14/09/2020 – Lavoro pubblico: una prima picconata alle deleterie norme sui tetti di spesa del 2010, l’era dei micidiali tagli lineari

Lavoro pubblico: una prima picconata alle deleterie norme sui tetti di spesa del 2010, l’era dei micidiali tagli lineari
 
Su NT plus dell’11.9.2020, Gianni Trovati, nell’articolo “Scuola, ok in extremis alle assunzioni di educatori e maestri” informa ed osserva che “a tre giorni dall’inizio dell’anno scolastico il governo ha dato il via libera a una norma che permette ai sindaci di assumere educatori, insegnanti e personale ausiliario a termine in deroga ai vecchi tetti di spesa, che impediscono di superare la spesa per i contratti a tempo determinato registrata nell’archeologico 2009“.
Nel 2010 si consolidò il sistema del tetto di spesa e dei tagli lineari. Per tenere sotto controllo voci di spesa, si adottò una scelta deleteria, proseguita per anni: tagliare certe voci in modo “lineare”, con percentuali eguali per tutti, favorendo quindi gli enti spendaccioni e colpendo quelli più oculati; e si introdussero tetti di spesa, arbitrariamente fissati in annualità precedenti, senza alcun’analisi dettagliata sullo stato dei bilanci dei singoli enti. 
La situazione di emergenza finanziaria per la crisi del 2008 giustificò questi modi drastici di intendere il controllo della spesa pubblica, che, per altro, se n’è giovata pochissimo in quanto ha continuato ad aumentare senza sosta. 
Il fatto è che il Legislatore quando pone tetti di spese fotografate ad un certo anno, come nel caso delle spese per assunzioni flessibili per le quali l’anno di riferimento è il 2009, si dimentica di aggiornarsi. Il 2009 risale a 11 anni fa: tra riforme della Ue, dell’ordinamento contabile, del lavoro, del rapporto di lavoro delle amministrazioni pubbliche, delle stesse regole di contenimento della spesa per assunzioni, sentenze della Corte costituzionale che hanno considerato incostituzionale il blocco della contrattazione, è passato un abisso giuridico, tecnico e temporale, nel quale si è anche insinuato il Covid-19. 
Non ci vuole il genio della lampada per comprendere che un ingessamento di una voce di spesa a un’annualità che non può più fare alcun testo ed è più antica di un decennio, va semplicemente cancellato. 
Il nuovo sistema di limitazione alle spese del personale, previsto dall’articolo 33, comma 2, del d.l. 34/2019, ha il merito di connettere le facoltà assunzionali alla sostenibilità della spesa di bilancio in rapporto alle entrate correnti. Ma, sconta il difetto di consentire agli enti locai di incrementare la spesa solo per assunzioni a tempo indeterminato e non per quelle flessibili. Una limitazione priva di senso: se le entrate sostengono la spesa, sfugge del tutto quale sia la ragione per mantenere ferma quella per contratti flessibili ferma al 2009. 
Il decreto del Governo che deroga a questo scellerato tetto di 11 anni fa, indotto dall’emergenza Covid-19 ed adottato con evidente ritardo (la scuola inizia il 14 settembre: i comuni per assumere gli educatori e il restante personale necessario per materne e nidi ci metteranno, se saranno veloci, almeno un mese), evidenzia l’insostenibilità di un meccanismo, quello dei tetti di spesa, che ormai è un chiaro ostacolo operativo. 
L’auspicio è che dalla deroga temporanea si passi all’abrogazione definitiva del d.l. 78/2010 e delle regole assurde dell’articolo 1, commi 557 e seguenti, dell’altra deleteria normativa che è la legge 296/2006.

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