tratto da quotidianogiuridico.it
Il Notariato e l’emergenza Coronavirus
giovedì 09 aprile 2020
di Laurini Giancarlo – Notaio, già Presidente del CNN
L’Italia sta affrontando un nemico invisibile e fino ad oggi non contrastabile con un’arma diretta, ma soltanto col cd. “distacco sociale” (forse meglio sarebbe parlare di “distacco personale”) che, oltre a creare enormi problemi all’economia non soltanto italiana, ma europea e mondiale, sconvolge totalmente la vita personale e professionale di tutti. Ed è uno sconvolgimento tanto più grave per la collettività, quanto più coinvolge attività professionali di particolare valenza, da quella sanitaria innanzitutto, a quella notarile, portatrici di funzioni di interesse pubblico.
Purtroppo, alla difficoltà oggettiva causata dal “virus”, si aggiungono quelle causate da provvedimenti emergenziali non ben supportati tecnicamente, ma emessi frettolosamente, tra incertezze politiche e contrasti ideologici.
E bastino due esempi.
Il primo è quello dell’emendamento approvato ieri notte dalla Commissione Bilancio del Senato in sede di discussione della legge di conversione del D.L. “Cura Italia“.
Premesso che il secondo comma, nella foga di una pretesa semplificazione della stipula dei mutui e di una serie di altri contratti, non sembra aver tenuto conto, tra l’altro, della norma codicistica che impone, ai fini della trascrivibilità delle compravendite immobiliari collegate ai leasing, l’autentica notarile non solo della parte “accettante”, ma anche di quella proponente, quello che è particolarmente dirompente è il 1° comma, che prevede testualmente:
“1. Salvo che ricorrano gravi e comprovati motivi di salute che impediscano alla parte di spostarsi, nel periodo compreso tra l’entrata in vigore del presente articolo e il 31 ottobre 2020, l’attività del Notaio è limitata alle ipotesi in cui si riscontri un oggettivo carattere di indifferibilità o di urgenza e deve essere svolta esclusivamente presso il proprio studio, eccezion fatta, se del caso, per i testamenti pubblici e per le assemblee degli enti e delle società.”
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Ora, non vi è chi non veda l’assoluta estemporaneità di una misura (ideata forse a febbraio sotto lo shock dell’esplosione dell’epidemia …) restrittiva per ben sette mesi della libertà di iniziativa economica dei cittadini attraverso la straordinaria limitazione della possibilità di stipulare atti notarili e che entra in vigore proprio nel momento in cui la pur timida inversione di tendenza nella crescita dei contagi (grazie alle misure fin qui adottate e che devono per il momento ancora permanere), comincia a far intravedere una possibile 2° fase della lotta al coronavirus.
E’ ovvio che nessuno può ragionevolmente pensare che il 13 aprile o comunque a breve, tutto torni alla normalità, ma da qui a restringere fino al 31 ottobre 2020 le attività economiche degli italiani e i loro rapporti contrattuali “alle sole ipotesi in cui si riscontri un oggettivo carattere di indifferibilità o di urgenza …” c’è un abisso ed è in plateale contrasto con la politica di rilancio dell’economia, anche in settori chiave come l’edilizia, nella quale il Governo italiano è fortemente impegnato e sta conducendo una durissima battaglia per ottenere la solidarietà europea.
Se proprio si ritiene di dover intervenire con un provvedimento assai discutibile come questo, che sarebbe ancora in vigore quando probabilmente già le industrie saranno tornate in piena attività e forse si potrà fare anche shopping, si elimini quell’inopinato e ingestibile riferimento all'”oggettivo carattere di indifferibilità o di urgenza …” dell’atto e se ne limiti comunque la vigenza al periodo dell’emergenza sanitaria, fissato fino al 31 luglio dalla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 o a quello più breve che potrà esser eventualmente stabilito in considerazione dell’evolversi dell’emergenza stessa.
Provvedimenti come quello in oggetto (per fortuna non ancora approvato in via definitiva, dovendo completare il suo iter parlamentare) possono infatti avere effetti devastanti sull’economia del paese, superiori a quelli causati dalla pandemia in sè.
Sono certo che il Ministro di Giustizia, nella sua alta funzione, anche di vigilanza, interverrà in tempo per raddrizzare il tiro, all’insegna della migliore tecnica legislativa e facendo prevalere quel buon senso che il coronavirus e l’emergenza che ne è derivata sembrano abbiano fatto smarrire a molti.
Il Notariato farà sicuramente e in ogni caso la sua parte per alleviare al massimo possibile il disagio dei cittadini in questo che passerà alla storia come uno dei periodi più difficili dell’Italia repubblicana.
Il secondo esempio è rappresentato dalla tormentata vicenda della interpretazione ed applicazione dei DL e DPCM che si sono succeduti nei mesi di febbraio, marzo e aprile (l’ultimo DL è stato approvato dal Governo qualche giorno fa, ma non è ancora in Gazzetta …) con i quali per alcuni si sono “prolungati” i termini di scadenza dei titoli di credito, per altri si è inciso semplicemente sui termini per gli adempimenti ad essi successivi (protesto) e per altri ancora, addirittura la sospensione non sarebbe applicabile a tutto il territorio nazionale!
Allo stato, quel che è certo è che la decisione che i P.U. dovranno assumere è rinviata al 4 maggio, data in cui scadranno i 52 giorni di sospensione e dalla quale partirà il computo dei giorni per i protesti: da 2 a 52 a seconda dell’interpretazione della norma…
A questo punto notariato e banche, che sono in prima linea, dovranno necessariamente utilizzare i giorni che restano fino alla fine di aprile per raggiungere un’interpretazione univoca, che dia certezza a tutti i soggetti coinvolti nella circolazione dei titoli di credito, evitando che anche questa volta interpretazioni contrastanti creino incertezze, imbarazzi e responsabilità per tutti.
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