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Comuni, doppia mossa per rinegoziare i mutui 
di Gianni Trovati
Il Sole 24 Ore – 28 Aprile 2020
 
ROMA La rinegoziazione dei mutui con Cassa depositi e prestiti che con la sospensione della quota capitale quest’ anno punta a liberare fino a 1,4 miliardi degli enti territoriali da destinare all’ emergenza accenderà i motori il 6 maggio. Da quella data la Cassa metterà a disposizione delle amministrazioni locali i dati su tutti i 135mila contratti rinegoziabili, fino al 27 maggio quando si chiuderà il periodo di adesione.
Per mandare la richiesta con tutti i documenti necessari ci sarà tempo fino al 3 giugno, in una procedura che viaggerà online. Sulla rete, visti i tempi, saranno organizzati anche gli incontri informativi suddivisi a livello territoriale, che partiranno giovedì prossimo. Per rendere davvero generalizzata quella che si annuncia come la più grande ondata di rinegoziazioni di mutui locali della storia recente, però, oltre a quella di Cdp e degli enti serve un’ altra corsa: quella del governo.
Per chiedere di rivedere i propri mutui, spiega a pagina 8 la circolare 1300 della Cdp pubblicata ieri, l’ amministrazione locale deve aver approvato il proprio bilancio 2020. A imporlo non è la Cassa, in realtà, ma la legge. Complice la sospensione da pandemia, i bilanci di quest’ anno già approvati negli enti territoriali sono pochi, e la legge di conversione del decreto 18/2020 pubblicata nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale ha spostato al 31 luglio il termine entro cui Comuni, Province e Città metropolitane devono chiudere i preventivi e fissare le aliquote dei principali tributi locali. Di qui l’ urgenza di un correttivo. Che è già sui tavoli del Tesoro e aprirà le porte delle rinegoziazioni anche alle amministrazioni in esercizio provvisorio.
L’ ipotesi guarda in realtà a un doppio intervento: per delegare alla giunta il via libera alla revisione dei prestiti, che ordinariamente ha bisogno di un approvazione in consiglio. La semplificazione della procedura è indispensabile per far raggiungere all’ operazione le dimensioni scritte nelle sue ambizioni. In gioco, si diceva, ci sono 135mila contratti, che riguardano 7.200 enti territoriali e possono liberare dal servizio al debito 1,4 miliardi (1,1 miliardi solo nei Comuni). Le esclusioni sono minime, e chiudono la porta ai mutui già rinegoziati nel 2005 (come a Torino e Roma) o nel 2006 (Milano e Roma), oltre a quelli intestati a enti colpiti dagli eventi sismici che sono già stati oggetto di trattamenti differenziati. È tutto pronto. Manca solo il correttivo.

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