22/11/2019 – Il sottosegretario all’interno preannuncia a ItaliaOggi una soluzione per i segretari

Il sottosegretario all’interno preannuncia a ItaliaOggi una soluzione per i segretari
Associazionismo, stop ai rinvii
Variati: un decreto per far esprimere i territori dal basso
di Francesco Cerisano
Basta proroghe per l’associazionismo comunale. L’ultima, in scadenza il prossimo 31 dicembre, non sarà rinnovata perché in un decreto legge da approvare entro la fine dell’anno il Viminale inserirà una norma per chiedere ai territori di esprimersi, dal basso, sugli ambiti territoriali ottimali. Saranno i sindaci ad autodeterminare, nelle assemblee provinciali o metropolitane, gli assetti dell’associazionismo che sarà innanzitutto associazionismo di funzioni nell’ottica di migliorare i servizi ai cittadini. «Le fusioni, se ci saranno, verranno dopo e non sono essenziali perché non devono essere imposte dall’alto ma devono rappresentare la conclusione di un percorso di associazionismo che prima deve iniziare dalle funzioni». Sempre con un decreto legge di fine anno il Viminale interverrà sul problema della carenza di segretari comunali, particolarmente avvertito dai piccoli comuni. Con una doppia misura: ridurre i tempi dei concorsi e consentire ai sindaci in via straordinaria di conferire le funzioni di vicesegretario a un funzionario interno. Nella Manovra e nel decreto fiscale in sede di conversione alla camera potrebbero poi essere anticipate alcune delle istanze di semplificazione amministrativa rivendicate dall’Anci nella proposta di legge «Liberiamo i sindaci». A ItaliaOggi, a margine dell’assemblea Anci di Arezzo, il sottosegretario all’interno Achille Variati (Pd) che avrà dal ministro Luciana Lamorgese la delega agli enti locali, anticipa le direttrici lungo cui si muoveranno le riforme ordinamentali che il governo ha in mente sulle autonomie. Riforme, tiene a puntualizzare l’ex sindaco di Vicenza, «da realizzare in stretta sinergia con il parlamento e senza strappi istituzionali».
 
Domanda. Sottosegretario, il suo predecessore, il senatore leghista Stefano Candiani, aveva avviato tre tavoli tecnici su associazionismo, semplificazione amministrativa e riforma delle province che avrebbero dovuto essere propedeutici alla riforma del Tuel. Poi la caduta del governo M5S-Lega ha interrotto tutto. Quanto del lavoro fatto negli scorsi mesi lei intende riprendere per realizzare le riforme che gli enti attendono da tempo?
Risposta. Ripartiremo da quanto di buono è stato fatto dal mio predecessore. Ma con la ferma intenzione di accelerare i tempi. E per questo vogliamo sfruttare i veicoli normativi già presenti in parlamento, dal decreto fiscale alla Manovra, per anticipare alcune riforme indifferibili. Il nostro orizzonte resta una riscrittura organica del Tuel e, dopo quattro tentativi falliti, vorrei riuscire a portarla in porto assieme al parlamento.
 
D. Da cosa inizierete?
R. Innanzitutto dalla semplificazione nelle assunzioni per i virtuosi. Liberemo i comuni, che sono in equilibrio finanziario e che hanno i bilanci in ordine, dai mille lacci e lacciuoli sul personale consentendo di assumere anche oltre i limiti del turnover. Non solo. Vogliamo anche cancellare paletti anacronistici come quelli, ancora vigenti, del dl 78/2010, che limitano la spesa per cultura (convegni, mostre pubblicazioni) al 20% del livello registrato nel 2009. Vogliamo cancellarla, così come faremo con il limite di spesa per la formazione, un altro intervento già pianificato nel decreto fiscale. Inoltre scompariranno alcuni obblighi comunicativi, per esempio quelli al Garante Agcom o quelli sulle spese di locazione.
 
