Dirigenti “precari”, Fvg primo in Italia
Incarico a tempo di 5 anni rinnovabili. Previsto il demansionamento. Il dg Finardi: è uno stimolo per tutti a impegnarsi al massimodi Maurizio Cescon
03 gennaio 2016
UDINE. I nuovi dirigenti del pubblico impiego del Friuli Venezia Giulia saranno “precarizzati”. Una brutta parola, ma che rende evidente il senso del disegno di legge Panontin, il cui testo definitivo sarà discusso dal Consiglio regionale nei prossimi mesi.
I nomi di circa 220, 230 alti funzionari (gli attuali 120 della Regione, gli 80 segretari comunali, gli altri dirigenti dei grandi Comuni e delle Province in via di dismissione) confluiranno in una sorta di albo, che sarà gestito dall’Ufficio unico regionale, coordinato dall’assessore competente e dal direttore generale. La novità più importante riguarda la durata della funzione.
Una novità che anticipa anche la riforma della Pubblica amministrazione del ministro Marianna Madia. L’incarico dei dirigenti, che potranno essere distaccati in una delle qualsiasi amministrazioni che ne abbia bisogno o ne faccia richiesta, sarà a tempo, per un periodo non inferiore a tre anni e non superiore a cinque e possono essere confermati per una sola volta e per un periodo massimo di tre anni.
Possono essere previsti incarichi dirigenziali di durata non superiore a un anno nel rispetto di alcuni limiti. «Stiamo ancora valutando il tempo della durata dei contratti – spiega il direttore generale della Regione Roberto Finardi -. L’obiettivo è farlo coincidere con il mandato politico di un’amministrazione, che è di cinque anni. Sarebbe la cosa più logica e più opportuna. Sui rinnovi stiamo discutendo, vediamo quale sarà la sintesi».
Altra cosa “rivoluzionaria”, sarà il destino del dirigente dopo il termine del suo incarico. Due le strade, che il Friuli Venezia Giulia, potrebbe percorrere in anticipo rispetto alle altre Regioni italiane. «I dirigenti non confermati, revocati o comunque privi di incarico sono collocati in posizione di disponibilità per la durata massima di tre anni, con il trattamento tabellare, cioè con lo stesso stipendio – si legge nella bozza di legge -. Durante il periodo di disponibilità, il dirigente rimane inserito nel ruolo ed è posto a disposizione dell’Ufficio unico, in attesa di nuovo incarico.
Nel frattempo viene utilizzato per incarichi temporanei, commissariali conferiti dalla Regione o da enti locali e per eventuali comandi. Dopo tre anni consecutivi di disponibilità, il dirigente viene cancellato dal ruolo, fatta salva la possibilità per lo stesso, prima della scadenza del triennio, di essere collocato in categoria D (quella dei quadri, ndr) o di chiedere la risoluzione consensuale.
Per la corresponsione dei trattamenti economici ai dirigenti durante il periodo di disponibilità è istituito un fondo finanziario a carico di tutte le amministrazioni del Comparto unico, percentualmente determinato sul trattamento economico dei dirigenti in servizio in ciascuna di esse graduato in rapporto alla dimensione dell’amministrazione.
Si tratta del 5% del monte salari della dirigenza in servizio. La misura del 5% può essere aumentata o ridotta, con deliberazione della Giunta regionale, nell’ipotesi in cui le risorse iscritte in bilancio risultino insufficienti o sovradimensionate rispetto al personale dirigenziale in disponibilità nel periodo di riferimento».
«E’ vero – conferma sempre il dg Finardi – è previsto il “declassamento” dei dirigenti, che per un motivo o per l’altro non saranno confermati nel loro incarico. Saremmo i primi in Italia a mettere in pratica questo meccanismo, è più di un anno che lavoriamo alla riforma, che ne curiamo i dettagli. I sindacati? Certo non sono contentissimi, ma noi non ci sottraiamo al confronto, a parlare, a trovare una soluzione. I dirigenti del Comparto unico saranno a termine, “precarizzati”, ma è un pungolo, uno stimolo a impegnarsi al massimo. Non è che uno sta in una posizione di responsabilità tutta la vita perchè ha vinto un concorso. Lo scopo finale della riforma è quello di razionalizzare l’intera macchina burocratica e renderla dinamica ed efficiente». Per quanto riguarda la retribuzione dei dirigenti, finchè la legge non entrerà in vigore, sarà quella di provenienza. I contratti a termine prevederanno invece un trattamento economico parametrato e un compenso variabile per la posizione e il ruolo.
La Giunta ha dato mandato all’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin di avviare il percorso per giungere all’approvazione delle “Disposizioni in materia di sistema integrato del pubblico impiego e locale”, che prevede numerose novità, oltre a quelle riguardanti i dirigenti. +
«La bozza del disegno di legge – ha rilevato Panontin – è pronta per essere oggetto di approfondimento, discussione e confronto con tutti i soggetti interessati al fine di poter pervenire alla presentazione del testo definitivo in Aula entro pochi mesi». Il testo recepisce la riforma ordinamentale prevista dalla legge regionale 26 «attualizzando e rendendo pienamente operativi – ha rilevato l’assessore – i principi del sistema integrato unico».
La bozza è frutto del tavolo di lavoro costituito da Panontin e composto da tecnici regionali, con il direttore generale della Regione, e i tecnici nominati dal Consiglio delle autonomie locali (Cal). Il tavolo ha operato sviluppando i cardini della riforma proposti dall’assessore già con le linee guida fissate a ottobre 2013 e successivamente definiti dal protocollo d’intesa di marzo 2014 tra lo stesso Panontin, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni rappresentative dei datori di lavoro. Il passaggio successivo è stato l’approfondimento con il Ministero della Funzione pubblica per verificare le compatibilità del testo con le corrispondenti riforme della Pubblica amministrazione già adottate a livello nazionale e che dovranno essere a loro volta oggetto di successivi provvedimenti attuativi. I punti fondamentali della bozza di Ddl, che si compone di sei titoli e 49 articoli, sono l’accesso al pubblico impiego attraverso la previsione di procedure concorsuali a livello di Uti (Unioni territoriali intercomunali) ma con un coordinamento delle stesse a livello di sistema integrato di Comparto, la gestione coordinata della mobilità di Comparto e l’istituzione del ruolo unico della dirigenza regionale e locale, cui sono inseriti, a domanda dell’interessato, anche i segretari comunali e provinciali.
Sotto il profilo lavoristico, sono previste la gestione unitaria di paghe, previdenza e assistenza e l’individuazione di criteri uniformi di gestione delle relazioni sindacali. Il provvedimento stabilisce che siano definiti criteri generali per garantire una contrattazione decentrata e un sistema di valutazione e che tali criteri, pur tenendo conto delle specificità dei singoli enti e dell’autonomia organizzativa degli stessi, si fondino su elementi di buon governo e di riqualificazione delle risorse a disposizione.
Anche i procedimenti disciplinari di maggior rilievo saranno gestiti a livello unitario. «La maturazione concertata e in step del provvedimento di legge – ha concluso l’assessore Panontin – ci permette di guardare con fiducia alla fase finale del percorso verso un comparto pubblico regionale e locale moderno e razionale».
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