07/12/2018 – segretari comunali – Il concorso più lungo d’Italia: 7 anni per entrare in Comune

Il concorso più lungo d’Italia: 7 anni per entrare in Comune

Corsi, esami e tirocini: in 260 hanno atteso un posto da segretario dal 2009 al 2016. Ora un bando per altri 1.768

Enza Cusmai – Gio, 06/12/2018 – 08:33

Avvertenza. Chi possiede una laurea e vuole cimentarsi nel concorso a segretario comunale che a giorni sarà pubblicato dal ministero dell’Interno, deve possedere tre requisiti fondamentali: la pazienza infinita, uno stipendio o una famiglia che garantisca vitto e alloggio, per i prossimi sette anni.
Tanto hanno aspettato, infatti, i 260 candidati che hanno vinto il precedente concorso indetto nel lontano 2009 e terminato solo nel 2016: il più lungo della storia della Repubblica. Ma se questo è l’andazzo, quanti anni serviranno per coprire le sedi di 1.768 comuni attualmente privi di segretario? Ottimisticamente trenta o quaranta. L’attuale ministro Matteo Salvini ce la farà a intervenire per snellire l’atavica procedura? Qualche suggerimento potrebbe trovarlo nella storia di Carlo Carrera, 38 anni, segretario comunale nel novarese. Uno dei tanti che vissuto il calvario del concorso infinito.
Carrera, giovane assistente universitario, si è iscritto al concorso bandito nel novembre 2009 pensando di dedicare qualche mese a quell’avventura. «Invece la prova a quiz selettiva racconta Carrera – è stata organizzata un anno dopo, nel dicembre 2010 ed eravamo circa 4000 candidati». La scrematura li ha fatti diventare mille e tutti insieme hanno partecipato allo scritto a marzo del 2011. Tempi lunghi ma ancora sostenibili. Poi il tracollo. «Abbiamo aspettato e aspettato i risultati dei temi. Più di due anni. Solo nel luglio del 2013 c’era lelenco di chi aveva passato».
Sei mesi dopo, gli orali, ma la straziante selezione non è finita. Siccome è un corso-concorso, c’è da affrontare un tirocinio e una selezione finale con scritto e orale. I sopravvissuti sono rimasti a «bagnomaria» per un altro anno e nel gennaio 2015 sono stati convocati a Roma per seguire un sedicente tirocinio di sei mesi. Fittizi. «A Roma si sta solo una settimana al mese – precisa Carrera -. Si seguono lezioni su vari argomenti e poi si torna a casa». Come mai? «Ci dicevano che per esigenze logistiche alla Scuola superiore dell’Interno non era possibile fermarsi più a lungo».
Ma qui viene il bello. I candidati vengono rabboniti con un bonus di 800 euro mensili che servono a coprire le spese di trasferta. «Molti lavorano già in comune, altri come avvocati, e a noi tutto sommato faceva gioco andare e venire da Roma, era divertente». Già, ma dispendioso per la collettività che sostiene le spese di un corso discutibile, a sentire Carrera. «Il tema su management pubblico lo abbiamo preparato tutti su un bigino senza capire quasi nulla della materia. In realtà avrebbero dovuto darci indicazioni di matematica, di analisi economica del diritto, sono queste le materie che poi applichi tutti i giorni. Mi sono servite solo le lezioni di contabilità pubblica».
Dunque anche il concorso andrebbe attualizzato. Invece, dopo il tirocinio altri esami, scritto e orale, sempre su temi di diritto astratto. E il titolo di segretario comunale è stato assegnato a luglio 2016. «L’attesa è stata biblica – commenta Carrera -. E alla fine c’è uno scollamento tra le figure selezionate e le esigenze reali: il concorso seleziona giuristi, i sindaci si aspettano un manager che sia in grado di organizzare i cimiteri, il personale, che faccia attività di direzione aziendale». Il titolo di segretario, Carrera, non l’ha assaporato per molto. Si è scontrato con una realtà quasi rocambolesca. «Per me è stata dura all’inizio. Ho accettato di seguire nove piccoli comuni collinari molto distanti tra di loro che avevano stipulato una convenzione racconta – In pratica i sindaci pagavano parte del mio stipendio, circa 2600 euro al mese, facendomi lavorare al massimo un’ora e mezza in ogni sede. E io giravo come una trottola su e giù per le colline. Facevo 50-60 chilometri di stradine, con la nebbia o nel buio pesto per raggiungere un consiglio comunale serale dove nessuno voleva partecipare. Ogni tanto mi perdevo. La mia scrivania per due mesi è stato il cruscotto della mia automobile. Il mio debutto come segretario comunale è stato un vero incubo e ritengo che i comuni con pochi abitanti debbano sparire dalla faccia della terra».

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