12/12/2019 – Più dipendenti e più fondi per i comuni

Ok in Stato-città al decreto che sblocca le assunzioni extra turnover. Al via la restituzione di 560 milioni
Più dipendenti e più fondi per i comuni
di Francesco Cerisano
Più dipendenti e più fondi per i comuni. Nei municipi virtuosi il turnover va in soffitta, con la conseguenza che dal 1° gennaio 2020 gli enti con una spesa per il personale bassa rispetto alle entrate correnti, potranno assumere anche in aggiunta alla sostituzione del personale che va in pensione. Ad aprire le porte al reclutamento di 40 mila nuovi dipendenti in più è il decreto della Funzione pubblica, concertato con Mef e Mininterno, che ha avuto ieri il via libera della conferenza stato-città. I comuni festeggiano anche per il recupero dei 560 milioni tagliati nel 2014 e mai più restituiti ai sindaci. La Stato-città ha infatti dato il via libera anche al decreto con il nuovo riparto del Fondo di solidarietà comunale, riformulato con le ulteriori risorse previste nella legge di bilancio. La restituzione dei fondi tagliati diventerà strutturale e inizierà con una prima tranche di 100 milioni a partire dal 2020 per concludersi nel 2024. Nel frattempo, per dare ai sindaci il tempo necessario ad adeguare i bilanci ai nuovi importi del Fondo di solidarietà comunale, il termine per l’approvazione dei preventivi slitta al 31 marzo 2020.
«Oggi centriamo due obiettivi storici, fondamentali nella trattativa col governo condotta negli ultimi anni dai sindaci», ha commentato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. «Se pensiamo che dal 2010, per effetto della spending review, i comuni hanno perso circa 80 mila dipendenti, pari al 20 per cento del totale, andati in pensione e non rimpiazzati, oggi iniziamo un recupero necessario per migliorare l’offerta di servizi diretti ai cittadini. Voglio ringraziare per la tenacia tutti i sindaci, al mio fianco in questa battaglia di giustizia, e per l’impegno i viceministri del Mef, Laura Castelli e Antonio Misiani». Per Castelli «il superamento del turnover con l’assunzione di 40 mila nuovi dipendenti e il recupero strutturale dei 560 milioni sono risultati concreti che avranno ricadute importanti sui cittadini e sui servizi che i sindaci potranno offrire alle comunità locali».
Ma come funziona il decreto sblocca turnover? Il provvedimento, messo a punto dal dicastero guidato da Fabiana Dadone, suddivide i comuni in 9 fasce demografiche in relazione alle quali sono individuati i valori soglia «virtuosi» del rapporto tra spesa del personale e entrate correnti. I comuni che si collocano al di sotto di tale valore potranno incrementare la spesa di personale (per assunzioni a tempo indeterminato) registrata nell’ultimo rendiconto sino ad una spesa complessiva, sempre rapportata alle entrate, non superiore al valore soglia.
In sede di prima applicazione del decreto e fino al 31 dicembre 2024, tale incremento annuale sarà un po’ più limitato. Sarà infatti autorizzato in misura non superiore a valori percentuali, indicati in un’apposita tabella, inferiori rispetto ai valori soglia individuati per ciascuna soglia demografica. Un esempio per chiarire: a regime i comuni da 3.000 a 4.999 abitanti potranno aumentare il rapporto spesa personale/entrate fino al 31,2%, ma in sede di prima applicazione del decreto la soglia da considerare sarà al 19% nel 2020, per poi salire al 24% nel 2021, al 26% nel 2022, al 27% nel 2023 e al 28% nel 2024. Dal 2025 si attesterà stabilmente al 31,2%.
I comuni non virtuosi, in cui il rapporto spesa di personale/entrate risulta superiore ai valori soglia, dovranno invece iniziare un percorso graduale di riduzione di tale rapporto, fino ad arrivare a centrare i parametri ottimali nel 2025, «anche applicando un turnover inferiore al 100%». Dal 2025 i municipi che non saranno riusciti a raggiungere il rapporto spese/entrate virtuoso dovranno applicare un turnover molto stringente pari al 30% fino al raggiungimento della soglia di virtuosità. In pratica per assumere un dipendente bisognerà aspettare che fuoriescano dagli organici tre lavoratori.
I parametri individuati nel decreto potranno essere aggiornati ogni cinque anni. Per i comuni fino a 5.000 abitanti virtuosi e che fanno parte di unioni comuni, sarà possibile incrementare la spesa di personale a tempo indeterminato oltre la soglia massima di spesa per fascia demografica , nella misura massima di 38 mila euro. E’ quanto prevede un emendamento ad hoc, presentato dal governo alla legge di bilancio 2020 e condiviso dall’Anci, che modifica il decreto ministeriale consentendo ai piccoli comuni l’assunzione di almeno un’unità di personale. Tale unità sarà collocata in comando presso le corrispondenti unioni di comuni, che se ne assumeranno i costi, in deroga alle norme sul contenimento della spesa per il personale.
«E’ un frutto importante del nostro lavoro», ha osservato il ministro Dadone. «A valle dell’approvazione della legge di bilancio, contenente la nostra nuova formulazione dell’articolo 33 che istituisce una seconda soglia in favore delle città fino a 5mila abitanti aggregate in unioni di comuni, potremo dare rapidamente seguito al decreto attuativo e permetteremo ai sindaci non soltanto di coprire i buchi di organico, ma di rilanciare davvero la loro azione amministrativa».

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