27/02/2020 – Coronavirus, gli enti locali chiedono meno autonomia – La richiesta di una gestione centralizzata dell’emergenza non arriva dal governo, ma dai diretti interessati, comuni e province, preoccupati per il panico e l’allarme sociale che potrebbe

EMERGENZA CORONAVIRUS/ Il presidente Anci: sterilizzare a tempo il federalismo
Coronavirus, gli enti locali chiedono meno autonomia – La richiesta di una gestione centralizzata dell’emergenza non arriva dal governo, ma dai diretti interessati, comuni e province, preoccupati per il panico e l’allarme sociale che potrebbe derivare da decisioni fai-da-te a livello locale
di Francesco Cerisano
 
Comuni, province e regioni abdicano alle loro competenze in materia sanitaria e si affidano alla cabina di regia di palazzo Chigi per fronteggiare in modo uniforme l’emergenza Coronavirus. La richiesta di sterilizzare, per un periodo limitato di tempo, l’autonomia locale in modo da affidarsi a una gestione centralizzata dell’emergenza non arriva dal governo, ma dai diretti interessati, comuni, province e regioni, preoccupati per il panico e l’allarme sociale che potrebbe derivare da decisioni fai-da-te a livello locale.
La proposta è stata formalizzata dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, nel corso della riunione del coordinamento nazionale sull’emergenza Coronavirus che si è tenuto ieri tra governo, province, presidenti regionali e ministero della salute. Ed ha subito trovato l’assenso del governo. «Ho chiesto di affidarci tutti, in modo responsabile, alle decisioni della cabina di regia, istituita presso la presidenza del consiglio dei ministri sterilizzando, limitatamente all’emergenza, i poteri dei sindaci previsti dall’art.50 del Tuel e quelli dei governatori stabiliti dall’art.32 della legge 833 del 1978 o, comunque, utilizzare schemi tipo di ordinanze regionali uguali per le aree territoriali che si trovano nelle stesse condizioni», ha spiegato il sindaco di Bari. «L’ emanazione di provvedimenti da parte di alcuni presidenti di regione e di alcuni sindaci, in controtendenza rispetto a quello che le competenze scientifiche di questo Paese richiedono a noi amministratori, crea solo confusione», ha osservato Decaro, con evidente (anche se non esplicito) riferimento ai casi dei governatori di Marche e Calabria che hanno espresso l’intenzione, bloccata sul nascere dall’intervento del premier Giuseppe Conte, di chiudere le scuole nei propri territori di riferimento ancorché non colpiti da casi di Covid-19. «Gli epidemiologi invitano i decisori politici ad adottare comportamenti omogenei ed uniformi perché rischiamo di favorire un innalzamento pericoloso dell’allarme sociale e del panico conseguente. Non possiamo affrontare l’emergenza con provvedimenti adottati seguendo i rigidi paletti del federalismo regionale e delle autonomie locali», ha concluso Decaro.
I presidenti di regione, dal canto loro, hanno accolto la richiesta avanzata dal governo di uniformare nel territorio nazionale tutte le azioni di contrasto alla diffusione del Coronavirus per un suo più efficace contenimento in tutti i territori definiti «no cluster».
«Il lavoro di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali sta dando i suoi frutti, attraverso azioni coordinate e omogenee in tutto il territorio nazionale. Con questi interventi si eviteranno le incomprensioni o le fughe in avanti non coordinate dal tavolo nazionale della protezione civile», ha commentato il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia.

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