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Pa: slitta di una settimana esame riforma al Senato

Articolo pubblicato il: 10/02/2015

Slitta la discussione della delega sulla riforma della pubblica amministrazione in commissione Affari costituzionali del Senato. Il testo dovrebbe essere esaminato la prossima settimana. Una battuta d’arresto, rispetto alle previsioni del ministro della Pa Marianna Madia che, il 4 febbraio, annunciava che la riforma si sarebbe votata in Senato da questa settimana.

Domani infatti, è stata sconvocata la seduta plenaria della Commissione Affari costituzionali che avrebbe dovuto discutere il provvedimento, in sede referente. Il rallentamento sembra dipendere dal parere della commissione Bilancio di Palazzo Madama non ancora formulato per problemi di copertura. Oggi intanto la prevista discussione in plenaria sul testo non è stata affrontata.

Il ddl 1577 è stato oggetto di ben 489 subemendamenti che si vanno ad aggiungere agli emendamenti presentati dal relatore, Giorgio Pagliari. Nonostante la mole di modifiche proposte, lo stesso Pagliari la scorsa settimana si dichiarava fiducioso che nel giro di due settimane si potesse arrivare al voto in Aula.

Tra i punti “caldi” del testo e dei suoi emendamenti ci sono alcuni nodi da sciogliere. A partire da quello della dirigenza pubblica, oggetto di molti emendamenti, tra i quali uno dello stesso Pagliari che “disciplina l’esclusiva imputabilità alla dirigenza della responsabilità amministrativo-contabile per l’attività gestionale e dunque è inteso a chiarire i limiti della loro responsabilità” rafforzando il principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo e amministrativo-contabile.

Ma tra i temi che potranno generare ulteriore dibattito, per Pagliari, c’è quello dei segretari comunali, laddove si ipotizza la soppressione della figura e dell’albo, oppure una revisione e anche disposizioni che riguardano la ricollocazione dei segretari con la previsione di albi speciali.

Particolare rilievo assumono anche, ai fini della discussione, le misure previste in un’ottica di restrizione del campo delle partecipazioni societarie, soprattutto da parte degli enti locali, in materia di servizi pubblici locali.

 

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