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Pensioni di nuovo sotto i riflettori
La Rivista del Sindaco  21/01/2020 Osservatorio della settimana
Il 31 dicembre 2021 segnerà il limite di una “scadenza” per il sistema pensionistico, che se non affrontato con i dovuti interventi di riforma rischia di creare non pochi problemi.

Il primo problema è portato dalla fine della triennale sperimentazione di Quota 100 poterà alla creazione di un nuovo scalone, che il 27 gennaio sarà dibattuto da Governo e sindacati. Le opzioni proposte all’attuale sono due:

– ricorrere a una Quota 102 di forma interamente “contributiva”;

– sviluppare una flessibilità calibrata sui lavori considerati più usuranti e gravosi.

Quest’ultima sembra la linea preferita anche dal premier Conte.

In secondo luogo, altro problema sarà l’esaurimento della stretta alle indicizzazioni degli assegni pensionistici dal 1° gennaio 2022 (contestata da Cgil, Cisl e Uil ma realizzata dal precedente esecutivo M5S-Lega), che ha permesso di risparmiare circa 3,6 miliardi di euro dal 2019 al 2021, e quasi per niente intaccata dalla mini-rivalutazione portata con l’ultima manovra.

Le ultime previsioni, stimano che a causa dei nuovi pensionamenti anticipati, nel 2022 si dovrebbe giungere a sfondare il famigerato tetto dei 300 miliardi, mentre, stando al programma del governo M5S-PD, la nuova pensione per i giovani con carriere discontinue dovrebbe essere pronta non oltre la primavera del 2023, a scadenza della legislatura.

 
Stando a questa mole di novità, è chiaro che ci si dovrà impegnare con i giusti interventi legislativi, per evitare di congestionare ulteriormente il sistema pensionistico. Di questo dovrebbe iniziare ad occuparsi proprio l’incontro Governo-sindacati, richiesto dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. La stessa ministra ha dichiarato la costituzione di una commissione di esperti in materia per fine mese, allo scopo di “formulare proposte che siano sostenibili per la finanza pubblica”, che si affiancherà a quelle previste per lo studio sulle attività gravose e sul nodo previdenza-assistenza, già previste dall’ultima manovra.
 
Per evitare lo scalone di fine 2021, è circolata la voce di una fantomatica Quota 101 o 102 integralmente contributiva (con 64 anni di età e 38 di contributi), il ministero del Lavoro ha smorzato i toni dicendo che è ancora troppo presto per fare ipotesi, in questa fase. Si è posta invece una certa attenzione alla proposta avanzata da Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, riguardo la nuova flessibilità in uscita basata sulla gravosità e stato usurante del lavoro. Lo stesso premier Conte ha dichiarato questa come “l’opzione più gradita”. Parte del PD e Italia Viva rimangono invece interessati all’attuazione di una Quota 101 o 102 contributiva, sulla falsariga di Opzione donna, che si potrebbe introdurre in parallelo a un’Ape sociale fortificata e in grado di raggiungere più lavoratori impegnati in attività gravose o in situazione di difficoltà. I sindacati si sono però detti contrario fin dal principio a questa opzione della Quota 102.

Si dovrà aspettare quindi il confronto, per vedere se queste proposte troveranno una base per essere sviluppate in fretta, stando anche ai tempi “stringenti” a causa dei prossimi impatti economici sul sistema pensionistico.

Articolo di Laura Egidi

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