05/05/2020 – Regolazione degli orari dei servizi e degli uffici: il vero potere di contrasto al virus, che i sindaci hanno sempre ignorato

Regolazione degli orari dei servizi e degli uffici: il vero potere di contrasto al virus, che i sindaci hanno sempre ignorato
 
Nella confusione generale che ancora alligna, tra decreti legge, Dpcm, ordinanze regionali, ordinanze comunali, Faq, tutte in competizione e reciproca violazione, una norma sarebbe estremamente importante ed è di competenza, come anche i utilità, indiscutibile: quella che attribuisce ai sindaci la competenza a determinare gli orari dei servizi pubblici.

E’ l’articolo 50, comma 7, del d.lgs 267/2000: “Il sindaco, altresì, coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale e nell’ambito dei criteri eventualmente indicati dalla regione, gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonché, d’intesa con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici localizzati nel territorio, al fine di armonizzare l’espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti“.

Una norma di importanza strategica capitale, per il ben essere di una città. Per comprenderne la portata, basti pensare alla differenza abissale che c’è tra inverno ed estate. No, non dipende dal maggior freddo rispetto al caldo, ma dall’affollamento delle strade.

Nella nostra ottica, l’inverno non finisce il 21 marzo, ma quando finisce la scuola: solo allora, d’improvviso, le strade si aprono, il traffico crolla, tutto diviene più fluido e raggiungibile.

La scuola è, da sempre, una fabbrica di traffico, caos, mezzi pubblici sovraffollati, ore di punta tremende.

Certo, non da sola. Ma, la scuola sicuramente acuisce ogni flusso, restringe l’imbuto, rende impossibile spostamenti tra le 7,15 e le 8,30 in ogni città.

Ecco perchè l’articolo 50, comma 7, del Tuel, norma non dettata dall’emergenza ma esistente da sempre, sarebbe di importanza estrema.

I sindaci, decantati da anni ed anni dagli slogan di media incapaci di comprendere funzioni e disfunzioni vere della pubblica amministrazione, non hanno mai saputo/voluto esplicare la fondamentale competenze loro assegnata.

I giornali da anni pubblicano improbabili classifiche di gradimento degli amministratori, sulla qualità della vita delle città, basate su elementi molto di fantasia e volatili.

I sindaci stessi si autocompiacciono di competere con Stato e regioni nell’intervenire direttamente nell’economia (competenza totalmente estranea all’apparato locale) e spintonano, brigano, fanno di tutto per andare sui giornali per il quarto d’ora di celebrità col progetto “rivoluzionario” che altro non è se non una sperimentazione limitata di idee, di solito ininfluenti sulla vita quotidiana. Nella quale da sempre studenti, imprese e lavoratori sono vessati dagli oceani di traffico, smog, code, e di file, assembramenti, calura e sudore in metropolitane  e mezzi pubblici, la cui frequenza, per altro, se rapportata a quelle dei Paesi europei nostri competitor, è semplicemente imbarazzante.

Per le fasi 2 e 3 della pandemia, già si è messa in moto la macchina della propaganda. I sindaci, tramite l’Anci, hanno rivendicato la capacità di fare miracoli e sfracelli, chiedendo di eliminare dal codice dei contratti non le vere disfunzioni, ma le regole su concorrenza e imparzialità nelle gare. E giù con altre idee bizzarre e populiste, che aiutano a fare cagnara nei talk show, lasciando irrisolti i problemi veri.

Nelle città, nella fase 2 (molto più lunga di quanto si immagini, visti i tempi necessari per il vaccino) il problema dei trasporti pubblici è fondamentale.

Non si è vista nessuna proposta credibile e fattibile, che assicuri a chi non possa recarsi a scuola o in ufficio con i mezzi privati un trasporto al riparo dal contagio. Il distanziamento sociale, se non si decuplica il numero dei mezzi, per ogni corsa, non è possibile. Ma, un simile numero di mezzi disponibile semplicemente non esiste.

Attuare, allora, la competenza dell’articolo 50, comma 7, del Tuel, è una necessità, alla quale nessuno, per ora, sta pensando.

Mancando il numero di mezzi per potenziare il trasporto, sarebbe fondamentale distanziare le persone, distanziando le aperture di negozi, fabbriche, uffici e scuole.

Dilatare gli orari, con forti differenziazioni degli ingressi a scuola è indispensabile: dalle 7,30 alle 8 per materne ed elementari; scuole medie che aprano dalle 8,30; uffici che aprano dalle 8,45; scuole superiori che aprano dalle 9,00; negozi che aprano dalle 9,30; fabbriche con aperture diversificate a seconda delle esigenze dei turni di lavoro.

I sindaci hanno questo potere e dovrebbero esercitarlo. La durata delle giornate di lavoro sarebbe di per sè resa smart, se anche le pause dal lavoro in ufficio fossero, poi, adeguate alle esigenze di rientro da scuola. La diluizione dell’inizio delle attività lavorative, diluirebbe conseguentemente le uscite.

Gli orari di ingorgo potrebbero essere da sempre eliminati. Ma, da sempre i sindaci hanno abdicato ad una competenza strategica, agitandosi per cercarne altre, di maggior successo mediatico, quanto di utilità spesso ridottissima.

Chissà che la crisi della pandemia non convinca a comprendere, finalmente, che una città è un organismo vivente, che ha bisogno che le vene nel quale scorre il suo sangue, fatto di trasporti, deve essere sciolto, facile, aperto e non bloccato dalle barriere delle dighe negli orari di punta, sempre più ampi, sempre più stressanti ed inquinanti e, oggi, complice indiretto di eventuali recrudescenze della pandemia.

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