#Roma #assenteismo #lavoro pubblico Inutili i proclami: si colpiscano i singoli responsabili
Pubblicato il 2 gennaio 2015 di rilievoaiaceblogliveri
Il comune di Roma non può essere il paradigma della pubblica amministrazione. Si tratta di un ente in totale disarmo e pessimamente gestito, che, in quanto capitale d’Italia e a contatto di gomito col Parlamento, da un lato viene considerato un “modello” di riferimento, anche in negativo, dall’altro gode di privilegi inaccettabili.
Ecco che, dunque, il tasso di assenteismo ingiustificabile degli agenti di polizia municipale il 31 dicembre 2014 viene utilizzato come spunto per la riforma della pubblica amministrazione, rispolverando come mantra generico la “lotta ai fannulloni”.
Lotta che deve essere fatta e che, oggettivamente, negli anni precedenti è stata fatta e, comunque, ha già fruttato disposizioni normative che, inspiegabilmente, oggi si dà l’impressione non esistano.
Invece di continuare con i proclami e ad immaginare di risolvere i problemi continuando a legiferare sempre sulle stesse cose, sarebbe il caso, piuttosto, di iniziare a perseguire le singole responsabilità. Che nel caso di Roma hanno precise imputazioni.
La prima va riferita al comune e alla gestione nel suo complesso. Roma è quel comune andato in dissesto, i cui debiti sono pagati da tutti gli italiani; è anche quel comune di Mafia Capitale e di tutti i casi di corruzione e mala gestione individuati. Non è possibile che si continuino a sfornare norme in deroga poste a salvare Roma, a mettere una pietra sopra una gestione che da anni, da sempre, è dissennata e inefficiente, come la situazione dei trasporti, del traffico e della pulizia della capitale attestano, senza pietà. Occorre prendere atto che moltissime altre amministrazioni locali funzionano meglio, con molta più efficienza e minori costi del Moloch della capitale: basta andare a consultare il portale opencivitas.
Se Roma deve avere un trattamento speciale, deve essere per attivare azioni di sanzione e punitive, altro che decreti salva-Roma. Così che un ente sicuramente responsabile di incuria e malgoverno, finalmente paghi. Non basta prendersela con i “deboli”. Il Governo ha lasciato andare in dissesto di recente Alessandria, per somme e danni in cifra assoluta molto meno rilevanti di quanto prodotto da Roma.
In quanto agli agenti di polizia municipale assenti ai turni del 31 dicembre, esistono nomi e cognomi precisi. Non è difficile perseguire chi sia mancato al posto di lavoro ingiustificatamente, come “sciopero” bianco a causa della rotazione imposta come sistema anticorruzione. L’utilizzo di assenze per malattia o donazione sangue in modo coordinato per danneggiare il servizio, in quanto finalizzato a distorcere il fine pubblico dell’attività lavorativa verso un interesse privato, è di per sé azione corruttiva ai sensi della recente normativa. Come tale, perseguibile individualmente.
Inutile generalizzare e partire dallo spunto del corpo di polizia municipale di Roma, per ripartire con guerre sante contro tutti. No. Occorre vedere se e come si sarà in grado di perseguire i singoli responsabili, applicando le norme e le sanzioni che già esistono. E se il comune di Roma, ancora una volta sarà manchevole, lo si commissari, lo si estingua, come si è deciso, senza alcuna reale ragione, per le province.
E ancora non basta. Nomi e cognomi hanno anche i medici autori dei certificati di malattia esibiti dalle centinaia di agenti di polizia municipale assenti. Si faccia vedere che esiste un sistema per perseguire questi medici, parte essenziale dell’apparato corruttivo che consente simili forme di assenteismo. I certificati sono firmati: si colpisca chi certamente, tra i tanti, avrà sottoscritto certificati farlocchi.
Solo agendo sui casi concreti, invece di continuare a parlare di massimi sistemi e predicare sulle “crociate” contro i “fannulloni” si possono avere risultati efficaci contro le sacche di inefficienza. Che nel comune di Roma sono particolarmente evidenti e presenti. Ma, avendo cura di comprendere, lo si ribadisce, che Roma non è affatto l’archetipo della pubblica amministrazione nel suo complesso. Al contrario, quel comune, troppo vicino alla politica del Palazzo, è un peso, una presenza tremendamente negativa per le altre amministrazioni più avvezze a comportamenti virtuosi, proprio perché un Palazzo incapace di guardare al di là del proprio naso, è portato a immaginare che tutta l’Italia sia come Roma, anche se non è affatto così.
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