Costano cari gli acquisti centralizzati
Acquisti sempre più centralizzati
La legge di stabilità per il 2016 stabilisce un grado di centralizzazione finora sconosciuto degli appalti di beni e servizi presso la Consip (società di proprietà del ministero dell’Economia) e le nuove centrali d’acquisto regionali.
Dal 2017 infatti per specifiche merceologie di uso ricorrente (energia elettrica, gas, carburanti rete e carburanti extra-rete, combustibili per riscaldamento, telefonia fissa e telefonia mobile) si abolisce la possibilità per le stazioni appaltanti di procedere ad acquisti autonomi, anche quando potrebbero approvvigionarsi per conto proprio a prezzi inferiori. Gli obblighi d’acquisto centralizzato tramite le convenzioni Consip vengono estesi a tutti gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici nonché alle agenzie fiscali. Inoltre, gli enti locali avranno da ora in avanti l’obbligo di ricorrere a Consip o alle altre “Consip regionali” per specifici beni e servizi, oltre una certa soglia. Si introduce poi la definizione di “caratteristica essenziale” di un bene o servizio, con la quale si intende forzare un’amministrazione ad aderire alle convenzioni o ad applicare, quale limite massimo per i propri acquisti autonomi, i prezzi di aggiudicazione di quelle. Per ultimo, le amministrazioni pubbliche potranno approvvigionarsi di beni e servizi informatici esclusivamente tramite Consip o le “Consip regionali”.
Più danni che vantaggi
Queste mosse genereranno i risparmi da tempo attesi? La spending review finalmente funzionerà, così da rilanciare lo sviluppo del paese? Ho molti dubbi al riguardo.
Primo, perché a causa della maggiore centralizzazione la dimensione delle gare d’appalto crescerà ulteriormente (basta ricordare, come ha fatto Raffaele Cantone, che la dimensione media dei lotti in Italia è salita dal 2011 al 2014 del 33 per cento, da 600mila a 800mila euro), rendendo ancora più difficile la vita a micro, piccole e medie imprese che dalla domanda pubblica dovrebbero invece ottenere quelle commesse che rappresentano ossigeno e occasione di crescita dimensionale. Cosa che avviene per esempio negli Stati Uniti, dove l’aggregazione è scoraggiata (per farlo bisogna dimostrare risparmi particolarmente consistenti) e si riservano appalti alle piccole imprese. O come avviene in Corea del Sud, dove la centralizzazione non riguarda le gare, ma l’informazione: le stazioni appaltanti rimangono infatti autonome, le piccole imprese hanno i loro appalti riservati, ma il primo ministro ha la possibilità di controllare in tempo reale se vi sono sprechi, dato che tutte le gare si svolgono sulla stessa piattaforma on-line.
Secondo, perché la legge scoraggia le migliori stazioni appaltanti dal darsi da fare per spuntare buone condizioni di prezzo. Leggere per credere: le amministrazioni pubbliche locali più virtuose che riescono a fare meglio di Consip (magari perché più vicine alle imprese e quindi con minori costi di trasporto o magari perché più competenti della pur brava Consip su una specifica merceologia) saranno obbligate a comprare ai più alti prezzi Consip.
Il paradosso è ancora più clamoroso se si pensa che ci apprestiamo ad approvare una nuova direttiva europea sugli appalti tutta basata sulla fiducia e la maggiore discrezionalità delle stazioni appaltanti. Il disegno di legge di stabilità invece di assicurarsi che le peggiori imparino a comprare bene, si preoccupa che le migliori non comprino a prezzi più bassi. Altro che fiducia e discrezionalità…
Terzo, tutte le proposte governative sono incentrate su tagli lineari o su decisioni di spesa che non eliminano gli sprechi: la previsione dei tagli di spesa ai ministeri, dove si penalizzano di più le amministrazioni che hanno fatto meno ricorso a Consip e non quelle che hanno sprecato di più; la mancanza nel 2016 di tagli alle regioni, indipendentemente dal fatto che l’una abbia speso meglio o peggio dell’altra; il grave taglio del 50 per cento della spesa annua complessiva di beni e servizi informatici.
Vale la pena soffermarsi su quest’ultimo punto. Gli investimenti in informatica sono un fattore fondamentale e indispensabile per ottenere risultati rilevanti nella lotta all’evasione e alla criminalità, nella prevenzione sanitaria, nella gestione del rischio idrogeologico e, in generale, in tutti gli elementi di gestione di una società moderna e complessa. La spesa informatica va certamente riqualificata, riducendo gli sprechi: ad esempio, il consolidamento dei centri di calcolo consentirebbe risparmi significativi in termini di investimenti, personale e costi di gestione. Ma si tratta di un progetto complesso, che va gestito con professionalità e che necessita di investimenti.
In conclusione, una legge di stabilità che non stanzia risorse per rafforzare le professionalità delle stazioni appaltanti, distrugge il tessuto delle piccole imprese e riduce la spesa senza tagliare gli sprechi è quanto di peggio si poteva immaginare per la ripresa e lo sviluppo del paese.
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