Cari colleghi
sono contenta che finalmente si prenda coscienza di come la nostra dignità professionale e personale sia stata completamente annientata.
È sconcertante leggere il comunicato del collega Ricciardi che ci invita a rimanere cauti e nel contempo ad agire con fermezza; speravo invece che ci chiedesse scusa per la manifestata inefficienza degli interventi effettuati in rappresentanza della categoria e ci proponesse un programma fattivo di riscatto morale e professionale contro una riforma che danneggia fortemente la P.A che si vuole asservita totalmente al potere politico eliminando nel contempo quel controllo necessario ed indispensabile dell’azione amministrativa di conformità alle leggi ai regolamenti, nonché di garanzia per i cittadini, con l’abolizione dei Segretari Comunali.
Già nel 1999 lottai fortemente contro la riforma Bassanini, con svariate note si invitavano gli organi istituzionali a rivedere la loro posizione, perché con quella riforma legislativa non solo si ledevano i Segretari Comunali ma iniziava una fase in cui si abbandonavano i controlli e si contraevano le regole del diritto. Essa di fatto, contrariamente alla sua finalità dichiarata, ha aumentato il grado di politicizzazione della burocrazia locale di Comuni e Province, in special modo di quella di qualifica dirigenziale, avendo poi privatizzato il rapporto di pubblico impiego, ha in pratica contribuito fortemente ad indebolire l’imparzialità della burocrazia favorendo la fidelizzazione politica dei dirigenti.
Infatti, nella cultura giuridica dei giudici civili ordinari del lavoro, è molto scarsa l’attenzione sulla virtù e sull’imparzialità del funzionario pubblico, essendo il diritto civile da costoro applicato, tutto basato sulle categorie semplicistiche dell’adempimento o dell’inadempimento al contratto (che a livello di giudizio comportano una sopravvalutazione dell’attitudine all’obbedienza al superiore e una considerazione meramente “quantitativa” dell’impegno profuso dai funzionari, con una conseguente trascuratezza rispetto a categorie di valutazione “qualitative” come ad esempio l’imparzialità procedimentale e la giusta tutela degli interessi dell’utenza e dei cittadini). Per tal modo i dirigenti comunali sarebbero di fatto incentivati a schierarsi con un’appartenenza politica quale unico mezzo per vedersi garantita la carriera o almeno la posizione.
Così la riforma Bassanini,(decreti 1997-98-99), con il suo “decentramento amministrativo” e la “semplificazione”, trasformatisi in una totale “deregulation” giuridico-amministrativa, ha contribuito a generare l’attuale caos anarcoide-deliquenziale .
In quel contesto i Segretari Comunali e per essi l’Unione ed altre associazioni sindacali, acconsentirono a quelle riforme abbagliati dall’incremento stipendiale scaturente dalla nomina di “direttore generale”, i cui compiti non erano altro che i medesimi di quelli di competenza del Segretario prima della riforma.
Ma anziché rimediare al grave pregiudizio creato, che si poteva fare in modo molto semplice – quasi banale – e senza maggiori oneri, con il ripristino dell’obbligo del “visto di legittimità del segretario comunale” su tutti gli atti pubblici del Comune, per riportare gli enti sulla giusta rotta, la politica si accanisce ad eliminare l’unica classe di operatori amministrativi che può evidenziare la mancata osservanza di disposizioni legislative nella predisposizione degli atti amministrativi e delle relative procedure e ad accrescerei la soggezione dell’operatore pubblico alla politica e all’incremento delle raccomandazioni.
Ho contestato da subito la nuova riforma rappresentando le mie impressioni nelle varie riunioni dell’Unione e scrivendo, anche questa volta, agli organi istituzionali, ma senza esito.
Vedevo la nostra classe professionale amorfa, rassegnata, in balia della politica e completamente priva di amor proprio, interessata a portare avanti il proprio lavoro o a crearsi spazio per collocarsi in una posizione di lavoro piuttosto alta (vedi la nomina nelle città metropolitane) al fine di assicurarsi delle stabilità lavorative partendo da livelli piuttosto elevati.
Ora finalmente qualcosa si sveglia, gli interventi di singoli segretari sono più frequenti, ed è per questo che chiedo a tutti di agire fattivamente e non limitarci a parlare tra di noi come se fossimo in un confessionale dove ci raccontiamo i nostri dispiaceri, occorre proceder con gli atti.
