Riforma Pa, per i dirigenti pubblici decadenza solo dopo «valutazione negativa»
di Gianni Trovati
Per i 41.500 dirigenti pubblici arriva la “garanzia” anti-decadenza dal ruolo unico prospettato per loro dalla riforma della Pubblica amministrazione. Con un correttivo approvato ieri dalla commissione Affari costituzionali della Camera, infatti, si prevede che il dirigente potrà decadere solo dopo un periodo di disponibilità «successivo a una valutazione negativa», per cui non basterà più solo un lungo parcheggio per mandarlo a casa. Per capire la questione occorre riandare all’architettura della dirigenza disegnata dalla riforma della Pa, e fondata sul «ruolo unico».
Il meccanismo
In realtà i «ruoli unici» sarebbero tre (per Stato, Regioni ed enti locali), e da questi le amministrazioni dovrebbero scegliere i propri dirigenti a cui affidare incarichi di quattro anni, rinnovabili senza concorso per altri due anni. I dirigenti senza incarichi sarebbero collocati «in disponibilità», con attribuzione dello stipendio base e della parte fissa del trattamento accessorio ma, e qui arriva il punto più critico, «dopo un determinato periodo di collocamento in disponibilità» secondo il testo confermato dal Senato arriverebbe la decadenza. Questo aspetto ha scatenato le proteste dei diretti interessati, nel timore che il rischio di disponibilità e soprattutto di decadenza finisse per dipendere dal tasso di fedeltà alle scelte della politica.
Il correttivo
L’emendamento approvato ieri, che era stato “promesso” dallo stesso ministro della Pa Marianna Madia, prova a evitare questo rischio, stabilendo appunto che la decadenza potrà riguardare solo chi è stato messo in disponibilità dopo una bocciatura sulle proprie performance. Il problema si sposta allora sulla costruzione di un sistema di valutazione oggettivo, che ha rappresentato una sfida per tutte le riforme della Pubblica amministrazione ma che secondo la Corte dei conti finora «non è mai entrato a regime». Proprio per questa ragione tre settimane fa, presentando il rapporto 2015 di coordinamento della finanza pubblica, i magistrati contabili erano arrivati a parlare a pagina 90 di «controriforma della dirigenza», che «aumenta i margini di discrezionalità nel conferimento degli incarichi».
Nuova procedura per i direttori delle Asl
Sul rapporto fra politica e dirigenza interviene un altro emendamento approvato ieri a Montecitorio, in cui si prevede che per essere scelti dalle Regioni come direttori generali delle Asl bisognerà esprimere interesse per la posizione specifica in palio. L’obiettivo è quello di favorire selezioni fra candidati davvero interessate, limitando le scelte discrezionali dall’elenco nazionale dei candidati.
Prove di addio al «valore legale» della laurea
Un terzo emendamento interviene sulla valutazione, e ipotizza che nei concorsi pubblici si possa valutare, accanto al voto minimo di laurea, anche «i fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato». Il principio è importante, perché le università non sono tutte allo stesso livello e l’ateneo di provenienza è un fattore di valutazione consueto per le assunzioni nel privato, e se attuato rappresenterebbe nei fatti un primo superamento del «valore legale» del titolo di studio.
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