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Aumentate le indennità ai sindaci dei piccoli comuni e introdotte per i presidenti delle province
I media danno notizia dell’approvazione, alla Camera , di un emendamento alla legge di bilancio, proposto dal Pd per aumentare la indennità dei sindaci dei paesi sotto i 3000 abitanti.

L’indennità dovrebbe essere sarà proporzionata all’85% dell’indennità dei sindaci tra 3000 e i 5000 abitanti, fino a circa 1.400 euro al mese, con un contributo a carico dello Stato per 10 milioni.

L’emendamento introduce un’indennià anche per i presidenti di provincia, purché i presidenti non rivestano anche il ruolo di sindaco del capoluogo o di sindaco di città metropolitana.

Ciascuno è in grado di giudicare se rientrasse o meno tra le molte priorità dell’azione politica quella dell’incremento delle indennità dei sindaci.

Quel che colpisce, è l’incremento della spesa pubblica complessivo, inevitabilmente connesso a questa misura e, soprattutto, la reintroduzione di un’indennità per i presidenti delle province.

Sia chiaro: in proporzione alla spesa pubblica complessiva, sicuramente la maggiore spesa avrà un’incidenza dello 0,00% e poco più.

Ma, è assolutamente clamorosa l’incoerenza del partito che ha suggerito l’emendamento approvato, perchè è quello stesso partito che, rappresentato dall’allora ministro Delrio, ha lanciato la crociata contro le province, brandendo come arma di convincimento, ma soprattutto distrazione, di massa, proprio il risparmio della spesa (in realtà mai visto).

Una manovra, quella contro le province, populista quanto se non di più di qualsiasi altroa scelta o propaganda dei partiti tacciati, oggi, di rappresentare il populismo.

Una manovra, quella delle province, che si è concretizzata in un disastro totale, reso ancor più evidente dall’emendamento alla legge di bilancio.

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