25/07/2022 – Il Piao che invece di semplificare raddoppia adempimenti e competenze in materia di fabbisogni di personale

In molti commenti sullo sciagurato Piao tornano considerazioni sulle incongruenze operative e di date create da un cattivo coordinamento di adempimenti, “soppressi” solo di facciata, in realtà traslati da pianificazioni autonome nelle sezioni (che si riveleranno altrettante autonome) del nuovo Leviatano burocratico.

 

Una tra le contraddizioni più evidenti riguarda la programmazione dei fabbisogni, che, come un Giano bifronte, un po’ è del Dup, un po’ del Piao, un po’ è competenza del consiglio, un po’ competenza della giunta.

L’idea dell’atto ricognitorio del Piao, suggerita dall’Anci, è una sciocchezza immensa, davvero inaccettabile e ridicola. Considerarla la soluzione, come prova E. Masini nel tentativo estremo di dare razionalità e senso a una riforma purtroppo molto scadente, non porta da nessuna parte.

Occorreva intervenire sull’ordinamento locale e decidere a quale documento di programmazione ascrivere il fabbisogno triennale del personale, in modo univoco.

Invece, i “semplificatori” che hanno scritto le norme sul Piao non sono stati capaci di semplificare un bel nulla, visto che convivono la competenza del consiglio ad approvare il fabbisogno col bilancio e quello della giunta ad approvare il fabbisogno col Piao. Semplificare significa ridurre gli adempimenti. Non raddoppiarli.

Per altro, forse si sarebbe dovuto fare una riflessione molto più ampia, volta a sopprimere del tutto la programmazione triennale dei fabbisogni. Eliminato il sistema dei tetti al turn over, si poteva e doveva valorizzare l’autonomia organizzativa degli enti: hai risorse, ai sensi del DM 17.3.2020 per assumere? Hai modo di dimostrare che l’assunzione ti serve a qualcosa? Assumi.

La sbornia della programmazione di tutto, che ha prodotto decine e decine di programmi che nessuno legge, che nessuno capisce, che nessuno attua e che nessuno controlla, oltre al Leviatano del Piao, è frutto di decenni di consulenze pseudo aziendalistiche o di una visione della politica come programmazione quinquennale da fare in quattro anni, che per altro la Storia ha bollato come meritava.

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