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Dall’Anci le istruzioni operative agli enti in vista della scadenza del 31 gennaio 2020
Enti, anticorruzione graduale
Per introdurre nei piani triennali i nuovi criteri Anac
Pagina a cura di Francesco Cerisano

Anticorruzione graduale per gli enti territoriali. Le amministrazioni locali, chiamate ad approvare entro il 31 gennaio 2020 il Piano triennale (2020-2022) per la prevenzione della corruzione e della trasparenza, potranno applicare in modo graduale i nuovi criteri fissati dall’Anac che nel Piano nazionale anticorruzione (Pna) 2019 adottato il 13 novembre scorso (delibera n. 1064/2019) e pubblicato il 22 novembre, ha cambiato approccio, passando da un modello quantitativo (basato su parametri numerici indicatori del rischio corruzione) a un modello qualitativo che dà ampio spazio alla motivazione della valutazione di rischio, basata su una percezione più «soggettiva» del responsabile del processo. Un approccio più «sostanziale» e non meramente formale che verrà introdotto con gradualità come chiesto dall’Anci che nella Conferenza unificata dello scorso 24 ottobre ha dato parere favorevole al Piano nazionale anticorruzione dell’Anac. L’Autorità anticorruzione ha prontamente recepito le richieste dei sindaci con modifiche ad hoc al Pna.

Ad orientare gli enti nel corretto approccio alla scadenza del 31 gennaio, è un quaderno operativo (n. 20) dell’Associazione dei comuni che esamina in sintesi i contenuti del Piano nazionale anticorruzione 2019 dell’Anac e poi si concentra sugli allegati 1 e 2 che impattano direttamente sull’organizzazione e sulla gestione del sistema di prevenzione della corruzione negli enti locali. In particolare, è proprio l’allegato 1 a contenere le indicazioni metodologiche per introdurre nella valutazione del rischio corruzione il nuovo approccio valutativo voluto dall’Anac. Il quaderno dell’Anci (messo a punto dal team coordinato dal vicesegretario Stefania Dota, e da Maria Rosaria Di Cecca, responsabile dell’Ufficio affari istituzionali) chiarisce che, anche per gli enti che abbiano già predisposto il Piano triennale anticorruzione utilizzando il precedente metodo quantitativo, sarà possibile adottare il nuovo metodo qualitativo in modo graduale, e in ogni caso non oltre l’adozione del Piano triennale 2021-2023. Il cambio di metodologia da parte dell’Anac si basa sull’assunto che allo stato attuale le amministrazioni non dispongono di serie storiche sulla frequenza dei fatti di corruzione o, laddove siano disponibili, queste sono scarse e poco affidabili. Di qui l’utilizzo di tecniche qualitative basate su valori di giudizio soggettivo, sulla conoscenza effettiva dei fatti e delle situazioni che influiscono sul rischio. Un esempio per chiarire. In materia di appalti sotto soglia (affidamenti diretti fino a 40 mila euro), la valutazione del rischio corruzione non sarà più definita «acriticamente» da un valore numerico ma risponderà a una percezione del soggetto responsabile del processo all’interno dell’ente. Ai fini della valutazione del rischio, chiarisce il quaderno operativo da oggi disponibile sul sito www.anci.it, si procederà a incrociare due indicatori (probabilità e impatto), ognuno dei quali composto da più variabili. Per l’indicatore di probabilità sono state individuate nove variabili ciascuna delle quali può assumere un valore alto, medio e basso. Per l’indicatore di impatto, sono state individuate quattro variabili ciascuna delle quali può assumere un valore alto, medio e basso. La combinazione dei due fattori condurrà all’individuazione del rischio corruzione.

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