tratto da lapostadelsindaco.it
L’analisi di Ref prevede un rischio rincari del 15% per la Tari, per far fronte agli sconti per le attività chiuse
La Rivista del Sindaco  03/06/2020 Approfondimenti
Il lockdown conseguente all’emergenza sanitaria ha danneggiato e toccato praticamente ogni aspetto della vita dei cittadini ed in buon parte anche la normale funzione delle istituzioni, che per funzionare hanno necessitato di aggiornamenti e cambiamenti. Questo vale anche per la raccolta e lo smaltimento rifiuti, un servizio rimasto e attivo e funzionale anche durante tutto il periodo di lockdown, anche grazie all’efficienza delle istituzioni, all’impegno di operatori e lavoratori (sottoposti a nuove procedure con rischi professionali accresciuti) e alle deroghe per i depositi temporanei e gli stoccaggi.
Come per molti altri settori, ora che il picco dell’emergenza sanitaria è alle spalle, la ripresa non sarà facile e bisognerà far fronte alle conseguenze economiche che il periodo ha portato con sé. Pur giustificando una riduzione della Tari in seguito alla sospensione delle attività economiche, Arera ha segnalato al Governo la necessità di un fondo di 400 milioni di euro per assicurare alle famiglie in difficoltà un bonus sociale. Una simile segnalazione è avvenuta anche per le bollette elettriche, per cui è stato stanziato un fondo emergenze Covid-19 da 600 milioni, presso Csea, come disposizione del Dl 34/2020. Attualmente invece non è stato assicurato un simile trattamento per le bollette rifiuti.
Stimata ad almeno 373 milioni la cifra necessaria per abbuonare la bolletta Tari alle famiglie povere (1,8 milioni), e tenendo conto che già ben prima dell’emergenza Covid-19 erano il 27,3% le famiglie italiane a rischio povertà o esclusione sociale (dati ISTAT 2018), a cui si aggiunge la perdita di lavoro per molti cittadini (in particolare nel settore turismo) , è facile intuire come diventi concreta la possibilità di mancati pagamenti delle bollette Tari da parte di molti utenti. Mancate riscossioni che già prima dell’emergenza ammontavano a 1,8 miliardi di euro ed ora si stimano poter crescere fino a superare i 3 miliardi.
Parte della soluzione risiederebbe nell’utilizzare una porzione dei 3 miliardi stanziati dal Governo per gli enti locali per coprire i mancati introiti, assicurando così la continuità del servizio. Si parla di “parte” perché difficilmente tali risorse saranno sufficienti, e in mancanza di un trasferimento dedicato le risorse andranno ricercate nel Pef della Tari: in pratica alcuni si troveranno a pagare di più per permettere lo sgravio ad altri. Stando agli studi del laboratorio Ref Ricerche, si stima che per ottenere un calo del 7% per le attività sospese, le bollette di quelle rimaste aperte dovrebbero aumentare del 15%. Eppure non si può parlare di rispetto del principio “chi inquina paga” perché tra le attività rimaste aperte, molte sono state in realtà penalizzate dallo stato di lockdown. Si percorrerebbe quindi una strada che conduce facilmente a numerosi contenziosi. In alternativa, a contribuire potrebbero essere chiamate le famiglie, per aiutare quelle in stato più disagiato. Di certo in questa fase sarà necessario per uscirne al meglio, una nuova alleanza tra operatori ed enti locali, mirata appunto a sostenere le famiglia povere e le imprese più duramente colpite durante il lockdown.
Articolo di Laura Egidi

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