Da parte mia, la prima cosa che ho cercato di fare, unitamente a pochi colleghi del Lazio, è stata la proposizione del ricorso al Giudice di Pace per i diritti di segreteria quale espediente per poter affrontare in termini seri la rilevanza di incostituzionalità della norma in ordine all’art. 3 della Cost. rilevando:
– che il rogito di un notaio di Roma è uguale a quello di Milano o Moncenisio,
– che chi roga un atto ha la medesima responsabilità, sia che lo faccia a Roma, a Milano o a Moncenisio,
– che come si corrisponde l’onorario al notaio di Roma così va corrisposto a quello di Milano ed a quello di Moncenisio.
Ritenevo e ritengo che al di là delle centomila interpretazioni e pareri della Corte dei Conti e sentenze del Tar e di vari Giudici del lavoro (i diritti spettano ai segretari di classe A -B-C-a seconda se nei comuni ci fossero o meno dirigenti …etc..etc…), l’unico rimedio veramente determinante per abolire una norma iniqua fosse quello costituzionale. L’obiettivo non era e non è il riconoscimento del salario accessorio, ma salvaguardare una dignità professionale di lunga durata che un Governo, per mero spirito di astio, ha voluto a tutti i costi sacrificare. Volevo mirare, e voglio ancora farlo, ad una rivincita legislativa tramite l’unico organo a ciò deputato: la Corte Costituzionale.
Invito pertanto i colleghi a procedere in ugual modo richiedendo al Giudice del lavoro, in via preliminare di affrontare la questione di illegittimità costituzionale in relazione all’art. 3 della Costituzione.
Ritengo che sia con legge Bassanini, sia con la proposta attuale, si stia operando una forte violazione dei diritti quesiti, che, una volta entrati nella sfera giuridica di un soggetto, sono immutabili e tale condizione permane anche di fronte ad eventuali cambiamenti dell’ordinamento giuridico, in base al principio della successione delle leggi nel tempo .
Pertanto, dobbiamo unirci ed esperire ogni azione utile per la tutela di tali diritti, ivi incluso un possibile ricorso alla Commissione Europea.
I commenti e le riflessioni che ognuno di noi fa sulla riforma non costituiscono altro che degli interscambi di considerazioni e non si va oltre, tali riflessioni e/o commenti vanno invece portati a conoscenza non solo dei cittadini ma dei parlamentari stessi.
Non crediate che i nostri parlamentari conoscano a fondo la proposta legislativa in questione, solo chi opera come noi nella P.A sa cogliere i veri risvolti attuativi della norma e le complessità ad essa connesse. E ’ necessario che di questa riforma si parli e, purtroppo, oggi l’unico modo diretto ed immediato di comunicazione, rimane solo la televisione e poi i giornali.
Occorre attivarci affinché i mass media ne parlino e ne parlino in modo corretto (Renzi ieri ha affermato che la riforma P.A. costituisce un baluardo per l’anticorruzione). Occorre sensibilizzare le testate giornalistiche e televisive che nella chiara comprensione della riforma, prendano le nostre difese, o meglio prendano le difese della Pubblica Amministrazione, e con essa di noi stessi (molto ci può insegnare in tal senso la magistratura che contro la norma sui tagli stipendiali ha sollevato una serie di eccezioni di incostituzionalità davanti a numerosi TAR delle più disparate regioni italiane, da nord a sud).
Quindi cari colleghi, non arrendiamoci, siamo operatori del diritto ed affidiamoci al diritto, inoltriamo tanti ricorsi alla magistratura per i nostri “diritti quesiti” violati, per affrontare la violazione del diritto di uguaglianza, scriviamo ai nostri parlamentari, a tutti i presidenti di commissioni, a tutti i giornalisti che conosciamo, ai direttori di programmi televisivi, inviamo tante, tante lettere, tante e tante mail, qualcuno, prima o poi, dovrà interessarsi al problema della P.A. e quindi anche al nostro problema, ma dobbiamo farlo subito, velocemente, perché non c’è tempo.
Con affetto
Formia lì,05.09.2016 Rita Riccio Segretario Generale Comune di Formia
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