Tratto da ANAC

Il nuovo Codice degli appalti, approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 16 dicembre, prevede :

  • un rafforzamento delle funzioni di vigilanza dell’Autorità e di supporto alle stazioni appaltanti. In particolare con la vigilanza collaborativa, che è uno dei più efficaci strumenti di prevenzione, è possibile intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione.

Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi – dai 5 agli 8 giorni – fornisce osservazioni e consigli. E’ un istituto importante di affiancamento delle pubbliche amministrazioni che diventa strumento di deflazione del contenzioso, come confermato dal numero esiguo di ricorsi avviati in questi anni sulle procedure vigilate dall’Autorità.

  • L’altro elemento centrale nel nuovo Codice degli Appalti è il ruolo di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare. Si tratta di una forma di collaborazione e di promozione di “buone pratiche”, nello spirito di risoluzione dei problemi.

L’azione dell’Autorità è stata indirizzata in questa direzione per favorire la ripresa del Paese, affiancando le amministrazioni sul versante dei contratti, al fine di renderli strumenti efficaci di realizzazione dei tanti progetti messi in campo, garantendo apertura, concorrenza e capacità di selezionare le imprese più idonee, dinamiche e innovative, al servizio dell’interesse pubblico.

Attraverso i contratti-tipo, per esempio, e le piattaforme informatiche di Anac, viene monitorato il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, evitando l’adozione dei cosiddetti “contratti pirata”, a garanzia dei lavoratori. 

  • La gestione interamente digitale degli investimenti in appalti pubblici, scritta nel nuovo Codice dei Contratti e prevista dal Pnrr, è un impegno di Anac da tempo, e ora trova piena collocazione anche nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri. 

Anac intende garantire l’estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, a partire dalla programmazione, alla richiesta del Cig (codice identificativo di gara) fornito da Anac fino all’esecuzione e conclusione del contratto, e all’ultima fattura.

Questo porta a piena maturazione quanto Anac sta già facendo con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici: tutte le informazioni e le attività riguardanti l’appalto passano attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati.

Non ci sono più, quindi, documenti cartacei tradotti in digitale, ricerca di certificazioni presso soggetti diversi, pezzi di appalto gestiti in digitale da alcuni e altri da altri enti. La Banca Dati Anac dialogherà con tutte le piattaforme digitali di e-procurement utilizzate dalle stazioni appaltanti, così da gestire ogni procedura in formato digitale, evitando agli operatori economici di dover ripresentare più volte gli stessi documenti, o alle stazioni appaltanti di doverli richieder con spreco di tempi, energie e costi.

Da un lato, si rendono più veloci le gare, più controllabili, con più concorrenza, più apertura di mercato. Dall’altro, si cambia prospettiva anche per Anac: non più il vigile che ti ferma quando hai commesso eccessi di velocità, ma il tutor.

  • L’Autorità aiuta e affianca con servizi alle imprese e alle stazioni appaltanti, e facendo interconnessione fra diverse banche dati. Già oggi la Banca Anac collega i dodici enti certificanti il possesso dei requisiti necessari per ogni appalto (Agenzia entrate – regolarità fiscale, Inps Inail Casse edili – regolarità contributiva, Ministero Giustizia – casellario giudiziario, Ministero Interno – Certificazioni Antimafia, ecc.), creando un unico strumento, il fascicolo virtuale dell’operatore economico che certifica i documenti rapidamente e senza inutili duplicazioni, permettendo non ad Anac, ma anche a tutti i cittadini, attraverso appositi cruscotti, di controllare l’appalto dalla gara all’esecuzione e collaudo dell’opera.

    Il tutto, grazie al digitale con grande alleggerimento di burocrazia, scartoffie e documentazione per le stazioni appaltanti e per le imprese. 

 

Le criticità del Nuovo Codice

 

Insieme alle tante novità positive, il nuovo Codice degli Appalti approvato dal Consiglio dei Ministri presenta anche criticità, sottolineate dal Presidente Giuseppe Busia, nelle dichiarazioni alle agenzie di stampa.

  • “Siamo favorevoli a una semplificazione – ha dichiarato il Presidente Busia -, abbiamo fatto proposte in questo senso ma deve essere una semplificazione che non sacrifichi i controlli, il preservare la buona gestione delle risorse pubbliche e fare sì che queste siano spese bene e arrivino ai cittadini.

    Ci sono alcuni elementi che speriamo vengano cambiati.

Ad esempio, l’Europa ci ha chiesto, ed è uno degli elementi essenziali del Pnrr, la qualificazione delle stazioni appaltanti. Questo significa che le pubbliche amministrazioni possono comprare solo se hanno esperienza adeguata e se hanno persone capaci al loro interno. L’idea di alzare la soglia a 500mila euro per garantire la qualificazione significa non andare nella direzione giusta e non investire nella professionalizzazione della pubblica amministrazione che riduce i tempi, perché se l’amministrazione sa fare bene le gare non si creano contenziosi e i tempi si riducono”.

  • Secondo Busia nel nuovo codice c’è “un altro esempio in cui si rinuncia a qualcosa: l’abolizione del registro dell’in-house. Questo significa che senza una verifica preventiva, com’era quella che l’Anac faceva sui requisiti per affidare i servizi in house, si sottrae al mercato, e quindi alla concorrenza, una fetta importante dei servizi e dei contratti pubblici. Tutto ciò non fa bene alle imprese né alla crescita del Paese nel lungo periodo.

    Occorre, speriamo, tornare indietro e garantire tutto questo

  • L’Anac è per la trasparenza e rapidità nei contratti conciliando il fare in fretta col fare bene”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Presidente Busia ha aggiunto:

“Si rischia una distorsione del mercato e un “vulnus” nell’indipendenza di un’Autorità come l’Anac. In primo luogo nel testo del Codice degli Appalti, c’è un allentamento sulle misure in materia di conflitto di interessi. Noi ci troviamo tanti casi in cui gli affidamenti vengono fatti a parenti o conoscenti, e questo significa che altre imprese capaci e meritevoli vengono estromesse dalle gare. Quello che noi diciamo è: semplifichiamo bene, garantiamo la realizzazione del Pnrr, garantiamo affidamenti veloci, ma nella trasparenza e nella chiarezza. Garantendo l’indipendenza delle autorità indipendenti. Evitando i conflitti di interessi. Auspico che questi elementi vengano eliminati dal testo finale”.

 

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