abolizione dei segretari comunali – ricciardi 4

TANTO TUONÒ CHE PIOVVE

di Alfredo Ricciardi

    

Tanto tuonò che piovve, verrebbe da dire. Sono anni che sentiamo tutti sulla nostra pelle una incertezza, una provvisorietà del nostro status, del nostro ruolo, del nostro futuro, sono anni che assistiamo a interventi normativi estemporanei, che una volta indeboliscono una volta dopo rafforzano il ruolo del Segretario, una volta vogliono caratterizzarlo come moderna figura manageriale, e un’altra tornare a dargli una veste di garante della legalità. E sono anni che c’è chi chiede che il Segretario sia facoltativo, o abrogato, o liberalizzato (neanche fossimo una pubblic company) o reso inamovibile o reso ancora più.. mobile.

E adesso? E adesso per la prima volta forse da sempre un Governo in carica, o per lo meno il Suo Presidente del Consiglio assieme al suo Ministro della Pubblica Amministrazione, mette nero su bianco che dentro ad una riforma complessiva della Pubblica Amministrazione, dai contorni ancora vaghi è indefiniti, una cosa sola è chiara: la dirigenza va riformata, e.. il Segretario abolito.

Ma.. dove l’ha scritta questa cosa, nero su bianco, il Presidente Renzi? In un decreto legge? No. In un disegno di legge? Nemmeno. In una lettera ai dipendenti, ai quali chiede di fargli avere osservazioni, valutazioni, suggerimenti.

Cosa vuol dire questo? Che siamo ancora qui. E abbiamo tempo per fare in modo di rimanerci anche dopo, qui. Che poi “qui” significa nei comuni e nelle provincie, significa al fianco dei nostri Amministratori, con i quali spesso collaboriamo e ogni tanto ci guardiamo in cagnesco, significa al fianco dei nostri collaboratori, dirigenti o dipendenti che siano, che ogni tanto vedono in noi il loro superman e altre volte invece mal ci sopportano, significa essere nelle migliaia di comuni di questo nostro Paese che serviamo ogni giorno. E ci sono giorni buoni e giorni meno buoni, c’è il giorno in cui il giovane Segretario prende servizio nel suo primo comune, emozionato, impaurito, orgoglioso, felice, tante emozioni diverse, e c’è il giorno del Segretario che è Segretario da anni e si trova davanti alla prima mancata conferma, col sindaco che ti dice “caro Segretario, niente di personale ma io cambio” e il terrore dentro di non trovare subito una nuova sede, la paura, la vergogna, e una battaglia da vincere per restare orgogliosi di se stessi; c’è il giorno buono in cui veniamo a capo di un problema grave, serio, e facciamo il bene del nostro comune, e il giorno triste in cui non ne caviamo un ragno dal buco. C’è il giorno buono che è il venerdi, perché domani è sabato e non si lavora, ma anche il giorno buono che è il lunedì, perché comincia una nuova settimana, e il comune ha bisogno di noi, e noi abbiamo voglia di esserci, di spenderci, di servire il Paese.

Che giorno è oggi? E’ il giorno di esserci, di esserci più che mai, insieme, con le nostre diversità, coi mille modi di intendere questo lavoro, coi nostri limiti ma con la nostra forza. E’ il giorno di cominciare a lavorare per domani, ieri è passato, e oggi anche.

Chiudo in un modo più formale, ma altrettanto vero, prendo le ultime righe che ho indirizzato alle Unioni Regionali, e ve le lascio.

“Siamo probabilmente davanti ad un cambiamento della storia della dirigenza pubblica in Italia, e quindi anche della nostra storia.

Questo impone che noi si debba, con intelligenza, lucidità, determinazione e lealtà profonda verso la categoria, proporre noi una vera riforma. Limitarci alla mera difesa dello status quo sarebbe probabilmente impossibile, e in fondo la stessa categoria vuole chiarezza, vuole una riforma che dia certezza del proprio futuro professionale. E’ arrivato questo momento, e dobbiamo essere attori e protagonisti di questo cambiamento, non spettatori passivi.”

 

Siate con noi, come noi siamo con voi.

Un abbraccio,

Alfredo Ricciardi

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