nostre abitudini, dei luoghi dove amiamo andare in vacanza, e dei bar, ristoranti e sale da cinema o da ballo dove passiamo le sere dei fine settimana. E loro stessi somigliano perfettamente a noi: vestono e agiscono come noi.
Non hanno così nemmeno bisogno di mascherarsi. Né hanno bisogno di organizzare grandi imprese come l’attacco alle Due Torri. Hanno solo bisogno di ricevere o comprare un mitra, e andare in giro per le strade a stroncare la vita di chi sta prendendo un caffè. O hanno bisogno solo di un amico in un aeroporto. O di un po’ di esplosivo su cui farsi saltare nei posti più affollati possibili.
Questa è la nuova leva di terrorismo in cui l’Isis, o qualunque altra sigla, si è evoluta. Non si tratta di lupi solitari, ma nemmeno di grandi organizzazioni. Sono piuttosto piccoli gruppi, leggeri nella organizzazione, determinati a uccidere il maggior numero di persone, e a morire nel percorso: semplicemente materializzandosi dove trovano il maggior numero possibile di vittime .
Il tipo di operazione che abbiamo visto a Parigi, è ormai sempre la stessa negli ultimi mesi. Abbiamo visto la stessa combinazione già tante e tante volte. I giovani con mitra che uccidono a viso scoperto chiunque si trovino davanti sui marciapiedi di Parigi, li abbiamo già visti sulla spiagge egiziane che sparavano contro i turisti in costume, o contro i turisti del museo del Bardo a Tunisi. Semplici esplosivi imbarcati da mani anonime sul volo russo esploso sul Sinai, equivalgono gli esplosivi che hanno introdotto sul loro corpo i kamikaze dello stadio di Parigi. Gruppi piccoli, di passi veloci, già morti prima di iniziare a sparare, come quelli che attaccarono Charlie Hebdo.
È una straordinaria evoluzione del terrorismo, rispetto alle massicce operazioni che sognava Osama Bin Laden.
Evoluzione estremamente pericolosa, perché se Osama aveva tutto sommato tecniche e pensieri di Guerra, ed era di conseguenza in qualche modo individuabile e combattibile, questo nuovo terrorismo è solo un grande flusso senza definizioni fisiche, un fiume sotterraneo che emerge e scompare perché è già dentro le nostre società, ma anche fuori, senza frontiere, senza strutture, e senza nemmeno la voglia finale di vivere e riprodursi.
È la forma più pericolosa di organizzazione che abbiamo finora incontrata. Ed è tutta quasi esclusivamente fenomeno puramente europeo: perché ha qui radici, perché qui ha studiato, e perché qui infine scarica il suo odio.
La Terza Guerra Mondiale, vogliate crederci o no, è in corso, continua ad accelerare, e l’Europa è un altro suo teatro. Il vecchio mondo, come ci chiamano, è tornato ad essere il luogo più pericoloso dell’Occidente. Aspettiamoci di tutto.
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