tratto da marcoaurelio.comune.roma.it

Luci ed ombre nella gestione degli enti locali nel 2014

di Arturo Bianco

Contenimento della spesa, avvio positivo delle gestioni associate, applicazione in modo ampio dei controlli interni di regolarità amministrativa e di quelli di gestione, sono alcuni degli elementi positivi che si sono manifestati nella gestione degli enti locali nel 2014; anno in cui la condizione di sofferenza dei bilanci è comunque aumentata, si sono accresciuti i debiti fuori bilancio e le forme innovative di controllo interno non sono state introdotte in tutte le amministrazioni. Possono essere così sintetizzate le principali indicazioni contenute nella deliberazione della sezione autonomie della Corte dei Conti n. 8 del 22 febbraio, “Relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali, esercizio 2014”. In termini di andamento complessivo viene formulato il seguente giudizio: “deve trovare ancora piena realizzazione il processo di decentramento in senso federalista e di aumento della autonomia finanziaria degli enti territoriali”.

Come si può vedere, un bilancio che è fatto di luci e di ombre: la relazione mette in particolare evidenza gli elementi di criticità che emergono complessivamente nella gestione finanziaria ed i rischi di deterioramento che si stanno evidenziando in misura assai marcata.

Sul versante del personale la relazione mette in evidenza il sostanziale rispetto dei vincoli di spesa dettati dal legislatore da parte dell’insieme delle amministrazioni locali.

I DATI DI FONDO

Le amministrazioni locali gestiscono circa il 9,5% delle risorse del complesso delle amministrazioni pubbliche e circa l’8,9% delle relative uscite: questo dato si conferma come sostanzialmente analogo a quello di tutti gli anni immediatamente precedenti.

La gestione finanziaria dei comuni è caratterizzata dai seguenti dati: avanzo di amministrazione di 5,4 miliardi di euro (in aumento lieve rispetto al 2013 ed in “netta diminuzione” rispetto agli anni 2011 e 2012. Il loro indebitamento netto è stato pari a 435 milioni di euro, a fronte di una assenza di questa voce nel biennio precedente (2011 e 2012). La Sezione Autonomie della Corte dei Conti evidenzia che continuano ad essere presenti in misura significativa tensioni sulla gestione della cassa e mette in evidenza l’elevato grado di rigidità che caratterizza i bilanci locali.

Il giudizio della relazione è molto netto: 

Le entrate tributarie sono aumentate di circa il18% nel quadriennio compreso tra il 2011 ed il 2014.

La relazione mette inoltre in evidenza 2 aspetti di marcata criticità:

1) “gli equilibri di bilancio nel quadriennio 2011-2014 mostrano un progressivo deterioramento per i Comuni, e, soprattutto, per le Province;

2) “i debiti fuori bilancio risultano rilevanti per gli importi e per l’alto numero di enti coinvolti: nel 2013 Comuni e Province contraggono debiti fuori dalla programmazione di bilancio per 834,9 milioni di euro e nel 2014 per 909,6 milioni”.

LE GESTIONI ASSOCIATE

Dalla relazione viene formulato un giudizio positivo sulle gestioni associate, bilancio positivo che invece per il legislatore nazionale –sulla scorta delle indicazioni dell’Anci- non è considerato acquisito, visto che i termini per il suo avvio sono stati spostati e che è alle viste la revisione delle scelte legislative. 

Viene evidenziato che “segnali incoraggianti vengono dai dati di consuntivo delle Unioni di comuni e delle fusioni di comuni. Per le prime, la spesa corrente nel biennio considerato (2013-2014) cresce di 40,4 milioni di euro (+ 9%), ma ad essa fa riscontro un decremento della spesa corrente dei Comuni che partecipano alle Unioni di 76,6 milioni di euro (rispetto al 2013: – 3%). Per le fusioni – sia pur nel ristretto ambito di analisi (18 enti nati dalle fusioni) e al netto degli incentivi ricevuti – si rileva che hanno prodotto un risparmio di spesa di circa 10 milioni di euro. 
Emerge, dunque, che la gestione associata delle funzioni fondamentali, se proseguita ed ulteriormente incentivata, costituisce essenziale strumento al fine del conseguimento di più elevati standard di efficienza ed efficacia, soprattutto in una realtà caratterizzata da una polverizzazione degli Enti locali e da una conseguente frammentazione delle politiche territoriali”.

I CONTROLLI INTERNI

La relazione evidenzia che i controlli interni di regolarità e di gestione sono attuati nella gran parte delle amministrazioni locali, mentre si registrano difficoltà nell’avvio delle altre forme introdotte dal DL n. 174/2012, con riferimento in particolare a quelli strategico, di qualità e sulle società partecipate.

Anche se non in tutte le amministrazioni sono stati modificati i regolamenti di contabilità e di organizzazione per adeguarli alle previsioni dettate dalle normativa sui controlli interni viene evidenziato che nella stragrande maggioranza degli enti (ben il 97%), nel rendere il parere di regolarità contabile, viene preventivamente l’andamento delle entrate in relazione agli equilibri di bilancio e che tutte le amministrazioni adottano deliberazioni provviste del parere di regolarità tecnica.

I controlli successivi di regolarità sono stati avviati da circa l’82% delle amministrazioni locali, quindi da un numero assai elevato. 

Cifre quasi altrettanto elevate si registrano per l’adozione del controllo di gestione: 84% degli enti. Anche se nella maggioranza delle amministrazioni non viene utilizzato personale a tempo pieno e in quasi metà degli enti non vi è un “sistema informativo perfettamente collegato in rete con i vari uffici, che permetta di valutare in tempo reale la congruenza tra risultati ed obiettivi”.

Invece vi sono forti ritardi nell’avvio delle altre forme di controllo interno che sono state introdotte dal citato DL, anche se nella prima fase esse sono obbligatorie solamente per le amministrazioni di maggiore dimensione. Il controllo strategico è stato avviato dal 67% delle amministrazioni e lo stato di attuazione dei programmi è stato verificato nel 62% delle amministrazioni. Valori ancora più bassi si registrano per l’avvio dei controlli sulle società partecipate, il 42% dei comuni e per il controllo di qualità, 51% degli enti.

Ricordiamo che le finalità che complessivamente il legislatore vuole raggiungere con i controlli interni sono le seguenti: “coniugare validamente i principi di salvaguardia dell’autonomia degli enti territoriali con l’esigenza di coordinamento della finanza pubblica, intento cui si è aggiunta una funzione prescrittiva e sanzionatoria che affianca quella collaborativa di impianto più tradizionale

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