13/06/2022 – Brunetta: “Smart working, fondamentale regolarlo nei contratti”

Dal lavoro agile alle prospettive dell’economia italiana. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, è stato intervistato oggi dal direttore Claudio Cerasa alla quarta edizione della Festa dell’Innovazione del Foglio, che si è svolta a Venezia al Teatro Goldoni.

Interpellato sull’ultimatum di Elon Musk ai suoi manager perché tornino in presenza, il ministro ha sottolineato come “durante la pandemia e il lockdown tutti abbiamo imparato a usare le tecnologie. Un anno prima di Musk – ha ricordato – avevo già detto che, una volta messa in sicurezza la situazione sanitaria, la presenza in ufficio è fondamentale. O meglio, è fondamentale la regolazione dello strumento dello smart working. Io ho voluto regolare il lavoro agile nei contratti di lavoro dei dipendenti pubblici: senza regolazione si rischia di distruggere un capitale umano, quello pubblico, che non esiste per sé, ma per fornire servizi a cittadini e imprese. Bene le indagini che hanno rilevato il benessere dei lavoratori, legato al miglioramento della qualità della vita, al calo del pendolarismo, all’impatto positivo sull’ambiente, ma la finalità principale del lavoro pubblico non è questa: è fornire i migliori servizi alla collettività”.  

Sullo slancio riformista del Governo, Brunetta non ha dubbi: “Non è vero che l’asticella delle riforme, dalla concorrenza al fisco, si è abbassata. È rimasta altissima. Noi siamo una Repubblica parlamentare e le riforme sono anche il frutto di una dialettica tra Governo, maggioranza e Parlamento. Altrimenti non sarebbe un Governo, ma un gruppo di buontemponi. In Italia al momento siamo capitanati dal migliore che c’è, Mario Draghi, forse il migliore non solo nel nostro Paese, ma anche in giro per il mondo. Bastava guardare l’attenzione che gli riservavano tutti i grandi della Terra al G7 e al G20. Non succedeva al nostro Paese da un centinaio di anni”.

Il ministro è tornato, inoltre, a confutare le analisi pessimistiche sul futuro dell’economia.

“Non siamo in recessione, tantomeno in recessione tecnica”, ha ricordato.

“Le esportazioni vanno bene, la produzione industriale va bene, la stagione turistica tira. Dov’è la catastrofe? La crescita acquisita per il 2022 è già al +2,6%, quest’anno potremmo arrivare attorno al 3%. Poiché nel 2021 abbiamo raggiunto il +6,6%, vorrebbe dire recuperare tutto quello che abbiamo perso nell’anno più drammatico della pandemia, il 2020. Certo, siamo tutti col cuore gonfio sulla guerra e siamo preoccupati per l’inflazione in risalita. Ma, attenzione, è un’inflazione da shock dell’offerta, un’inflazione da guerra, da speculazione e da cattiva regolazione. Perché, quando il gas costava poco, si è collegato il prezzo del gas a quello dell’energia e perché ci siamo legati a un solo fornitore. Ecco perché il price cap, il tetto al prezzo del gas russo, e il decoupling che l’Italia sta invocando sarebbero strumenti preziosi contro l’inflazione: potrebbe dimezzarsi in trenta giorni”.

 

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