D. Veniamo al capitolo associazionismo. La proroga dell’obbligo di gestione associata, previsto dal dl 78 e peraltro in parte dichiarato incostituzionale dalla Consulta, scade il prossimo 31 dicembre. Ce ne sarà un’altra in vista di una riforma organica attesa ormai inutilmente da anni?
R. No, non ce ne saranno altre. La proroga scadrà il 31 dicembre e sarà l’ultima. Con un decreto sul funzionamento del ministero dell’interno che intendiamo approvare entro fine anno vogliamo chiudere definitivamente la partita delle funzioni associate. Devono essere gli enti a decidere dal basso, non le regioni ad imporre dall’alto gli ambiti territoriali ottimali. Nelle assemblee provinciali o metropolitane i sindaci dovranno autodeterminarsi scegliendo le articolazioni più idonee alle loro realtà. Fisseremo un termine entro cui i comuni dovranno decidere. E solo in caso di loro inerzia scatterà il potere sostitutivo delle regioni. L’associazionismo è la strada maestra, soprattutto per i piccoli comuni, per rispondere alle esigenze delle comunità locali. Ma per prima cosa sarà importante associare le funzioni. Le fusioni, se ci saranno, non dovranno essere imposte dall’alto ma dovranno costituire il momento terminale di un lungo percorso che dovrà partire prima dall’associazionismo delle funzioni e dei servizi. Dal mio punto di vista le fusioni non sono fondamentali.
 
D. Capitolo province. Ormai tutti concordano sulla necessità di mettere mano alla legge Delrio. Da dove si comincia? Sia nel centrodestra che a sinistra i sostenitori di un ritorno all’elezione diretta dei presidenti iniziano a essere molti….
R. Ridurre la riforma della legge Delrio a un ritorno all’elezione diretta sarebbe fuorviante e troppo semplicistico. Non è l’elezione diretta del presidente la soluzione per ridare slancio alle province. Le province hanno bisogno di risorse e in quanto enti intermedi sono assolutamente indispensabili. La legge Delrio era funzionale a un’idea di governance locale coerente con la riforma Boschi che poi è stata bocciata dal referendum. Venuta meno la riforma costituzionale anche la legge Delrio necessita di un ripensamento. Io partirei però da un’intuizione felice della Delrio, ossia l’aver immaginato le province come casa dei comuni che gestisca quei servizi che i sindaci non sono in grado di gestire e che non si possono lasciare alle regioni. Non mi riferisco solo a strade e scuole, ma soprattutto alla semplificazione di tutta la pletora di enti intermedi (Autorità d’ambito, enti per la gestione di acqua, rifiuti, Ato) che oggi si sovrappongono all’ente provincia.
 
D. Dovranno essere le province a svolgere quest’opera di disboscamento?
R. Dovranno semplificare e soprattutto far coincidere gli ambiti territoriali degli enti intermedi con quelli provinciali. Cosa che oggi accade raramente.
D. Tornando all’elezione diretta, sembra di capire che non la consideri una priorità. Qual è dunque la chiave per rilanciare la governance provinciale che oggi pare un po’ ingessata?
R. La chiave è superare la gestione monocratica. Oggi il presidente di provincia amministra l’ente quasi in solitudine. Ripristinare le giunte provinciali può essere un intervento di buon senso. E’ più importante questo dell’elezione diretta.
 
D. Come si risolve l’emergenza segretari comunali che sta diventando allarmante per i piccoli comuni?
R. Nel dl sulle funzioni del Viminale che stiamo approntando, intendiamo procedere in due direzioni. Innanzitutto ridurre i tempi del Corso-concorso utilizzando fino in fondo le graduatorie e consentendo tirocinii presso i piccoli comuni già dopo pochi mesi di corso. L’altra strada è consentire ai sindaci di delegare le funzioni di vicesegretario a un funzionario scelto nel proprio comune o in un comune con cui l’ente intende consorziarsi e che abbia i titoli per partecipare al Corso-concorso. Queste due misure possono già essere sufficienti per coprire un’emergenza figlia di un’epoca in cui si pensava di abolire la figura dei segretari e si è agito di conseguenza rallentando i concorsi.

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