Cittadini “a nostra insaputa”
Ci siamo stupiti fino a esibirci in battute, ironia e sarcasmo, apprendendo che personaggi della politica o delle istituzioni affermavano di essere stati tirati dentro situazioni imbarazzanti “a loro insaputa”. E a dire il vero, specie in quei casi in cui hanno avuto vantaggi evidenti e consistenti, siamo certi che abbiano mentito, nascondendosi dietro il “non ne sapevo nulla”.
Ebbene, nonostante viviamo nella società dell’informazione e della comunicazione “esagerata”, con telefonini che trillano e vibrano, notiziari in ogni dove, alert, poke, ecc., per dirla con Mac Luhan, siamo tutti “disinformati per eccesso di notizie”.
A niente è servita l’introduzione degli obblighi di trasparenza, per le quali le pubbliche amministrazioni sono tenute a riportare sui siti istituzionali tutte le informazioni sulla propria organizzazione e sull’attività. Abbiamo la prova provata che tutti questi “dati obbligatori” non vengono assolutamente consultati dai cittadini. Tanto che la loro pubblicazione viene intesa come un fastidioso adempimento.
Grazie all’utilizzo della rete e del web istituzionale abbiamo la possibilità di consultare, comodamente, da casa e con il nostro smartphone, tablet o computer, l’albo pretorio del Comune. Ma chi lo fa?
Possiamo conoscere i dati del bilancio e apprendere come l’Amministrazione comunale gestisce le somme in entrata e in uscita, per quai scopi, con quali scelte, a favore di quali priorità. Ma non lo facciamo!
Abbiamo la possibilità di conoscere quali appalti siano stati attivati e per quali opere e a favore di chi. Ma anche questo non lo facciamo. Come se non ci riguardasse.
Eppure, in tutto il Paese, abbiamo frequenti notizie di casi di corruzione, favoritismi, appalti truccati, opere abusive, distrazione di somme. Ma a noi non interessa.
Se un giorno qualcuno decidesse che tutti i cittadini dovessero rispondere di “culpa in eligendo” per i danni causati dagli amministratori che ha individuato, forse si diffonderebbe il senso di responsabilità e di attenzione verso la “cosa pubblica”. Che, proprio perché pubblica deve riguardare tutti e non solo quelli che l’amministrano.
Se la corruzione si diffonde non è colpa delle congiunzioni astrali o delle variazioni atmosferiche. E’ perché ogni “malintenzionato” trova il miglior terreno che potrebbe augurarsi: la disattenzione. Che associata alla impunità e alla comunicazione menzognera delle istituzioni assicura la possibilità di amministrare un popolo lontano e persino convinto che tutto debba andare proprio come sta andando. E magari si diffonde persino il pensiero che chi vuole partecipare attivamente e conoscere lo stato reale della “gestione della cosa pubblica” sia un menagramo o come si dice adesso, “un gufo”.
il risultato è che le nostre città, le nostre regioni, il nostro Paese, sono amministrati “a nostra insaputa”. Tutto ciò che accade non ci riguarda, non lo vogliamo sapere. E se lo sappiamo, non è mai abbastanza da interessarci fino al punto da cercare un rimedio.
Se i cittadini terremotati, dopo così tanto tempo non hanno trovato sistemazione, non ci riguarda. Se vi sono ancora dei cittadini che dopo lunghi anni di lavoro sono stati “esodati”, non ci riguarda. Persino se accanto a casa nostra fanno affari con aree pubbliche, regalando a privati aree urbane o soffocando la città con nuove cubature, non ci riguarda.
Noi ci limitiamo a nominare gli amministratori, ci svegliamo (si fa per dire) il giorno delle elezioni, tornando a dormire fino alla tornata successiva. Poco ci importa se mandiamo persone incapaci o persino pericolose ad amministrare bilanci comunali.
Basti pensare che un Comune di 40.000 abitanti, oltre ad autorizzazioni e territorio, amministra un bilancio di 70 milioni di euro. Ebbene, se voi foste il titolare di un impresa che fattura 70.000.000,00 di euro, li affidereste a quelle stesse persone che, con leggerezza portate a governare la città ?
Nel frattempo, le città vengono amministrate… a nostra insaputa
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