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Quello che sulla Fase 2 non si sente dire
Si parla di Fase 2 e anche di Fase 3 e di rilancio. Giusto e inevitabile. Una programmazione per la ripresa occorra immediatamente.

C’è però da ricordarsi che se la Fase 2, seguita dalla 3, sarà uguale alla Fase 0, quella pre Covid-19, allora vorrà dire che il flagello subito non sarà servito a nulla.

Mancano totalmente, nei vari approcci alle fasi successive al disastro pandemico, una serie di elementi fondamentali.

  1. l’immediata riforma delle regioni e degli enti locali: occorre rimodulare le competenze di questi enti, descrivendole in modo tassativo, prevedendo la nullità degli atti adottati al di là delle competenze assegnate, introducendo controlli preventivi esterni di legittimità, ma non affidati alla Corte dei conti. Il controllo è funzione amministrativa, non giurisdizionale;
  2. l’assunzione di centinaia di migliaia, anche un milione e forse più, di dipendenti pubblici. Può sembrare folle e paradossale, ma non lo è. In Italia vi sono circa 4,2 milioni di unità di imprese e circa 4.000 ispettori del lavoro. In queste condizioni, ogni ispettore dovrebbe poter controllare ogni anno 1.050 imprese in 240 giorni di lavoro, cioè 4,4 al giorno. Impensabile. Gli ispettori del lavoro dovrebbero essere almeno 10 volte tanto, in modo da poter attivare davvero e finalmente controlli continui, diffusi e certi sulle imprese. Questo significa abbattimento del lavoro nero, recupero di evasione contributiva ed indirettamente fiscale. Anche gli addetti al Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza in Ambienti di Lavoro (Spisal) non dovrebbero cubare meno di 400.000 dipendenti, per assicurare lo stesso livello di intensità e continuità di controlli, per verificare davvero la sussistenza di sicurezza nel lavoro. Il numero dei dipendenti dell’Inps (insieme all’ulteriore rafforzamento dell’informatizzazione) dovrebbe ascendere ad almeno 50.000 addetti, così da velocizzare le pratiche e le procedure. Nelle strutture ospedaliere si è visto (ma lo si sapeva già) che infermieri e operatori sociosanitari non bastano; altrettanto grave è la carenza di medici: un altro blocco di 100.000 nuovi innesti sarebbe necessario;
  3. un’idea qualsiasi su come scongiurare e recuperare l’evasione fiscale. Una riforma, dunque, radicale del fisco, per sbloccare l’immane nero e sommerso che penalizza da sempre le risorse del Paese.
Molte altre sono le condizioni per la ripartenza, certo. Ma, in assenza di queste 3, pare si possa dire che tutte le altre non tengano.

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